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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

martedì 6 marzo 2012

2.1.3: Flessibilità del governo, gioco al rialzo da parte degli studenti

2. Ancora una primavera. Tienanmen e dintorni 

2.1 Il mito del massacro di Tienanmen

Zhao Ziyang in piazza parla agli studenti. Dietro l'attuale premier Wen.

Una Cina con un grande futuro e grandi speranze diventerà un Paese privato di pas­sato e futuro.

Li Peng. Discorso all'incontro dei vertici del partito, Governo e Forze Armate del 19 maggio 1989.

Il 13 maggio inizia lo sciopero della fame con la partecipazione parecchie centinaia di studenti. Riunione a tre Deng, Yang e Zhao. Yang sostiene che gli studenti con lo sciopero della fame soffiano sul fuoco, Deng ripete ciò che ha detto al Politburo. Egli teme che si facciano prendere la mano da elementi estremisti. Zhao è d'accordo con Deng ma pensa che una volta spiegata loro la questione cioè che devono lasciare la Piazza prima dell'arrivo di Gorbaciov, gli studenti capiranno. Zhao dice che le proteste sono estese ma limitate comunque alle città che hanno un'università. Le aree rurali non ne risentono. Lo stesso si può dire degli operai delle città. Gli operai che sono scontenti di alcune situazioni sociali e vogliono sfogarsi di tanto in tanto, così simpatizzano con i dimostranti. Ma vanno al lavoro come al solito e non stanno scioperando, né dimostrando, né andandosene in giro come fanno gli studenti (Tienanmen Papers 2001, p.196)
Con lo sciopero della fame e soprattutto con il rifiuto degli studenti di lasciare la Piazza, la strategia di Zhao che comunque era se non proprio appogiata almeno non osteggiata dal resto del Partito crollò. In realtà erano gli studenti che si proponevano il compito di come accogliere meglio Gorbaciov e cioè con un bello sciopero della fame. Gorbaciov si disse, era molto più avanzato dei comunisti cinesi con la sua glastnot e la perestroika. Lo sciopero della fame e l'invito diretto a Gorbaciov di andare in piazza, fanno infuriare i dirigenti. Yang Mingfu e altri vengono mandati a convincere gli studenti nell'ultimo estremo tentativo. C'è ora il manifesto per lo sciopero della fame con un appello all'opinione pubblica, alla stampa e alle forze democratiche internazionali per il sostegno.
Fiore riporta quanto gli dice una fonte vicina agli studenti: "Dice che una colonna di alcune centinaia di studenti è già in marcia verso l'aeroporto, dove intende portare domani il proprio saluto a Gorbaciov e rinnovargli l'invito a visitare l'Università di Beida. Prima dell'alba, aggiunge Yumei, si attende un intervento che convinca gli studenti a sgombrare per non ostacolare la cerimonia mili­tare con i ventun colpi di cannone in onore del presidente sovietico. «Che tipo di intervento?» - le domando. Si avvi­cina di più al finestrino e mormora a bassa voce: «Non du­bitare, i militari sono pronti!»" (Fiore 1989, pp. 71-72). Ormai siamo alla provocazione e alla pubblica umiliazione dei dirigenti come Deng che vedevano nell'incontro una "andare a Canossa" da parte dei sovietici, mentre ad umiliarsi sono loro. La fonte ormai è certa dell'intervento dei militari data l'entità della provocazione. Pecora stesso rileva come la visita di Gorbaciov dovesse essere usata strumentalmente dagli studenti e si stesse rivelando un'umiliazione per i dirigenti. "La parte politicamente più attiva degli studenti aveva intravi­sto nel vertice la possibilità di rilanciare la propria causa libertaria agli occhi del mondo intero e attendeva quell'impor­tante appuntamento internazionale per compiere un atto fino a pochi mesi prima assolutamente impensabile: quello di dare il proprio benvenuto privato all'uomo della perestrojka, in opposizione e in polemica con i dirigenti nazionali, e far sapere così all'intera comunità internazionale che anche la gaige ha bisogno di nuovi cammini politici da percorrere. L'Ilyushin del capo dello Stato e del partito sovietico si posò a mezzogiorno sulla pista dell'aeroporto internazionale di Pechino. Da anni, il protocollo cinese non prevede alcuna speciale accoglienza aeroportuale e rimanda a qualche ora più tardi, dopo che l'ospite straniero ha potuto rinfrescarsi e riposare, la formale cerimonia di benvenuto, che avviene sempre sulla Tiananmen" (Pecora 1989, p.62).

Il Washington Post riporta che il 15 maggio, alcune migliaia di dimostranti hanno tentato di prendere d'assalto la Grande Sala del Popolo, ma sono stati richiamati dai militanti studenteschi. Il 16 maggio, viene riferito che mezzo milione di persone si radunato in Piazza. Quel giorno, mentre consigliava gli studenti di tornare alle lezioni, Zhao dichiara che il partito non avrebbe cercato di "regolare i conti" con tutti coloro che partecipano alle manifestazioni. Il giorno dopo quasi un milione di persone sono per strada.

