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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

mercoledì 7 marzo 2012

2.1.7: Cosa successe nella piazza?

2. Ancora una primavera. Tienanmen e dintorni 

2.1 Il mito del massacro di Tienanmen

Gli studenti abbandonano la Piazza sotto gli occhi dei soldati
In Occidente, "Piazza Tiananmen" ha finito col rappresentare non un luogo, ma un massacro, un promemoria o una panoramica su come il governo cinese conduce le proprie cose. L'evento si è impresso nella coscienza globale. Libri sono stati scritti su di esso e canzoni sono state cantate. E' ancora la notizia che la maggior parte dei non-cinesi associano con la Cina, un peccato perché non c'è stato nessun massacro a Piazza Tiananmen. Il massacro di piazza Tiananmen è un utile pezzetto di fiction, un non-evento storico. Quando i carri armati e le truppe entrarono in città quel giorno, il 3 giugno 1989, dopo sette settimane di proteste, è stato aperto il fuorco per spianare la strada, e gente è stata quasi certamente uccisa allora. Tuttavia, dal momento in cui l'esercito ha raggiunto la piazza stessa, la maggior parte dei manifestanti se ne erano già andaati. Coloro che non lo hanno fatto sono stati autorizzati ad andarsene - illesi. Non c'è la minima prova che suggerisca che anche una sola persona sia morta all'interno di Piazza Tiananmen.

(Troy Parfitt 2001)


Domenica scorsa, ero con un signore americano nel centro di Chengdu, Sichuan, e durante la nostra conversazione egli ha detto che sua moglie cinese non aveva mai sentito parlare del massacro di piazza Tiananmen. Ho suggerito che fosse perché non è mai successo e che si tratti di una campagna mediatica occidentale di disinformazione. Perché i media cinesi dovrebbero consentire la diffusione di bugie? In realtà, sentir parlare di un qualche massacro di piazza Tiananmen sorprenderà la stragrande maggioranza del popolo cinese, compresi quelli che vivono vicino a Pechino e che hanno partecipato alle manifestazioni.

(Kim Petersen 2014)


Scrive il più classico dei mainstream italiani, Repubblica, nel ventennale: "Attorno alla Dea della democrazia, una sagoma femminile in gesso e cartapesta che i manifestanti avevano costruito ispirandosi alla statua della Libertà, rimasero 1.000-1.500 giovani. Almeno trecento dei quali, quando nella notte tra il 3 e il 4 giugno la Ventisettesima attaccò la piazza, vennero trucidati dalle raffiche dei mitragliatori" (Sandro Viola 2009). Ma è andata veramente così?

Vediamo la cronistoria che fa 
Dentro Piazza Tiananmen, dove si stima che tra i 3.000 a 5.000 studenti sedessero assieme rannicchiati vicino ai tre livelli di gradini del Monumento degli Eroi, nessun colpo è stato sparato.
Intorno alle 1:30 della notte un "avviso di emergenza" è stato trasmesso più volte dagli altoparlanti del governo intorno alla piazza, riferendo che una seria “ribellione controrivoluzionaria" era scoppiata e che dei "ruffiani" (termine dispregiativo che richiama i collaborazionisti) stavano "selvaggiamente attaccando "le unità dell’EPL, mettendo a fuoco veicoli militari, rapendo soldati e sequestrando armi all’esercito”. Dopo aver agito con "grande moderazione", in precedenza, l’esercito ora dovrà "risolutamente contrattaccare la ribellione controrivoluzionaria".
Muovendosi in tre direzioni, i soldati hanno isolato la piazza alle 02:00-03:00. Quasi tutti i non studenti, tra cui la stragrande maggioranza dei giornalisti, lasciarono la piazza da questo momento. "Gli studenti che sono rimasti al Monumento degli Eroi avevano riferito di avere in loro possesso almeno due fucili e una mitragliatrice, che erano presidiati da un "picchetto" e ha sottolineato nella direzione generale delle truppe PLA schierati davanti alla Grande Sala del Popolo. Secondo un testimone oculare, i soldati di fronte agli studenti gridavano, "noi non attaccheremo se prima non saremo attaccati”. A questo punto una controversia è sorta tra Chai Ling, che era favorevole a consentire agli studenti che volessero rimanere in piazza "fino alla fine" di farlo, e un altro gruppo di capi dello sciopero voleva convincere le restanti poche migliaia di studenti ad evacuare pacificamente prima che fosse troppo tardi. Il gruppo Chai Ling, che controllava l'accesso al sistema di altoparlanti montati in alto sul Monumento degli Eroi, ha annunciato la sua intenzione di portare gli studenti a cantare l’Internazionale, in segno di sfida, come momento finale della resa dei conti. Dopo un acceso dibattito, il gruppo pro-evacuazione, guidato dai docenti della Beijing Normal University Liu Xiaobo e Gao Xin, dal sociologo Zhou Duo, e dal noto cantante pop taiwanese Hou Dejian, è riuscito a prendere il controllo della mitragliatrice alla base di Monumento degli Eroi, che hanno proceduto a smantellare, evitando in tal modo un confronto potenzialmente disastroso con le truppe di fronte. Il loro tentativo di convincere gli studenti a lasciare la piazza ha subito una battuta d'arresto, tuttavia, quando il sistema di altoparlanti controllato da Chai Ling improvvisamente si interruppe. Poco dopo le 3:00, Chai Ling ha lasciato Piazza Tiananmen. Alle 04:00, tutte le luci in piazza si sono accese improvvisamente. 