Riconciano a verificarsi incidenti nelle provincie. Invece della moderazione richiesta dal governo si va verso una forte radicalizzazione. I radicali di Chai Ling ormai guidano il movimento. La storica visita di Mikhail Gorbaciov deve avvenire in sordina senza entrare in Piazza Tienanmen, un colpo al prestigio del governo. Il corteo di automobili dovette evitare il passaggio in centro per inoltrarsi nelle viuzze degli hutong. La polizia aveva ormai abbandonato il centro. Lo storico incontro avvenne con continui mutamenti di programma con ritardi di ore e l'incontro con il presidente Yang Shangkun che doveva avvenire sulla maestosa scalinata dell'Assemblea del Popolo avvenne passando dal retro tra i bidoni della spazzatura (Pecora 1989, p.63). Una cosa che nessun altro governo "liberale" avrebbe tollerato. Il colloquio tra il vecchio Deng e il leader sovietico fu tutto incentrato sul significato internazionale dell'avvenimento. Questo incontro doveva essere il coronamento della politica di apertura di Deng avviata nel 1978 e si trasformò in un colpo incredibile al prestigio del paese.

Non si può che lodare la moderazione del governo nonostante le provocazioni degli studenti:
...è la prima volta che nella storia delle relazioni internazionali il servizio di protocollo di un governo è costretto a cambia­re all'ultimo momento un programma già stampato e con­cordato in anticipo. Come un esperto professore che gioca d'astuzia gli allievi indisciplinati della sua classe, il governo ha lasciato che gli scioperanti della fame e la massa dei loro compagni rimanessero sulla piazza Tien An Men, spostan­do in gran segreto il luogo della cerimonia. Cosi il tradizio­nale rito del benvenuto è tornato, come si faceva fino a cin­que anni fa, sul campo dell'aeroporto militare. Tutto più sbrigativo e soprattutto più tranquillo. L'idea del governo è stata di esemplare saggezza, evitando sia di sgombrare Tien An Men con la forza che di correre il rischio di tenere la cerimonia a poche decine di metri dall'epicentro del ter­remoto studentesco. I capi del movimento si sentiranno giocati, ma lo stratagemma è servito ad eliminare un'ulte­riore occasione di incidenti finora civilmente evitati (Fiore 1989, pp. 71-72).
Scrive Pecora sulla situazione a Pechino:
Il 17 maggio, però, neanche un pechinese da sette generazioni avrebbe potuto indicarvi una strada, per quanto piccola e tortuosa, da percorrere per recarvi verso il centro. Stava infatti per verificarsi la più massiccia paralisi del traffico automobi­listico, ciclistico e pedonale degli ultimi quarant'anni [...] Un uomo d'affari italiano, che era arrivato in città il giorno prima ed era andato alla Bank of China per cambiare dei soldi, non aveva potuto combinare nulla perché tutto il personale era impegnato a scrivere cartelli e striscioni di «Viva la democrazia!» e «Abbas­so Li Peng!» (Pecora 1989, p.69-70).
L'incontro avvenne con continui mutamenti di programma con ritardi di ore. Il caos "era di dimensioni tali da aver sconsigliato sia ai cinesi che ai preoccupatissimi servizi di sicurezza sovietici di far percorrere a Gorbaciov i sei o sette chilometri dal Diaoyutai al palazzo del Parlamento (Pecora 1989, p.73).

Sandro Viola corrispondente di Repubblica descrive in questo modo il clima in cui venne l'incontro:

I movimenti di Gorbaciov, in visita
ufficiale in Cina sono fortemente
ostacolati
Ma una cerimonia di dieci minuti scarsi in un aeroporto periferico, con il presidente della Repubblica cinese, Yang Shangkun, visibilmente a disagio, e un Gorbaciov anche lui un po' imbarazzato, la moglie Raissa con la faccia delusa, i dignitari sovietici interdetti. Il contrario, o meglio la caricatura, di quel momento storico che tutti s'erano attesi. Certo, l' inchino di Gorbaciov alla bandiera della Repubblica popolare il primo d'un leader russo dopo trent' anni ha avuto un suo spicco, ha finito con lo stagliarsi contro un fondale così dimesso. Ma il soffio della storia è del tutto mancato. Anche peggio è andata nel pomeriggio, quando Gorbaciov con due ore di ritardo rispetto al programma di partenza ha finalmente potuto recarsi al palazzo dell'Assemblea del popolo per i colloqui con Yang Shangkun e il banchetto di gala. [...] Conclusione, gli ospiti russi sono stati fatti entrare dalla porta detta occidentale, sul retro del palazzo, in pratica una porta di servizio (Viola 1989).

Pecora ricorda che una delle offese più gravi per un cinese è quella di "fargli «perdere la faccia», di metterlo cioè in imbarazzo di fronte a estranei. E in quanto a imbarazzo in occasione del tanto sospirato vertice con i sovietici i capi di Pechino ne avevano fatto una scorpacciata, anzi un'indigestione che ora avrebbe potuto avere effetti molto pericolosi "(Pecora 1989, p.73).

Gli studenti scrissero lettere a Gorbaciov durante la sua visita in Cina “per spiegargli che il nostro obiettivo era quello di ottenere riforme politiche analoghe a quelle da lui promosse in Urss” (Jacoviello 1989). Kristof sostiene che Gorbaciov non è l’ispirazione del movimento ma un’opportunità che la leadership del movimento non può ignorare in un momento in cui il conflitto tra Li e Zhao è il fattore che porta alla quasi paralisi nella risposta del governo al movimento (Turmoil 1992, p.144).

Le dichiarazioni di Zhao che addossava a Deng tutte le responsabilità sulla gestione dei rapporti con il movimento studentesco furono considerate un colpo basso dagli altri dirigenti del Partito. Zhao, sostiene Pecora, "sapeva certamente che il parlarne in pubblico in quel frangente significava sbilanciare tutto il peso del partito a favore della protesta iniziata dagli studenti e dichiarare pertanto guerra alla potente fazione dei difensori dell'ortodossia. L'effetto della sortita del segretario generale si fece sentire ventiquattr'ore dopo, quando tutta la Cina ebbe modo di ascoltare alla televisione le sue brevi dichiarazioni durante l'incontro con il leader sovietico. Nelle grandi città cinesi si scatenò il putiferio. La gente aveva capito che Zhao era deciso a non mollare di fronte alle pressioni dei falchi i quali, avremmo appreso dopo, già stavano considerando l'opportu­nità di un intervento militare per «ripristinare l'ordine e la legalità socialista»." (Pecora 1989, p.67)

Chai Ling "la sanguinaria". Cercò attivamente 
di trasformare la protesta in un bagno di sangue 
per "risvegliare" il popolo cinese
C’erano molte speranze in Gorbaciov, molti studenti lo adulavano come vero riformista. Uno striscione a Shanghai diceva: “Può Deng diventare un Gorbaciov?”. Keller del New York Times scrive di come Gorbaciov fosse un simbolo vigoroso della liberalizzazione politica per gli studenti che rifiutavano la leadership del partito. Ma la stampa straniera vede il movimento molto ispirato dall’Occidente. E’ pur vero che Gorbaciov viene visto come un leader occidentalizzato e con una certa apertura mentale. Ma Dobbs del Washington Post cita uno studente che dice “Noi poniamo molta fiducia nel Partito. Se noi pensassimo di non avere speranza non verremmo qui!” (Turmoil 1992, p.99) . Ma Qingguo, uno studente di psicologia della cosidetta “polizia studentesca”, dice allo storico australiano Ross Terrill che è lo stesso Partito che afferma che il movimento è patriottico e non sovversivo e non cerca di rovesciare il governo. Wuer Kaixi capo della Federazione degli Studenti di Pechino rivela ai giornalisti il desiderio di iscriversi al Partito. Il framework dominante in occidente vede gli studenti come coloro che avrebbero rovesciato il Partito ma molti studenti riconoscono che non c’è alternativa al Partito Comunista (Turmoil 1992). Nel movimento ognuno può vedere quello che vuole dall’americano che mette in risalto la citazione di Lincoln al bulgaro che focalizza il fatto che gli studenti cantino l’Internazionale scrive il rapporto del Joan Shorenstein Barone Center (Turmoil 1992, p.102). Infatti in Italia mentre Il Giornale metteva in risalto che gli studenti cantassero in piazza l'Inno alla Gioia, l'Unità invece sosteneva che si cantasse l'Internazionale.

Alcuni leader degli studenti cercano di convincere gli altri a porre fine dello sciopero, anche perché la legge marziale sembra imminente (entro il 20 maggio lo sciopero della fame finisce). In realtà la forte presenza dei media stranieri intervenuti per lo storico incontro tra il leader sovietico e i dirigenti cinesi, offre una tribuna internazionale al movimento e li incoraggia negli atteggiamenti più intransigenti.

Benvenuto Gorbaciov. Una boccata di 
popolarità per il leader sovietico 
scarsamente amato in patria
I leader di partito e di governo, hanno visitato gli studenti a digiuno in piazza Tienanmen e si sono incontrati con i rappresentanti degli studenti in molte occasioni, chiedendo di terminare lo sciopero della fame. Essi hanno inviato squadre di soccorso cercando di alleviare le sofferenze degli studenti a digiuno. I dirigenti guidati da Zhao Ziyang visitano in ospedale gli studenti in sciopero della fame: “Il telegiornale la sera mostra Zhao Ziyang, Li Peng, Qiao Shi, Hu Qili, quattro degli uomini più importanti della Cina mentre visitano i ragazzi in ospedale per lo sciopero della fame. Volti contriti, pacche sulle spalle, assicurazioni che non ci saranno punizioni e che, anzi, sono dei ragazzi proprio bravi” (Sisci 2009c). E’ una gara di solidarietà. I sindacati donano loro 100.000 yuan e dichiarano il proprio appoggio. “Il comune di Pechino manda alcune centinaia di autobus dove gli studenti potranno dormire quasi all'asciutto, ogni ospedale manda le proprie ambulanze, tutte le danwei fanno una gara di solidarietà e aiuti. La televisione però mandava in onda film e telefilm patriottici che inneggiavano alle proteste studentesche del 4 maggio del 1919: il messaggio era che gli studenti erano buoni e i governanti tiranni” (Sisci 2009c). Gli studenti vengono blanditi e vezzeggiati.