Per le poche migliaia di  studenti che sono rimasti rannicchiati intorno alla base del Monumento degli Eroi, il momento della resa dei conti era apparentemente a portata di mano. Secondo i testimoni oculari, una curiosa calma ora scese sul Monumento degli Eroi: erano nell'occhio del ciclone. Nel frattempo, i quattro leader pro-evacuazione, Liu Xiaobo, Gao Xin, Zhou Dou, e Hou Dejian, raddoppiarono i loro sforzi per evitare un olocausto imminente negoziando un ritiro all'ultimo minuto degli studenti dalla Piazza. Scendendo dal Monumento degli Eroi e facendo l'autostop a un'ambulanza che passava, Zhou e Hou hanno cercato il comandante locale dell'EPL in piazza Tiananmen. Dopo un po' di confusione iniziale, sono riusciti a individuare un commissario di reggimento, che ha ascoltato la loro proposta di evacuazione. Pochi minuti dopo, il comandante locale è arrivato e ha approvato il piano e ha chiesto per gli studenti di uscire della piazza verso sud-est. Agli studenti sono stati promessi salvacondotti e un periodo di tempo per andarsene. Alle 4: 30 circa le luci in piazza sono tornate, e un mare di truppe uscirono dalla Grande Sala del Popolo. Dopo aver preso posizioni sul lato est della piazza, le truppe hanno proceduto a sparare sugli altoparlanti degli studenti in cima al Monumento agli Eroi. A questo punto, un rappresentante dei Federazione Autonoma dei Lavoratori  di Pechino  ha esortato gli studenti a evacuare immediatamente la piazza, prima che un bagno di sangue avesse luogo; il suo consiglio è stato assecondato da Hou Dejian, che in fretta si era ricongiunto gli studenti, dopo aver completato i suoi negoziati. Le suppliche di Hou sono stati contrastate, comunque, da un altro oratore che ha invitato gli studenti a "rimanere saldi". Dopo un breve periodo di incertezza, scandito dal suono dei motori dei blindati che riprendevano vita al margine settentrionale della piazza, è stata fatta una votazione; qualcuno ha poi annunciato che era stata presa la "decisione democratica" di lasciare la piazza.
L'evacuazione, che fu calma e ordinata, iniziata poco prima delle 05:00 e terminò circa dopo mezz'ora.  Alle 5:30, solo una piccola manciata di persone era rimasta al monumento; con il tempo la prima linea di soldati con la baionetta innestata salì i gradini per occupare il monumento pochi minuti dopo che la maggior parte di questi ultimi sbandati lo aveva abbandonato."(MacFarquhar 1997, p. 460).
Aizzati dai leader radicali parecchi studenti decisero di restare in piazza mentre i loro capi cercavano cinicamente il bagno di sangue (salvando se stessi però): “Chai Ling aveva confidato ad un giornalista americano: "ciò che in realtà speriamo è un massacro, il momento nel quale il governo non ha altra scelta che massacrare sfacciatamente la gente... Non posso dire tutto ciò ai miei colleghi studenti. Non posso dir loro chiaro e tondo che dobbiamo utilizzare il nostro sangue e le nostre vite per invitare il popolo ad insorgere"."Resterai nella piazza tu stessa"? chiese l'intervistatore. "No, non resterò". "Perché"? “ … Voglio vivere" (Xiaoping Li 2008)”. Chai Ling evoca prima lo spirito di sacrificio collettivo, ma poi si pone al di sopra di esso come nota LaMoshi su Asia Times. Egli ricorda che spesso per i cinesi la politica è melodramma e Chai si ispira al suo balletto rivoluzionario preferito La Brigata Rossa delle donne.  Sostenne anni dopo uno dei manifestanti: “Cera una sorta di gara al martirio tra molti giovani pronti a sfidare le baionette dei soldati”(Noi studenti 1995).
Xie Xiaoqing, professore del Central China Normally College a Wuhan, e sostenitore delle forze pro-democrazia, scrive che l'atmosfera di Tienanmen del 3 maggio "corrispondeva esattamente alla dittatura dei giacobini. Quelli più fortemente applauditi erano i più radicali” (Black e Munro 1993, p.208).

Ma una volta ancora il ritratto dei leader è mortificante. La comandante Chai Ling [1] invitata al martirio:
“I nostri corpi ancora teneri e non completamente cresciuti e la prospettiva spaventa a morte noi tutti, ma la storia ci chiama e noi dobbiamo andare”. Chai Ling, una tale magnetica presenza per le televisioni straniere, parlava di sacrificio in termini quasi mistici. Il 28 Maggio, con gli studenti che discutevano sulla questione se abbandonare la piazza, lei disse che “ci sarà un massacro, che verserà sangue a fiumi attraverso piazza Tienanmen, che risveglierà il popolo”. Un sinologo occidentale ricorda che uno studente gli disse nelle ore finali: “Noi siamo pronti ad affrontare la morte, e non vogliamo che tu partecipi. Ti prego vai a casa”. E gli uomini dei media, per la maggior parte, così fecero (Black e Munro 1993,  pp.234 - 246.).
Questo spiegava perché, nelle ore del mattino del 4 giugno, quando le truppe entrarono dalla periferia di Beijing verso Tienanmen, sparando sui civili che bloccavano le strade lungo il percorso, Chai Ling insisteva perché gli studenti restassero nella piazza. Il bagno di sangue che Chai sperava ci fu ma non ebbe il risultato sperato. Scrive Gregory Chow che la “comandante in capo” del movimento “ammise di aver mentito quando aveva annunciato con il megafono in Piazza Tienanmen che molti studenti erano rimasti uccisi, schiacciati con i carri armati. Sosteneva che un bagno di sangue era necessario per favorire il corso della democrazia. Forse diramare la notizia falsa di un bagno di sangue era il modo più adatto per favorirlo. Era il sangue di altri quello a cui si riferiva, visto che lei riuscì a scappare e a raggiungere gli Stai Uniti” (Chow 2007, p.91). Tra l’altro agli studenti andò bene perché, scoprirono in tempo uno studente giovanissimo, ai piedi del monumento con un fucile mitragliatore, nascosto in una trapunta imbottita. Qualcuno aveva detto che avevano ucciso suo fratello (Gatterdam 2010). Se questi avesse aperto il fuoco le cose sarebbero andate diversamente. (tra l'altro come abbiamo visto era la sola arma in possesso degli studenti). All’una di notte uno studente ha raggiunto Chai Ling minacciandola con un coltello intimando: "Devi dare l'ordine di evacuare la piazza. In troppi sono morti" (Gatterdam 2010).

Il film The Gate of Heavenly Peace mostra secondo LaMoshi che la dirigenza del PCC non aveva un’idea chiara su come gestire le manifestazioni e dal contesto si capisce che cercava un compromesso con gli studenti che hanno dimostrato di essere arroganti e irrazionali nelle loro mutevoli richieste. Scrive il diplomatico Gregory Clark “La leadership cinese tentò invano di offrire concessioni agli studenti che erano accampati nella piazza, e alcuni studenti hanno ammesso che furono folli a rifiutare le concessioni (Clark 2004)”. La linea dura degli studenti era contraria a qualsiasi compromesso e cercava di esasperare le posizioni all’interno del governo e del partito. Gli studenti hanno anche incoraggiato i lavoratori a prendere le armi e ad istigare atti di violenza - che seminarono il panico nelle truppe che si sono difese aprendo il fuoco (Jones 2009).
Wuer Kaixi, che aveva in un primo tempo optato per il ritorno ai campus dichiara il 29 maggio: “Sia gli studenti che i cittadini hanno fallito nello sviluppare il senso dei loro diritti. Hanno bisogno di una più violenta provocazione”. La giornalista australiana Helene Chung, riporta il discorso di uno studente davanti ad una folla di 50.000 persone dalla base del Monumento agli Eroi del Popolo. 'Sono a favore di spargimenti di sangue, per accelerare la democrazia unendo il popolo” (Jones 2009)

L’apparizione nel 1995 del documentario The Gate of Heavenly Peace, ha attratto l’attenzione del giornalista taiwanese Hsiao-Kuang Hsueh dell’United Daily News. Geremie Barme spiega che Hsueh, in un pezzo che aveva pubblicato nell’edizione di New York del World Journal, ha discusso le responsabilità di Chai Ling nell'esito finale del movimento studentesco. Hsueh sostiene che leader come Chai Ling, attraverso il loro costante rifiuto di lasciare la piazza, anche quando la catastrofe si profilava sempre più vicina, sono stati in parte responsabili per l'escalation continua del conflitto e dell suo tragico epilogo (Jones 2009)-

L’intervista di Chai Ling, appare nel film-documentario The Gate of Heavenly Peace, solo nel 1995. Il Long Bow Group la società no-profit che ha prodotto il documentario è stata fondata nel 1982 e ha prodotto media educativi. Chai ha tempestato di azioni legali questa società fino al 2009 quando è diventata “cristiana rinata” ha abbandonato il caso per “glorificare il Signore”. Chai ha detto che solo Dio può salvare la Cina e ha testimoniato al Congresso sulla pratica “dell’aborto forzato” in Cina (Mooney S.d.).