Fiore riassume così la giornata del 18 maggio:
Il segreta­rio del partito Zhao Ziyang e la sua delegazione hanno fat­to di prima mattina il giro degli ospedali, visitando i rico­verati per collasso da sciopero della fame. Zhao è stato ac­compagnato dal primo ministro, dai due membri dell'Uffi­cio Politico e del suo comitato di presidenza, Qiao Shi e Hu Qili, scortati dal sindaco di Pechino Chen Xitong. Il tele­giornale ha fatto un'edizione straordinaria, mandando per la prima volta in diretta le immagini della dimostrazione di massa ripresa oggi e praticamente ininterrotta da ieri. Gli studenti intervistati dal segretario del partito, con Li Peng che ascoltava in silenzio, dai loro lettini d'ospedale hanno spiegato come la campagna contro la corruzione e per la riforma politica non sia diretta contro il partito, rite­nuto anzi il solo strumento capace di trasformare la Cina in un paese moderno democratico e socialista.Altro provvedimento deciso dalle autorità è stato quello di alloggiare gli studenti in sciopero della fame su un'ottan­tina di autobus municipali per ripararli dalla pioggia: un violento temporale ha infatti disturbato e ridotto i manife­stanti, che hanno lasciato i loro colleghi in sciopero della fame col minimo dell'assistenza. Con gli studenti sugli au­tobus si è consentito ai netturbini di pulire la piazza e alle squadre della Croce Rossa di disinfettare l'area fra l'obeli­sco degli Eroi e il museo della Rivoluzione, sul lato est di Tien An Men, che in questi giorni può, secondo le autorità sanitarie, divenire un focolaio di infezioni per l'assenza di bagni pubblici e del servizio di raccolta rifiuti (Fiore 1989, p. 94).
Lo sciopero della fame ha un grande impatto sui cinesi come sugli americani. In un paese in cui il saluto tradizionale è “Hai mangiato” e per anni è stato colpito da carestie ciò è comprensibile. Almeno sei reporter su diciannove (tra coloro che sono campionati dall’eccellente studio del Joan Shorenstein Barone Center on the Press, Politics and Public Policy, sulla copertura mediatica di questo avvenimento) avevano notizie che le persone in sciopero della fame mangiavano consumando cioccolato, crackers, yogurt, birra o latte, o mangiando carne ad un ristorante con un reporter. Sara Lubman del Washington Post disse di conoscere scioperanti che facevano spuntini nei campus dell’università nutrendosi con cibi solidi (Turmoil 1992, p.94). Jan Wong riportò che gli studenti mangiavano apertamente nella piazza in presenza di reporter anche se lei fu tra i pochi a scriverlo. Il Washington Post del maggio 18 scrive: “Molti scioperanti della fame bevono acqua da una borraccia piena soluzione di glucosio". John Pomfret dell’Associated Press intervista il leader carismatico Wuer Kaixi pranzando con lui al ristorante durante lo sciopero della fame. Egli non lo riporta nell’intervista su richiesta di Wuer ma l’incontro viene comunque ripreso da una telecamera (Turmoil 1992, pp.94-95) . A questo video si riferisce il dissidente Xiaoping Li che lo attribuisce erroneamente al governo cinese: “Avevo visto un video del governo cinese che mostrava alcuni che facevano sciopero della fame, compreso il leader degli studenti Wuer Kaixi, mangiare in un ristorante e lo accantonai, in parte perché non lo avevo visto nella cronaca dei media occidentali” (Xiaoping Li 2008). Fox Butterfield del New York Times scrive che riportare che alcuni scioperanti in realtà mangiassero fosse insignificante!!! (Turmoil 1992).

Dibattito televisivo tra i dirigenti cinesi e gli studenti
Ancora una concessione dei governati agli studenti che aumentano coontinuamente la posta. Ilario Fiore rileva: "I capi del movimento vogliono ritrattato il giudizio di condanna delle dimostrazioni apparso due settimane fa sul «Quotidiano del Popolo». E il segretario del partito Zhao Ziyang li ha accontentati, definendo la protesta "patriottica e democratica", in linea con molti punti del programma del Comitato Centrale. Ma in un sondaggio del «Quotidiano della Gioventù» la maggioranza - pur dicen­dosi d'accordo sulle rivendicazioni - è contraria al modo in cui la protesta viene attuata. «Quale patriottismo? - ha esclamato uno dei medici di servizio al pronto soccorso - Per farci ridere alle spalle dai sovietici arrivati da Mosca? Per insultare Deng mentre tratta con Gorbaciov gli inte­ressi del paese? Non c'erano altri canali per motivare il malcontento?». I militari sono tutti, o quasi, scandalizzati, ma se ne stan­no zitti. In Cina, grazie proprio a Deng Xiaoping, sono più di dieci anni che i militari non hanno poteri di prendere de­cisioni politiche" (Fiore 1989, p. 94). Si notano dunque i primi segnali di scollamento del movimento con l'opinione pubblica.

Li Peng va ad un incontro televisivo di tre ore con i leader degli studenti nella Grande Sala del Popolo, che però si conclude senza alcun progresso. Uno dei motivi di questo mancato successo sono le divisioni nel Partito che parecchi leader studenteschi avvertono e su cui contano (Kelly 1992). La discussione televisiva, vista dagli studenti come insoddisfacente, sarebbe stata impensabile almeno una o due settimane prima. Kristof aggiunge: “Il brusco cambio era dovuto al fatto che forse per la prima volta un leader cinese era soggetto alla pubblica umiliazione che i politici regolarmente sopportano in Occidente” (Turmoil 1992). Sisci scrive: “Dei ragazzi avevano fatto lo sciopero della fame e avevano insultato in TV il primo ministro della Cina con uno sprezzo e una maleducazione che sarebbero stati mal tollerati in un paese democratico” (Sisci 2009c). Wuer interruippe li Peng ricordadogli che avrebbe dovuto incontrare gli studenti il 17 aparile e ormai era in ritardo. "«Lei, signor primo ministro, è un incapace», si limitò a rispondere Wan Dan, 24 anni, studente di storia del prestigio­so ateneo di Beida, uno dei capi della rivolta studentesca. «E poi», aggiunse con tono di sfida, «questo incontro è del tutto inutile perché non è un dibattito vero; lei vuole solo darci lezioni di politica» (Pecora 1989, p.86). Insomma qualunque cosa facesse il governo era sbagliata sia che dialogasse che negasse il dialogo. Gli ho detto, ribadirà Wuer Kaixi vantandosi molti anni dopo: 'Mi dispiace primo ministro Li Peng, devo interromperla. Si potrebbe pensare che siate stati in ritardo per soli cinque minuti. Posso sottolineare che siete stati effettivamente in ritardo di un mese, non di cinque minuti. Mi riferisco alla riunione che volevamo il 17 aprile alle Zhongnanhai (dove i leader cinesi vivono e lavorano) (Wuer Kaixi 2004). Ovvero se il governo dialoga in televisione con gli studenti doveva naturalmente farlo prima. Gli studenti erano arroganti fino al limite dell'irragionervolezza.

Li Peng in visita agli scioperanti della fame 
e al dibattito televisivo

Gli studenti aveva ormai intrapreso a percorrere una brutta strada. Interessante il resoconto della trasmissione. Il ministro della Pubblica Istruzione Yan Mingfu ha già incontrato i leader studenteschi Wuer Kaixi e Wang Dan la notte del 13 maggio, quando chiede agli studenti di sospendere lo sciopero della fame. Secondo Yan ormai la situazione è andata oltre le intenzioni degli studenti. Egli parlando a nome del Comitato Centrale del PCC aveva garantito che le autorità non avrebbero perseguito gli studenti. Egli inoltre si offrì di andare con gli studenti nelle scuole prima dell’apertura dell’Assemblea Nazionale. Le tre organizzazioni degli studenti ormai hanno scarsa influenza e sono incapaci di influenzare la piazza. Gli stessi dirigenti comunisti non sono riusciti sempre ad entrare nella piazza per dialogare con gli studenti. Fiore riporta così l'intervento del ministro Li Tieyng: "Come ministro della Commissione statale per l'Educazione, ho già incontrato due volte i delegati degli studenti. Sul problema del dialogo, da adesso in poi, la mia commissione sta­bilirà più canali allo scopo di ascoltare le opinioni di tutti quelli che lavorano nel campo educativo, delle masse di professori ed inse­gnanti e per conoscere, attraverso voi, i pareri di ogni settore della società riguardo al nostro lavoro. Su questo tema noi della commis­sione non siamo stati in grado di creare un sistema regolare a diversi livelli e con più canali che offrisse a tutti la possibilità di parlare ed esprimere le sue vedute sugli affari dello stato. Non avendo fatto abbastanza, dobbiamo adesso riassumere la nostra esperienza. Sulla seconda istanza, è evidente che lo sciopero degli studenti ha già assunto le dimensioni di un affare nazionale. Inoltre, le richieste degli studenti non coinvolgono soltanto loro ma comprendono an­che alcuni problemi politici. Sono sicuro che voi mi capite. Dev'esse­re detto che la massa degli studenti nel suo insieme ha dimostrato spirito di patriottismo, ha espresso le sue critiche, ha offerto molti suggerimenti e aspirazioni. Tuttavia, molte cose non si sviluppano sempre in armonia con i nostri desideri e convincimenti soggettivi. Lo sviluppo di questa storia, in un modo o nell'altro, potremo verifi­carlo sulla base dei suoi risultati finali. Sul momento la situazione è in fase espansiva e noi ne siamo preoccupati. Quello che sta succedendo non mi lascia tranquillo. I fatti potreb­bero evolversi in modo da risultare inconsistenti, se non contrari, in relazione a ciò che i compagni studenti pensavano e desideravano al loro inizio. Nella Cina di oggi, senza stabilità e unità, tutto andrebbe a rotoli. Dobbiamo pertanto rimanere nei confini del sistema legale e della democrazia nel condurre il nostro dibattito." (Fiore 1989, p. 103). Il sindaco di Pechino Chen Xitong affronta la questione del traffico paralizzato e del rifornimento dell’elettricità che avviene a singhiozzo. Egli riporta le lamentele degli abitanti che ormai mal sopportano il caos. In effetti, il traffico è gravemente congestionato e ci sono difficoltà per il normale funzionamento delle aziende di Pechino oltreché per i rifornimenti quotidiani. La polizia non è in grado di mantenere l'ordine. I movimenti di Gorbaciov sono gravemente ostacolati, sottolinea il sindaco.