La storia inizia con la famosa intervista di Chai allora ventitreenne a Phillip Cunningham poi diventato giornalista di BBC e ABC, il 28 maggio. La discussione che anima il movimento è sul che fare: Chai vuole sfidare il governo rimanendo sulla piazza. Le immagini registrate dell’intervista sono al centro della battaglia legale negli Stati Uniti. Chai durante l'intervista fa le ormai note affermazioni sul bagno di sangue che spera avvenga. Gli studenti abbandoneranno pacificamente Tienanmen ma a Pechino ci saranno centinaia di morti come aveva sperato Chai. Alcuni dei leader della rivolta saranno arrestati in Cina, altri, compresa Chai scapperanno all’estero. L’intervista di Chai finisce nel film documentario The Gate of Heavenly Peace prodotto dalla Long Bow fondata da Richard Gordon e da sua moglie Carma Hinton figlia di William Hinton, ma nata e cresciuta in Cina, dove il padre, fervente comunista nonché autore del famoso libro Fanshen, l’aveva portata. Il documentario frutto del lavoro di sei anni contiene molte immagini dei fatti del 1989 ed ha comunque suscitato delle controversie con il governo cinese, ma i maggiori avversari del film sono stati i dissidenti e in particolare i leader studenteschi non molto contenti di come sono stati ritratti nel documentario. Essi hanno accusato gli autori di lavorare per il governo cinese. Alcuni hanno pensato che il documentario implicitamente li accusasse di avere sabotato i riformisti all’interno del governo con la loro decisione di rimanere in piazza contribuendo alle morti avvenute come risultato della repressione.

Nell’aprile del 1995 ancora prima dell’uscita ufficiale del film, Chai scrive un articolo per la rivista dei dissidenti cinesi Beijing Spring accusando i cineasti di cercare l’approvazione del governo cinese. Secondo loro la Hinton era notoriamente pro-comunista e ha fatto il documentario solo per fini commerciali. Tra le altre cose Chai insite sulla cattiva traduzione della parola qidai che sarebbe stata estrapolata dal contesto. Ma la Hinton che è madre-linguista di cinese essendo cresciuta ed educata in Cina, sostiene che il termine qidai non può essere mai usato quando solo ci si aspetta ma non si vuole che qualcosa accada. Questa tesi è sostenuta anche dal dissidente cinese Moli che vive in Svezia.
Torniamo agli avvenimenti dell’ottantanove. La notte del 3 giugno (4:00 del mattino a Pechino) Rick Moore della CNN dice che le truppe arrivano a Tienanmen con mezzi corazzati, armi da fuoco e mazze e affrontano gli studenti armati di bastoni e pietre. In un primo tempo egli riporta tra i 42 e i 176 morti. Più tardi sostiene che i soldati arrivati nella piazza hanno iniziato a sparare senza preavviso. Donna Liu della CNN riferisce le voci dei tremila morti e dei carri armati che schiacciano la folla a piazza Tienanamen (Turmoil 1992).

Quelle che all'inizio sono solo voci e impressioni sulla violenza usata dai soldati contro gli studenti di piazza Tienanmen riportate da alcuni servizi di giornalisti occidentali, vengono riprese in seguito da tutti i media e alla fine sono diventate un dato di fatto. Il corrispondente della CBS Richard Roth, prima che il telefono cellulare interrompa la comunicazione, dice in diretta che i soldati arrabbiati lo hanno visto e lo stanno trascinando via assieme alla sua troupe. Un attimo dopo si sente dal telefono satellitare una raffica di armi automatiche che danno l'impressione che fosse avvenuto un massacro. Dai piani alti dell’Hotel Beijng a 800 metri di distanza in linea d’aria la troupe della BBC guidata da John Simpson riprende i soldati che sparano in aria ma poi mentre si dirigono verso il Monumento al centro della piazza si sentono altri spari. Viene detto che i soldati sparano ad also zero contro gli studenti ma gli spari non sono contro costoro ma contro gli altoparlanti. Il centro della Piazza infatti non è visibile nemmeno dai piani più alti dell’Hotel Beijing. La gente presente in piazza testimoniò che non ci fu nessun massacro a Tienanmen. 

Le truppe arrivano in Piazza verso l’1:00. Gli ufficiali offrono il via libera a chi vuole abbandonare la piazza pacificamente. Dopo una votazione sulla piazza Hou Dejian, pop-star di Taiwan, alle 4:30 negozia con degli ufficiali lo sgombero pacifico della piazza. Gli ufficiali gli dissero: "Gli studenti e altre persone devono abbandonare la piazza incondizionatamente. Avete tempo fino all'alba. L'angolo sud-est della piazza è stato lasciato aperto. Se riuscite a convincere gli studenti a lasciare", hanno aggiunto gli ufficiali: "sarete elogiati (Gatterdam 2010). Ciò dimostra ancora una volta che l’esercito aprì il fuoco solo per autodifesa e mai contro gente inerme. Liang Xiaoyan, un lettore dell'Università di Studi Stranieri di Pechino afferma: “Corremmo fuori dalla piazza dall'angolo di sud est. Ero vicino alla fine della linea", "’Alcuni dissero che nella piazza erano morti in duecento ed altri affermarono che morirono in duemila. Vi erano anche storie di carri armati che investivano gli studenti che cercavano di andarsene’ afferma in un’intervista Hou Dejian che aggiunge: ‘Devo dire che non vidi nulla di questo. Non so dove l'abbiano visto quelle persone. Io stesso mi trovavo nella piazza fino alle sei e mezzo del mattino’. ‘Continuavo a pensare’, continuò, ‘utilizzeremo delle menzogne per attaccare un nemico che mente?’ (Xiaoping Li 2008). Hou Dejian che era una delle quattro persone che con Liu Xiaobo hanno partecipato allo sciopero della fame, ha fornito altri interessanti ragguagli sullo sgombero della piazza. "Durante il processo di sgombero, non ho visto un solo studente, o altri cittadini, o soldati uccisi in Piazza. Né ho visto alcun mezzo corazzato schiacciare la gente […] Quello che ho visto erano lacrimogeni utilizzati nell'angolo sud-ovest della piazza e soldati sparare in aria e sugli altoparlanti (Kelly 1992).
Hou Dejian tratta l'evacuazione 
pacifica della piazza