Wuer Kaixi

Li Peng ricorda durante la trasmissione di avere dato disposizioni per curare gli scioperanti della fame e di essersi recato assieme a Zhao Ziyang a visitare gli studenti in ospedale. Egli inoltre sostiene che il Partito ha concordato sul fervore patriottico dei manifestanti e che i problemi sollevati dagli studenti hanno aiutato il governo nei suoi tentativi di risolvere questi problemi. In altre parole il primo ministro offre di uscire positivamente dalla crisi quasi con un accordo di inclusione dei dirigenti studenteschi. Ma non si può continuare a gettare il paese nel caos, egli sostiene. Una linea ferroviaria vitale per il paese è stata bloccata a Wuhan. Molti studenti dell’interno vengono a Pechino e con loro anche elementi sbandati sotto la bandiera degli studenti. “Pechino è in uno stato di anarchia”. Questo è indipendente dalla volontà dei singoli. Secondo Li, la maggior parte degli studenti non vogliono che si verifichino disordini che tuttavia si sono verificati. Il governo ha la responsabilità di governare il paese. Kristof cita Li Peng : “Noi dobbiamo salvaguardare la proprietà del popolo e le vite dei nostri studenti. Noi dobbiamo salvaguardare le nostre aziende. Noi dobbiamo difendere il nostro sistema socialista” (Turmoil 1992). Li Peng si augura che vengano salvate le vite degli scioperanti della fame. L’incontro si conclude con una stretta di mano. Ma come aveva previsto il ministero della pubblica istruzione e come diranno in seguito gli studenti intervistati da Jacoviello, le organizzazioni studentesche ormai non controllano più la piazza.

Li Peng visita gli scioperanti della fame
in ospedale
La scelta delle immagini per la televisione faceva intravvedere l’epilogo della storia. “Gli studenti figuravano arroganti. Li Peng figurava arrabiato, questi furono gli ingredienti della prossima fase” rileva il sinologo Rod MacFarquar. La copertura dei giornali occidentali però dava un’immagine del governo meno intransigente di quanto non facesse la televisione. Southerland del Washington Post il 18 maggio rileva la posizione conciliatrice di Zhao nella visita agli scioperanti della fame in ospedale. Kristof scrive sul New York Times che il governo capitola nei confronti delle richieste degli studenti per il dibattito televisivo. Egli scrive delle visite di Li e Zhao alla piazza come di gesti conciliatori (Turmoil 1992). Dan Biers riferisce della visita del sindaco Chen Xitong e il meeting tra studenti e il funzionario considerato riformista Yan Mingfu, riportando ciò che il governo offriva e ciò che gli studenti domandavano (Turmoil 1992, p.208). Il 18 e 19 maggio i media mostrano i leaders cinesi in una luce negativa. Wuer Kaixi, leader studentesco è mostrato in una luce positiva, non si riporta invece il punto di vista di Li Peng (simpatia per gli studenti e la promessa che i loro punti di vista si terrà conto) (Turmoil 1992). Ciò che non viene coperto adeguatamente, soprattutto dalle televisioni occidentali, è l’intransigenza degli studenti da una parte e dall’altra la flessibilità del governo. Dan Rater scrive che dopo il 18 maggio c’è rabbia nel movimento che non vuole sentire parlare di compromessi. Si può parlare con Deng ma non con il suo uomo Li Peng (Turmoil 1992). Sia Deng che Li Peng, ancora dopo gli eventi hanno teso a separare i "gruppi di provocatori” dalla massa dei manifestanti. Ma gli studenti alzavano continuamente il tiro e dopo avere ottenuto il dibattito televisivo assaltarono addirittura la sede centrale del Partito “considerato presumibilmente oramai ‘una tigre di carta’ da abbattere con un soffio” (Cammino continuo 1989).

Il rapporto ufficiale del Partito dice che tra i manifestanti si fanno largo slogan che attaccano Deng Xiaoping e Li Peng. Alcuni chiedevano a 'Deng Xiaoping di fare un passo indietro' e a Li Peng dimettersi al fine di soddisfare il popolo.' Nel frattempo altri slogan si fanno strada come 'sostenere Zhao Ziyang', 'Lunga vita a Zhao Ziyang' e richieste che Zhao Ziyang sia promosso a presidente della Commissione Militare Centrale. Secondo il Partito i manifestanti: "Hanno tentato di utilizzare il caos come un'opportunità per prendere il potere. Hanno distribuito volantini, proclamando la nascita del comitato preparatorio alla Conferenza del popolo a Pechino per sostituire il Congresso popolare municipale. Un appello è stato fatto per stabilire un "governo regionale di Pechino" per sostituire il governo municipale. Hanno attaccato il Consiglio di Stato, come "pseudo-governo" (Kelly 1992).

Ormai la situazione di anarchia incomincia a dannegiare gli stessi cittadini oltre che i governati. Scrive Fiore: "Chen Xitong sarà il sindaco di Pechino, con rango di mi­nistro, come i suoi colleghi di Shanghai e di Tientsin, e membro dell'Ufficio Politico del CC, ma per arrivare sta­mattina alla riunione di Li Peng con gli studenti ha dovuto tirar fuori una bandiera della Croce Rossa, e per una di­stanza di nemmeno un chilometro ha speso una ventina di minuti del suo tempo prezioso" (Fiore 1989, p. 113). Mai nessun governante nè prima nè dopo ha avuta tanta pazienza.



Il 19 maggio Li Peng riceve diplomatici australiani e chiede se sono arrivati per la solita strada, l'ambasciatore risponde di no dato che non si riusciva a passare dalle strade principali. Li Peng commenta: "Questo dimostra che la nostra capitale è in preda al disordine, che si è già diffuso più o meno considerevolmente alle altre città. Il governo cinese adotterà una linea di condotta responsabile e prenderà provvedimenti per mettere fine a questo caos, per ristabilire il normale ordine sociale e per garantire il sereno avanzamento delle nostre politiche di riforma e di apertura" (Tienanmen Papers 2001, p. 279). Ormai l'occupazione ad oltranza è diventa in problema serio.