In una nota i curatori dei Tienanmen papers rilevano:
Quando i soldati entrarono in città in abiti civili e in uniforme, si scontrarono con una popolazione arrabbiata e vio­lenta. L'incomprensione popolare e la conseguente reazione emotiva delle truppe fecero colare a picco le speranze dei leader di evitare spargimenti di sangue. Dopo i primi scontri tra i cittadini e le truppe, il pomeriggio del 3 giugno, i lea­der si resero conto che stavano avendo a che fare con «una sommossa controri­voluzionaria», che poteva essere repressa solo con la forza. Yang Shangkun riferì le istruzioni di Deng Xiaoping, secondo le quali non doveva esserci spargimento di sangue in piazza Tienanmen: i rapporti interni del governo sostennero che quell'obiettivo era stato raggiunto. In effetti gran parte delle morti avvennero mentre le truppe si avvicinavano dalla periferia occidentale verso Tienanmen, lungo viale Fuxingmenwai, in un punto chiamato Muxidi, dove alcuni soldati inquieti reagirono violentemente alla rabbia popolare. Le truppe che si approssi­mavano alla piazza negoziarono un ritiro pacifico delle persone che erano rimaste lì, mentre giungeva l'alba del 4 giugno. Nel corso del primo mattino vi furono comunque alcune uccisioni di cittadini e soldati. Il popolo si sentiva oltraggiato e si diffusero voci secondo le quali vi erano state migliaia di vittime. (Nathan e Link 2001)
Nel documentario della Hinton, Hou dice “se noi iniziamo ad esagerare e falsificare i fatti, allora non siamo migliori del governo (Chang 2005). Il racconto di Hou corrobora la tesi del governo ed è sostenuto ormai dalla pressoché totalità dei giornalisti stranieri presenti a Pechino in quei drammatici giorni. Peter Li, Stephen Mark, e Marjorie H. Li in Culture and Politics in China, un libro che si offre come rapporto obbiettivo degli eventi, si allineano con le tesi governative. Children of the Dragon della Human Rights in China, cita un testimone oculare Lao Gui, che era al Monumento la mattina del 4 giugno: “Di fatto non ci fui conflitto tra gli studenti e le truppe. Ci fu una pacifica ritirata e gli studenti erano calmi. Qualcuno ha affermato che quando gli studenti lasciarono la piazza correvano come pazzi, e che qualcuno venne stritolato. Ma era solo una diceria. Siccome molti studenti si affollavano al monumento, ci furono alcuni momenti di confusione, ma poi l’ordine fu restaurato (Chang 2005).

Un caso più volte riportato anche dal governo è che una parte abbastanza piccola di studenti si rifiutò di lasciare la piazza. Dingxin Zhao riporta in The Power of Tiananmen la testimonianza di  Gao Xin, uno dei quattro scioperanti della fame. Gli studenti provacarono i soldati gridandogli “fascisti”. Ma i soldati semplicemente spararono in aria e gli studenti scapparono via sebbene Gao affermi che uno di loro rimase ferito (Chang 2005). Quindi anche di fronte ad una palese provocazione il comportamento dei militari fu contenuto come afferma il governo .

John Pomfret, che si trovava con gli studenti, conferma le trattative di Hou Dejian, sostiene che i soldati erano in piedi alla Grande Sala del Popolo e quando gli studenti si allontanarono i soldati mantennero sempre le distanze. Pomfret conferma poi che ormai gli studenti rimasti provenivano quasi tutti di fuori Pechino. Per tutta la serata si è sentito questo annuncio: “Ai sensi della normativa della legge marziale, nessuno dovrebbe rimanere per strada. Se rimanete per strada, sarete responsabili di ciò che vi accade" (Pomfret 2005). Evidentemente gli studenti di Pechino seguirono il suggerimento di andare a casa mentre a quelli venuti da fuori e che dormivano nelle tende non rimase altra via che quella di rimanere in piazza fino al mattino.

Si confronti quanto dice Pomfret con quanto detto dal governo cinese: “Alle 1:30 del 4 giugno, il governo municipale di Pechino e il quartier generale la legge marziale hanno emesso un avviso di emergenza chiedendo a tutti studenti e altri cittadini a lasciare piazza Tiananmen. Il bando è stato trasmesso ripetutamente per oltre tre ore con gli altoparlanti. Gli studenti in piazza Tiananmen, dopo una discussione tra di loro, hanno inviato propri rappresentanti verso le truppe con il compito di esprimere la loro disponibilità a ritirarsi dalla piazza e questo è stato approvato dalle truppe” (Editorial Board 1990).

Gli studenti abbandonarono la piazza al canto dell’Internazionale e dell’inno cinese, secondo Earnshaw, le sole canzoni che conoscevano tutti; “Che cosa cantavano? L'Internazionale e l'inno nazionale della Cina comunista sono le due canzoni che ricordo (ce ne sono state altre). Che cosa voleva dire? Non che fossero perennemente impegnati a promuovere la rivoluzione comunista in Cina, questo è sicuro. Per prima cosa, queste erano le uniche canzoni che collettivamente conoscevano" (Earnshaw S.d.).

Nonostante le affermazioni contrarie non ci sono prove concrete che qualcuno sia morto nella piazza. In seguito il governo cinese sfidò gli Stati Uniti e i media stranieri a dimostrare che il massacro di Tienanamen non sia una completa invenzione. Per il governo le truppe hanno sparato solo dopo gli attachi dei ribelli, anche se qualche passante morì. La battaglia ebbe luogo nelle strade che portano alla piazza. Ci furono centinaia di morti per la maggior parte soldati (Turmoil 1992, p.149). Nonostante la presenza di molti media occidentali con videocamere, non è stato prodotto un solo fotogramma di un incidente nella piazza. L’arrivo dei giornalisti non era mai stato così facile. Essi arrivavano attraverso Hong Kong con visti turistici senza accrediti, la maggior parte con massicci equipaggiamenti da ripresa. La ragione era quella di coprire la visita di Gorbaciov.  Nessuno viene fermato prima del 4 giugno e il visto turistico gli consentì di viaggiare a Pechino e in varie altre città (Turmoil 1992).

L’ambasciatore spagnolo a Pechino, Eugenio Bregolat, osserva che il canale spagnolo TVE aveva una troupe televisiva in piazza: “Quando la notte dal 3 al 4 giugno 1989 l'esercito cinese ha raggiunto piazza Tiananmen, la TVE era l'unica televisione al mondo che era presente tra gli studenti.  […] Quando le truppe arrivato alla piazza, alle una del mattino, erano rimasti da 2.000 a 3.000 studenti, raggruppati intorno l'obelisco del Monumento agli Eroi della Rivoluzione. Dopo negoziati con i militari, gli studenti uscirono della piazza tra le cinque e le sei. […] i morti non si verificano all'interno della piazza, ma nel suo accesso e nei nodi di comunicazione che conducono ad essa. Gli studenti hanno lasciato la piazza con le proprie gambe, non è stata usata violenza contro di loro. ...(Bregolat 2007)”[2]. Bregolat sostiene inoltre che la maggior parte dei giornalisti che si sono presentati come "testimoni oculari" erano al momento in cui si presume stessero assistendo al massacro - all'Hotel Beijng[3]. Gli fa eco Juan Restrepo, l'inviato speciale della Tv spagnola, testimone diretto: "Fui testimone di una evauqzione quasi ordinata, con meno violenza di quella che si è detto in varie occasioni, C'era violenza, naturalmente quella notte, e morì molta gente, però fuori dalla piazza" (Mendez 2010).


Molto del materiale girato dalla televisione spagnola è stato utilizzato per il documentario filmato The Gate of Heavenly Peace[4]. a cui fanno riferimento sia Xiaoping Li che Chow. Il documentario è girato da Richard Gordon e Carma Hinton che simpatizzavano con gli studenti[5]. Quest’ultima è figlia di William Hinton sinologo, deciso oppositore della leadership post-maoista[6]. Il contesto del documentario dimostra che tra gli studenti che erano rimasti in piazza Tienanmen non ci furono morti. Dopo un confronto faccia-faccia, gli studenti si misero d’accordo per abbandonare la piazza e l’esercito gli concesse il tempo per andarsene pacificamente. Il filmato è rivelatore di quanto realmente successo. Essi acconsentirono a lasciare la piazza solo quando si trovarono di fronte a possibili conseguenze per se stessi. Se gli studenti radunati a Tienanmen avessero abbandonato la piazza un giorno prima, come richiesto dal governo, nessun civile sarebbe stato ucciso.

 Vediamo la trascrizione del filmato The Gate of Heavenly Peace:

NARRAZIONE. Le persone al monumento sono di fronte a un dilemma. Se gli studenti rimangono e resistono, molti potrebbero essere uccisi. Ma andandosene, avrebbero tradito i molti lavoratori e cittadini che erano già morti per proteggerli e sostenere la loro permanenza della piazza. Hou Dejian: Abbiamo sentito la voce di Chai Ling all'altoparlante. Ha detto: "Coloro che vogliono andarsene, possopno andarsene, e chi vuole restare, può rimanere." Chai Ling voleva restare. Abbiamo ritenuto che l'approccio di Chai Ling poteva essere disastroso. Le persone che volevano andarsene non potevano farlo in modo sicuro, e quelli che sarebbero rimasti avrebbero corso un pericolo maggiore. Liu Xiaobo: Abbiamo elaborato un piano per negoziare con le truppe. Abbiamo pensato che dovevamo mandare due persone, e Chai Ling ha chiesto di inviare altri due rappresentanti del quartier generale degli studenti. Insieme avremmo chiesto all'esercito di darci il tempo sufficiente per lasciare la piazza. Feng Congde: Verso le 03:30, le quattro persone in sciopero della fame sono venute a parlare agli studenti. Hanno detto, "Il sangue è stato versato in tutta la città. Il sangue versato è già stato più che sufficiente per risvegliare il popolo. Sappiamo che non avete paura di morire, ma lasciando ora non vuol dire che siete vigliacchi. Hou Dejian: Chai Ling ci ha detto che aveva sentito dire che i principali riformatori del governo speravano che gli studenti potessero rimanere sulla piazza fino all'alba. Così Liu Xiaobo le ha detto: "Non mi interessa se è vero o no, ma nessun leader ha il diritto di giocare d'azzardo con la vita di migliaia di studenti in Piazza". Feng Congde: Infine il quartier generale degli studenti disse loro: "Potete andare avanti e negoziare, ma non ci rappresentate." Hou Dejian: Così ci siamo andati. Abbiamo ottenuto un furgone e guidato solo pochi secondi prima di vedere i soldati, tutti in fila sulla Changan Avenue. Mentre si avvicinavamo i soldati hanno puntato le loro armi contro di noi. Non sapevano quello che ci fosse sopra. Pochi minuti dopo, un ufficiale è apparso. Ha ascoltato quello che avevamo da dire e andò a riferire ai suoi superiori. E' tornato e ci ha detto che avevano aderito alla nostra richiesta. Egli disse: "Ci auguriamo che possiate convincere gli studenti a lasciare la piazza." Ci precipitammo al monumento per raccontare agli studenti. Le loro opinioni erano divise. NARRAZIONE: C'è stato poco tempo per discutere. Le truppe all'interno della Grande Sala del Popolo erano uscite e si sono avviate verso il Monumento. I soldati con i fucili a portata di mano convergevano sugli studenti provenienti da tutte le direzioni. Liang Xiaoyan: I soldati sono arrivati fino davanti a noi. Erano in marcia in assetto da battaglia. Tutti gli studenti si alzarono in piedi. Ero in prima fila, con un'arma puntato dritta al petto. Era solo a pochi centimetri di distanza. Solo più tardi il terrore mi ha colpito. A quel tempo ero semplicemente sbalordito. Io non ho sentito nulla. Non riesco a immaginare cosa sarebbe successo se avessero davvero aperto il fuoco. Feng Congde: Ero responsabile del voto per decidere se dovevamo lasciare. Ho detto, "Conto fino a tre, chi se ne vuole andare, gridi 'Vai!'; gridi 'Rimani!' chi vota per rimanere". Io non riuscivo a capire quale parte fosse la più forte. Hou Dejian: Sapevo che chi voleva andarsene si sarebbe vergognato di gridare molto forte, mentre quelli che volevano restare gridavano con tutte le loro forze. Feng Congde: A causa di questa situazione, ho sentito che le due parti sembravano in parità, ma che probabilmente hanno votato in maggioranza per andarsene. Così ho annunciato la decisione di abbandonare. NARRAZIONE: All'alba del 4 giugno, dopo aver occupato la piazza per più di tre settimane, tutti gli studenti rimanenti, i loro insegnanti e sostenitori lasciano Tiananmen Square. LA FOLLA URLA contro i soldati: "Abbasso i fascisti!" NARRAZIONE-Piazza Tiananmen era vuota.
Testimone oculare dei fatti è il giornalista Graham Earnshaw corrispondente della Reuters[7]. Egli sostiene che la giornalista della Reuters Elisabeth Pisani che poi parlerà di uccisioni a Tienanmen era rientrata al Beijng Hotel dunque non era presente sulla piazza.  Earnshaw scrive: “Io ricordo chiaramente di aver visto i carri armati e blindati muoversi in colonne ordinate lungo la piazza, passando sulle tende e i detriti. Più tardi sentii che i buldozer sarebbero passati sugli studenti che dormivano, ma io non ci credo. Nessuno dormiva in quelle tende dopo quella notte” (Earnshaw 2008). L'affermazione che gli studenti che dormivano siano stati schiacciati nelle loro tende da carri armati, è del tutto inverosimile. Pesanti combattimenti erano in corso da almeno 4-5 ore prima che le truppe arrivassero in piazza ed è difficile immaginare che qualcuno dormisse nella piazza. 



Dei fatti di Tienanmen parla Xiaoping Li, oggi professore dell’Università di Toronto, uno di coloro che dall’estero coordinarono il movimento studentesco cinese attraverso l’invio di fax, in un articolo per Global Research sostiene:

L'Esercito è in piazza Tienanamen
”Il governo cinese affermava che nessuno morì in Piazza Tienanmen. Mi rifiutavo di crederci. Ora, dopo essere stato testimone della cronaca distorta dei tumulti di Lhasa da parte dei media occidentali, non ero così certo se il “Massacro” che mi era stato raccontato fosse vero. Ho svolto ricerche in rete e ho scoperto un documentario in 20 segmenti in cinese. Faceva la cronaca del movimento studentesco di Tienanmen con interviste ai capi degli studenti e ad altre personaggi di primo piano su Piazza Tienanmen. Sembrava credibile. Rivelava fatti che prima non conoscevo (Xiaoping Li 2008).
Xiaoping Li che il giorno seguente al preteso massacro inizia ad inviare fax in tutta la Cina per fare conoscere il “massacro di Tienanmen” alla fine deve ammettere: “Il Massacro di Tienanmen non è mai avvenuto! Il mio cuore scoppiava. Ho inviato in Cina fax di menzogne”. Egli pensa che il filmato che aveva visto fosse stato fatto dal governo cinese ma i titoli di coda sono inequivocabili: “Prodotto e diretto da Richard Gordon e Carma Hinton” (Xiaoping Li 2008).