Wang Dan alla televisione cinese
Lo stesso giorno grande assemblea congiunta di Partito, governo e Forze Armate, all'Università della difesa nazionale nella periferia ovest di Pechino. Zhao non partecipa nonostante l'insistenza di Li Peng e Yang Shangkun. Secondo Deng questo fatto è gravissimo e rende palesi le divergenze all'interno del Partito, un errore imperdonabile di chi si sottrae alle proprie responsabilità. C'è stata una fuga di notizie probabilmente favorita dalla fazione "liberale" che impone l'anticipo dell'entrata in vigore della legge marziale. Ormai il dissidio all'interno del Partito è palese. Li Peng lamenta:
L'attuale situazione a Pechino è grave. L'anarchia sta dilagando. Non esiste più l'ordine e il rispetto delle leggi. Solo a prezzo di grandi sforzi siamo riusciti lo scorso aprile a riportare la calma, ma a mag­gio i disordini sono ripresi. Sempre più studenti, affiancati anche da altri, hanno ingrossato le file dei manifestanti, l'attività degli istituti universitari è stata bloccata, paralizzato il trasporto pubblico, assal­tate sedi di partito e governative, l'illegalità imperversa. Tutto ciò ha Portato all'interruzione delle normali attività lavorative, degli studi e della vita quotidiana della cittadinanza. Il programma dell'incontro Cino-sovietico ha subito dei cambiamenti, danneggiando l'immagine e il prestigio del nostro Paese nella comunità internazionale ... Se non metteremo rapidamente freno a questa situazione, se lasceremo che dilaghi, sarà difficile evitare una fine che nessuno si auspica ... I disordini rischiano di allargarsi a tutta la Cina se non riusciamo a controllarli in breve tempo. Sono in serio pericolo le riforme e le aperture avviate dal nostro Paese e il consolidamento delle "quattro modernizzazioni". Egli continua: «Per porre fine con fermezza a questi disordini e ripristinare a breve l'ordine, sono qui a rappresentare il Partito centrale e il Consi­glio di Stato per formulare questi richiami: (1) agli studenti che sono ancora in piazza Tienanmen: vi invitiamo a interrompere lo sciopero della fame e a lasciare la piazza per potervi sottoporre alle necessarie cure mediche e trovare la guarigione prima possibile; (2) agli studenti e ai cittadini di ogni fascia sociale: vi invitiamo a interrompere imme­diatamente le manifestazioni e a soccorrere, per ragioni umanitarie, gli studenti che stanno digiunando per protesta. Il vostro continuo appoggio della loro protesta, quale che siano le vostre ragioni, equi­vale a sospingerli su una strada che li condurrà alla morte (Tienanmen Papers 2001, p. 279).
Scioperanti della fame
A Chongqing il 19 maggio la situazione dell'ordine pubblico è allarmante. Il traffico per via degli studenti che fermano le auto di passaggio è andato in tilt. Le scorte di grano e carbone si stanno esaurendo e scarseggia il sale; si teme il blocco ferrovia­rio, che metterebbe in ginocchio la città. La gente è costretta a recarsi al lavoro a piedi e fa fatica a trovare il cibo. "I residenti, temendo una seconda Rivolu­zione culturale, hanno cominciato a mutare atteggiamento nei confronti dei dimostranti, così che da simpatizzanti e benevoli spettatori sono diventati insofferenti. Si sentono dire cose del tipo 'Questi stu­denti non sanno neppure che cosa abbia significato la Rivoluzione culturale- A che cosa serve paralizzare il Paese?' " (Tienanmen Papers 2001, p. 281). E la prima situazione di scollamento tra studenti e popolazione. In seguito ce ne saranno altre.

A Taiyuan tra il 18 e il 19 maggio si verificano scontri, atti di teppismo e furti. Vengono rotte le vetrine di un centro commerciale, le strutture spartitraffico sono divelte e messe di traverso per bloccare la strada. La polizia è stata accolta da lanci di mattoni e bottiglie da parte dei manifestanti. Distrutte 22 automobili e derubato un contadino. Un poliziotto in motocicletta è stato bloccato e circon­dato dalla folla, spintonato e dileggiato, quindi privato dei pantaloni che sono stati issati su un semaforo, mentre la gente gridava «Poliziotti figli di puttana». Sono state distrutte o rovesciate 35 automobili. La gente è terrorizzati e non usa più la macchina. La poli­zia ha fermato 7 vandali, tra cui non figurava alcun studente (Tienanmen Papers 2001, p. 281).

Sciopero della fame assistito dai medici
In generale gli osservatori stranieri che parteggiano unanimemente per gli studenti sono pronti a sottolineare la straordinaria tolleranza del governo e la sua flessibilità inconcepibile persino in Occidente. Naturalmente, sostengono, è una tattica per ingannare gli studenti: "Le vostre due richieste avrebbero dovuto farli rea­gire in tutt'altra maniera, magari con sdegno, o accusan­dovi di voler contestare il potere della rivoluzione portata alla vittora dal partito comunista. Li Peng, invece, non si è meravigliato e ti ha risposto che su questi temi non intendeva parlare, che parlerà al mo­mento opportuno. Secondo me non c'è sincerità in questo suo atteggiamento e tu l'hai intuito subito, ma non ne hai freddamente analizzato i motivi. Ragionando con i piedi per terra, si dovrebbe concludere che i capi del governo e del partito, ad eccezione di Zhao Ziyang e del suo gruppo, hanno interesse a temporeggiare, lasciandovi nel limbo della confusione ideologica che insidia le posizioni idealisti­che del movimento e rende impossibile l'apertura di un ve­ro negoziato" (Fiore 1989, pp. 116-117). Questo dice Fiore a Wuer Kaixi. In realtà era il movimento che non aveva una dirigenza stabile e una identità concreta e temporeggiava con richieste che lo stesso Fiore ritiene ormai impossibili da accettare. Ogni volta che il governo accettava una richiesta, gli studenti alzavano ulteriormente il tiro.