Da notare che un sino-americano che ha assistito allo sgombero di piazza Tiananmen e che riferisce all’Ambasciata americana, sostene che un soldato che era nel primo mezzo blindato all’entrata di Piazza Tiananmen è stato percosso a morte, alla scena hanno assistito gli altri soldati che seguivano e sembra che abbia scatenato la sparatoria che ne seguì (la cosa è singolare perché l’unico morto nei pressi della Piazza sarebbe dunque un soldato). Questo fatto è confermato da più fonti in particolare da Brook che sotiene che il primo APC (mezzo di trasporto truppe) ad arrivare sulla Piazza e incerto su dove andare. I manifestanti trascinano vari materiali sulla strada per bloccarlo e infine cercano di incendiarlo con bottiglie molotov. Alcuni soldati vengono uccisi e si tenta il linciaggio dei rimanenti; i soldati all’interno dell’APC vengono presi dal panico (Brook 2006). Pecora dell'ANSA rileva: "Adesso, dietro il magro riparo di un platano, si vedono solo i segni della battaglia. Fiamme e denso fumo nero si levano dai tre mezzi blindati, arrivati per primi sulla grande piazza e poi incendiati dai dimostranti. Ogni tanto, le munizioni ancora al loro interno scoppiano con fischi e boati" (Pecora 1989, p.13). In molte di queste descrizioni si vede che chi attacca sono i manifestanti che creano panico tra le truppe che infine aprono il fuoco per difendersi. Pecora continua riferendosi ad un avvenimento accaduto fuori dalla Piazza: "Sui volti dei soldati, illuminati dai bagliori di un mezzo cingolato che sta bruciando poco lontano, si dipinge un'espressione di rabbia, mista a determinazione. Dai ranghi interni del plotone qual­cuno spara ancora in aria, mentre i primi tre della fila imbracciano le mitragliette, gridano qualcosa di indefinito e contemporaneamente sventagliano un paio di brevi raffiche ad altezza d'uomo" (Pecora 1989, p.12).


I riflettori sono accesi. La piazza è sgombrata
Testimoni presenti al Monumento dei martiri descrivono la seria mancanza di azione nella piazza vera e propria durante le sparatorie nelle strade. “Non abbiamo sentito nessun racconto di soldati che sparano direttamente sugli studenti affollati attorno al monumento dei martiri sulla piazza. Testimoni oculari affermano che, lontano da quello che si è detto, nessuno studente era presente nelle tende che i mezzi corazzati hanno schiacciato quando essi sono entrati nella piazza prima del sorgere del sole, il 4 giugno (U.S. Embassy 1989)”. Già il 13 giugno del 1989, il reporter del New York Times Nicholas Kristof riporta che nessun studente è stato ucciso nella piazza. La battaglia imperversò nelle principali arterie che portano alla Piazza. Kristof scrive che non ci sono “sicure indicazioni che le truppe avessero aperto il fuoco contro gli studenti” che occupavano Tienanmen. Kristof riferisce il 19 gennaio del 1990 le parole di Hou Dejian, secondo cui non di ci fu nessun morto quella notte in piazza (Beam 2009). In generale i giornalisti a New York scrivono che la lotta fuoriesce da Tiananmen per traferirsi verso la periferia di Pechino. In realtà la lotta inizia fuori Tienanmen e si muove verso la piazza senza mai coinvolgerla (Turmoil 1992, p.148). Il New York Times (Kristof e WuDunn) fa un buon resoconto degli avvenimenti secondo l’indagine del Joan Shorenstein Barone Center. Sono presenti riferimenti alla violenza dei dimostranti contro i soldati come dei soldati contro i dimostranti ma correttamente nessuna asserzione sui morti in piazza (Turmoil 1992, p. 147) . Inoltre secondo Kristof  “i blindati non circordavano il monumento, essi stazionavano nella parte nord della piazza e le truppe non attaccarono gli studenti affollati attorno al monumento. Le truppe non spararono nella piazza. La stessa tesi è sostenuta da Harry Harding in A Fragile Relationship e Gordon Thomas in Chaos Under Heaven (Chang 2005).


Secondo i vari resoconti forniti dai Tienanmen papers dopo l'annuncio fatto dai militari che erano arrivati in Piazza gli studenti hanno cominciato ad abbandonare Tienanmen già prima delle 2:00 dopodiché i manifestanti erano ridotti a poche migliaia. Intanto i militari affluivano verso la piazza da più punti. Verso le 2.00 alcuni studenti hanno cercato di incendiare con taniche di benzina i camion dei dell'esercito ma sono stati dispersi. Un raffica in aria ha fatto si che gli studenti abbandonassero il quartier generale della FAS e si radunassero tutti sotto il monumento degli eroi del popolo. I soldati sono corsi verso viale Chang'an chiudendo tutte le entrate alla Piazza. Hou Dejian, Liu Xiaobo, Zhou Duo e Gao Xin che avevano iniziato il 2 giugno lo sciopero della fame hanno cercato di convincere gli studenti ad andarsene. Chi Ling invece aveva detto che chi voleva andarsene poteva farlo come chi voleva rimanere. Gli studenti sembravano dalla parte di Hou Dejian e volevano che si mandasse una delegazione a trattare l'evacuazione pacifica della piazza. Hou Dejian parlò agli studenti ancora prima che i capi prendessero una decisione e li invitò a lasciare la piazza obbedendo ai principi della non-violenza "quindi le mazze, le bottiglie e qualsiasi altro oggetto che possa essere usato come arma deve essere abbandonato al monu­mento. Riconsegnate inoltre tutte le armi da fuoco catturate, così che non ci siano incidenti". Hou Dejian e Zhou Duo e altri due sono saliti su un'abaulanza e sono andati al Museo di Storia Cinese qui parlarono con un commissario politico. Hou disse «Ci siamo offerti di portare tutti gli studenti fuori della piazza, ma chiediamo che l'ELP non apra il fuoco. Vi preghiamo di darci tempo a sufficienza per organizzare l'evacuazione». Nel giro di tre minuti il commissario è tornato per dire: «Il posto di comando accetta la vostra proposta. Portate immediatamente gli studenti fuori della piazza, uscendo a sud. Non avete molto tempo. Non apriremo il fuoco». Alle 4:00 vengono spente le luci sulla piazza e il Comando della legge marziale diffonde questo messaggio: «Inizieremo ora a sgomberare la piazza e accettiamo il vostro appello all'evacua­zione». Alle 4:00 in punto si sono spente le le luci in Piazza ed è stato trasmesso un ulteriore comunicato in cui si diceva che gli studenti patriottici dovevano collaborare con il Comando della legge marziale per restaurare l'ordine. Gli studenti hanno acceso un falò. Hou Dejian e Zhou Duo tornati sulla piazza hanno comunicato agli studenti i risultati del colloquio. I commando hanno distrutto il sistema di altoparlanti poi le truppe della legge marziale sono avanzate verso gli studenti e gli studenti hanno condotto una votazione in cui la maggior parte ha gridato «Andiamocene!». A questo punto è stato detto agli studenti: «Preparatevi a lasciare la piazza in maniera ordinata sotto gli striscioni dei vostri istituti; gli studenti, i cittadini, i lavoratori e gli osservatori dei cittadini dovranno evacuare dirigendosi verso il distretto Haidian e poi in direzione di Zhongguancun». Alle 4:30 la piazza si è di nuovo illuminata e gli studenti erano completamente accerchiati con i soldati armati di manganelli che li incalzavano alla distanza di 10-20 metri. Alle 5.20 la piazza era quasi completamente evacuata solo un drappello di duecento studenti gridava "fascisti" e altri insulti ai soldati. In risposta, gli ufficiali e i soldati riuniti al Mausoleo del Presi­dente Mao hanno sparato alcuni colpi in aria e hanno gridato all'uni­sono: «Se nessuno mi attacca, io non attacco nessuno». Alle 5:40 la piazza è stata sgomberata senza alcun morto. "Molte indagini hanno confermato che nel corso dell'intero processo di sgombero della piazza le truppe della legge marziale non hanno ucciso né investito con i carri armati alcun manifestante" (Nathan e Link 2001, p. 443). Come si vede la versione ufficiale del governo coincide perfettamente con quanto detto dai testimoni oculari. Chi mentì furono altri.


In questo video si evince la cialtroneria di Chai Ling, sempre piangnucolosa, 
che cerca di accreditare i quattromila morti in piazza quando sa benissimo 
che nessuno morì. Hu Dejian, che trattò con i militari smentisce 
clamorosamente la "Comandante in Capo"

Lo storico americano Harrison E. Salisbury è in Cina per realizzare un documentario per la televisione giapponese. Salisbury soggiorna all’Hotel Beijng in una stanza che da su Tienanmen che però si vede solo in parte. Alle due del pomeriggio del 3 giugno va in Piazza ed incontra un corrispondente delle Reuters che gli fa il punto della situazione. Circa alle 2:00 del mattino, due o più corpi di truppe si stavano avvicinato a Tienanmen da diverse direzioni. Colro che provengono da est sono a piedi, marciando per la strada disarmati. Vengono circondati da cittadini comuni mentre si stanno avvicinavano alla piazza e quindi tornano indietro nella direzione da cui erano venuti in uno stato di smarrimento. Una seconda colonna da ovest, è più impressionante. Si tratta per lo più di truppe che in camion (disarmate) più truppe in autobus (armate). Sembra ci sia stato un incidente i cui sono morti alcuni civili (ma non un deliberato assassinio). Dalla piazza gli studenti dicono che ci sono stati quattro morti (e sembra che gli studenti pongano l’accento sull’intenzionalità per esasperare gli animi). Si tratta dell'incidente della camionetta con la troupe televisiva di cui abbiamo già parlato. Salisbury ritornato all’hotel nel tardo pomeriggio sente dalla BBC che i piazza Tienanmen c’è stata un battaglia tra truppe e dimostranti. Ma lui era appena stato in Piazza Tienanmen e non aveva visto nulla. Salisbury ritorna poi a Piazza Tienanmen e la trova calma in contraddizione con ciò che ha riferito la BBC. Ritornato all’hotel alle 4 e mezzo del mattino del 4 giugno si sintonizza su Voice of America.  Le truppe sono entrate Tiananmen, sparato sulla folla, 23 morti. Salisbury parla della strana sensazione derivata l'ascolto di trasmissioni provenienti da Washington, DC, per scoprire che cosa sta accadendo ad un blocco e mezzo di distanza. Ma come al solito le voci si rivelano infondate.
Alle 7:00 del mattino del 4 giugno la BBC riferisce di una grande carneficina in Piazza Tienanmen. I corrispondenti  giacciono sul pavimento del Beijing Hotel per evitare gli spari. Salisbury che è pure in questo Hotel commenta “Questa è probabilmente un'esagerazione”. Ma comunque ciò è rivelatore del fatto che la maggior parte dei reporter stanno da tutt’altra parte da dove dovrebbero stare per cui le notize sono costretti ad inventarsele se non ad ascoltarle per radio da Washington. Alle 10:00 del mattino uno studente gli dice che le truppe sono alla Beijing University sparano e ammazzano a destra e a manca, circostanza smentita poi alle 12 e venti da molti studenti che si recano all’Hotel Beijing provenienti dal Friendship Hotel vicino all’università che sostengono che non ci sia nessun segno di spari o di morti. Salisbury riferisce infine di avere avuto notizia dalla BBC alle 6 del pomeriggio che un centinaio di studenti sono morti a Tienanmen mentre fronteggiavano l’esercito. Alle 9 e trenta della sera voci dicono che gli studenti hanno cercato di fuggire attraverso il corridoio sotterraneo sono stati falciati dalle mitragliatrici dell’esercito. Egli rileva la scarsa probabilità dal punto di vista della fattibilità di un tale evento.  10:00 del mattino del 5 giugno, la BBC dice che il bilancio delle vittime è di 1000 persone morte mentre Salisbury pensa ad un centinaio, massimo trecento. La moglie dall’America ha visto riprese della CBS delle truppe che falciano i ragazzi in piazza (non è mai stato trasmesso nulla del genere). Egli formula i propri giudizi (i poveri ragazzi idealisti massacrati dal governo) su notizie false che provengono da migliaia di chilometri pur essendo lui nell’epicentro degli avvenimenti!!! Egli parte dall’aeroporto senza essere stato testimone di un solo scontro tra esercito e manifestanti e senza aver assistito a nessun massacro e aver visto un solo morto. Egli ha solo sentito spari, ha visto carri armati e blindati per il trasporto di truppe (Salisbury 2000).

Dopo le rivelazioni di Wikileaks

Gli ufficiali sentiti da Giulio Pecora diranno la stessa cosa:
Il «bagno di sangue della Tiananmen» è una menzogna, dice, perché tra le 4 e le 5 e trenta del mattino del 4 giugno gli studenti e gli operai che si trovavano sulla piazza sono stati sloggiati senza l'uso della violenza. E vero, ammette, che i soldati hanno aperto il fuoco in aria per disperdere folle di civili avanzando dal ponte di Fuxingmen, alla periferia occidentale, ed è anche vero che vi sono state vittime tra la popolazione. «È gente che è stata colpita per errore», gli fa eco un altro colonnello della XXXVIII, Yan Xuejing, secondo il quale «l'esercito non ha nulla da rimpro­verarsi, perché quando ha aperto il fuoco l'ha fatto per stroncare una rivolta controrivoluzionaria» (Pecora 1989, p.120).
Frank Niming dopo avere sostenuto che la tattica dell'Esercito era quella di concentrare ancora più persone in piazza per poi farne una strage arriva a affermare:
Un'altra tattica di propaganda usata con molto successo dalle autorità dopo il massacro è stata quella di negare che vi fossero stati dei morti nella riconquista della piazza. All'inizio si prendeva questa affermazione come una evidente bugia. Dopo il raffronto dei resoconti dei testimoni oculari stranieri, tuttavia, questa sembra la probabile verità. Con gli occhi aperti si era caduti nella trappola propagandistica che le autorità avevano preparato con molta cura. Se tutte le storie drammatiche di migliaia di morti sulla piazza erano false, suggerivano le autorità, erano esagerate anche le altre storie di morti in altre parti della città. La stampa internazionale reagiva in modo relativamente veloce ed efficace affermando che, infatti, nella piazza di per sé non vi erano state molte vittime, ma si aggiungeva che ciò non diceva niente sui resoconti di fonti indipendenti circa il gran numero di morti intorno alla piazza e nel resto della città. Tuttavia, la propaganda delle autorità sembra aver avuto il suo effetto Sempre più spesso si sente dire che la soppressione del movimento, di per sé deplorevole, dal punto di vista delle autorità era necessaria e comunque ha causato soltanto poche vittime (Niming 1993).