La mattina del 19 maggio poco prima delle cinque del mattino, Zhao Ziyang si reca in Piazza dagli scioperanti della fame. Così racconta Fiore: "Il segretario del partito ha deciso in serata di prendere per le corna il toro della protesta. E stamattina all'alba, alle quattro e tre quarti, è arrivato a Tien An Men insieme al primo ministro per visitare gli studenti in sciopero della fame. Erano tutti negli autobus al riparo dalla pioggia del temporale di ieri sera che ha allagato le tende. Mentre i due leaders si avvici­navano, gli studenti hanno gridato: «E venuto il compa­gno Ziyang!». Il primo ministro l'hanno chiamato con no­me e cognome, a differenza del segretario: «C'è anche il compagno Li Peng!» Molti hanno applaudito, altri hanno allungato le loro braccia attraverso i finestrini, stringendo la mano a Zhao e a Li". Zhao comunque mette in rilievo come ormai la situazione sia insostenibile, ma offrendo a piene mani proposte di dialogo: "Questa nostra città, la capitale della Cina, deve fronteggiare di giorno in giorno una crisi sempre più grave. Voi compagni avete tutti delle buone intenzioni per fare qualcosa di utile per il paese, ma questo sciopero è ormai fuori controllo, compromette tutto, le comunicazioni, i trasporti, la produ­zione, persino i malati normali che vogliono vedere i loro dottori. In breve, quando voi finirete il digiuno, il governo non chiuderà la porta al dialogo, non la chiuderà mai" (Fiore 1989, pp. 116-117). Seguiamo sempre Fiore che ci spiega l'epilogo: "Veniva giorno sulla piazza quando le due ambulanze in cui viaggiavano Zhao Ziyang e Li Peng con il seguito sono riuscite ad aprirsi un varco per tornare nella residenza di Zhong Nanhai. Circa diecimila studenti nel campeggio di Tien An Men, che ancora dormivano, sono stati svegliati dal discorso di Zhao Ziyang trasmesso dal sistema di mi­crofoni installato ai quattro angoli della piazza. Si sono al­zati in fretta cercando di avvicinarsi al segretario del parti­to, che essi considerano ormai il loro protettore. Uno degli studenti, mentre Zhao saliva sull'ambulanza, gli ha fatto firmare con l'autografo uno striscione di Stoffa bianca sul quale era scritto uno degli slogans del movimento sulla ri­forma della democrazia. Anche Wuer Kaixi era presente con i suoi compagni della scuola Normale di Magistero. Ha commentato le parole di Zhao dicendo: «Il compagno segretario è stato ben ricevuto dagli studenti, ma noi vo­gliamo il dialogo, e non un discorso a senso unico per one­sto che sia!»" (Fiore 1989, p. 118). Pecora rileva che gli studenti hanno rifiutato la proposta di dialogo di Zhao: "Alla fine di quella tremenda, convulsa ed esaltante giornata, i capi della rivolta studentesca avevano respinto un ultimo tentativo di mediazione di Zhao Ziyang. Dicendo di parlare sia a nome del partito che del governo, Zhao sostenne di essere pronto a riconoscere di buon grado lo «spirito patriottico» degli stu­denti impegnati a favore della democrazia, della libertà e di incisive riforme politiche. Il comitato centrale del partito terrà in considerazione le opinioni dei giovani, promise il segreta­rio generale e, parafrasando il ricettario della perestrojka gorbacioviana, aggiunse: «Elaboreremo misure concrete per sviluppare la democrazia e la legalità, per combattere la corruzione, per creare un governo pulito e onesto e per una maggiore trasparenza»" (Pecora 1989, p.75). Ovviamente gli studenti puntano sulle divisioni del vertice e puntano sempre al rialzo.

Quella sera Zhang aveva pregato in lacrime gli scioperanti della fame, di tornare ai loro campus. Ma ormai ci sono slogan anche contro di lui. Francesco Sisci descive così la crescente intransigenza degli studenti: “La mattina, alle 5 del 19, il segretario del partito Zhao Ziyang va in piazza e chiede agli studenti, li implora di lasciare la piazza. Io arrivo in piazza dopo, dopo che la televisione aveva mandato in onda le immagini di Zhao che visita la piazza. Chiedo agli studenti: beh allora, Zhao, ha chiesto di andare via, non è abbastanza? Era il minimo che poteva fare, e alzano le spalle; Cosa devono fare di altro?; Devono dimettersi tutti, fa uno; Devono lasciare il governo, fa un altro” (Sisci 2009c). Ormai gli studenti più intransigenti stanno prevalendo. Per loro il Partito deve abdicare. Gli studenti intervistati in seguito da Jacoviello affermano che quando Zhao scende in Piazza per chiedere la fine della manifestazioni, l’Associazione Autonoma degli Studenti che fino a quel punto le aveva dirette aveva già perso il controllo della piazza (Jacoviello 1989).

Bibliografia

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