Niming che è uno dei "New Left Cold Warriors", i combattenti di sinistra della nuova guerra fredda contro la Cina, si è completamente dimenticato delle premesse complottistiche del suo scritto.


I recenti documenti segreti resi noti da Wikileaks hanno messo la pietra tombale sui presunti morti della Piazza. L'Ambasciata americana riporta quanto riferisce un diplomatico del Cile di Pinochet non certo accusabile di simpatie comuniste:

Un diplomatico cileno fornisce testimoninza oculare dei soldati che entrano in piazza Tienanmen: ha visto i militari entrare nella piazza e non ha notato alcun massiccio fuoco sulla folla, anche se si udivano sporadici spari. Ha detto che gran parte delle truppe entrate nella piazza era in effetti armate solo con attrezzature anti-sommossa – manganelli e mazze di legno; erano sostenuti da soldati armati. (Griswold 2011).
 La liberazione pacifica della Piazza. 
La violenza dei manifestanti

Il diplomatico cileno Carlos Gallo cenava nei pressi della piazza con la moglie "essi erano entrati ed usciti più volte dalla piazza e non erano stati molestati dalle truppe (addirittura!!). Sono rimasti con gli studenti accanto al monumento agli eroi del popolo fino alla resa finale, il diplomatico ha affermato che non ci sono state sparatorie sugli studenti nella piazza o nei pressi del monumento... Nonostante si fossero sentiti spari, Gallo ha affermato che fatta eccezione per alcune percosse contro gli studenti, non sono avvenute sparatorie sulla folla presso il monumento. Quando Poloff ha menzionato alcune testimonianze oculari di massacri nei pressi del monumento con armi automatiche, Gallo ha detto che non erano avvenute mattanze di quel tipo. Una volta raggiunto l’accordo per la ritirata, tenendosi per mano a formare una colonna, gli studenti hanno lasciato la piazza dall'angolo sudest. Praticamente tutti, incluso Gallo, hanno lasciato la piazza, i pochi che hanno tentato di restare sono stati percossi e scortati alla coda della processione. Una volta fuori dalla piazza, gli studenti si sono diretti ad ovest verso Guianmen Dajie mentre Gallo si e’ mosso verso est in direzione della sua auto" (Engdahl 2014) (Eyewitness account 1989).

L'articolo di Malcom Moore che nega il bagno di sangue sulla piazza. 
Wikileaks  conferma la versione cinese dei fatti.













La testimonianza contraddice, scrive il Telgraph, che è stato il primo giornale a riportare i documenti di Wikileaks, le relazioni di diversi giornalisti che si trovavano a Pechino in quel momento, che descrissero l'assalto dei soldati contro civili disarmati e suggerisce che il bilancio dei morti nella notte possa essere molto inferiore a alle migliaia di vittime che si pensava. Il Telegraph riporta anche un documento in cui si avvalora l'impressione che l'esercito non abbia deliberatamente fatto fuoco nella stessa Chang'an Avenue. Queste ovviamente sono le prime impressioni dell'Ambasciata americana scritte in documenti che dovevano rimanere top secret. La cosa singolare è che lo stesso Telegraph in precedenza aveva attaccato ferocemente esponenti della sinistra britannica come Ken Livingstone (Ken il rosso) ex sindaco di Londra e George Gallaway, leader di Respect, che avevano fatto osservazioni simili. Livingstone in particolare aveva affermato che la Gran Bretagna aveva essa stessa represso duramente manifestazioni per la poll-tax nel 1990 oppure con il massacro di Peterloo (St Peter's Square) a Manchester nel 1819 (Livingstone 2006).

Li Peng tenderà a sottolineare la vigliaccheria dei dirigenti studenteschi "dell'armiamoci e partite", la moderazione delle forze drll'ordine: "Le voci incontrollate non prevarranno più sui fatti. Le indagini hanno dimostrato che la notte del 3 giugno tutti i leader di quelle organizzazioni illegali come la Conferenza delle organizzazioni patriottiche, la FAS, la FAL e così via, si sono imboscati. Quel Wang Dan, che era presente in piazza quasi tutti i giorni, è sgattaiolato via e il teppista Wuer Kaixi è ora uccel di bosco. Si è recato in piazza poco dopo le 20.00 e meno di due ore dopo, quando ha sentito che la piazza sarebbe stata sgomberata, ha finto di sentirsi male e se l'è filata. Le truppe della legge marziale hanno risparmiato anche per­sone come quell'attivista della FAS, Guo Haifeng, che voleva usare i bidoni di benzina per dare alle fiamme il muro della Città Proibita a Tienanmen. L'hanno soltanto arrestato. Fatti del genere possono solo mostrare quanto ignobili e infondati siano i riferimenti occidentali al "bagno di sangue" di Tienanmen" (Nathan e Link 2001 pp. 465-66).

Concludiamo a mo' di riassunto con la testimonianza presa dal lio di Geobrrge Black e Robin Munro:

La credenza in un "massacro di Piazza Tiananmen " è, alla radice, legata al problema delle notizie date dalla televisione. Il più delle volte i media hanno una relazione infelice con la verità storica, saturando il pubblico con potenti immagini in tempo reale che non sono facilmente rianalizzate. Ma la televisione, paradossalmente, è ancora più potente quando lo schermo si oscura. Ci sono stati, forse, una dozzina di giornalisti stranieri nelle vicinanze del Monumento quella notte (3 giugno 1989) mentre l'alba si avvicinava. Il filmato girato da una troupe della Televisión Española e da una troupe cinematografica di Hong Kong arroccata sulla cima dei bagni pubblici sul lato ovest della piazza non è stato visto da molti al di fuori dei loro paesi d'origine. L'ultima equipe americana sulla scena era la CBS News. Il corrispondente di questa rete, Richard Roth, ha avuto il tempo di fare un reportage prima di essere arrestato e racchiuso nella Grande Sala del Popolo. Come la telecamera ha sbandato verso il cielo e il quadro è diventato nero, la voce si è fatta drammatica:. "I soldati hanno individuato (il cameraman Derek Williams) e me, e ci trascinano via con rabbia. Un attimo dopo cominciano potenti raffiche di armi automatiche, infuriano i colpi delle armi da fuoco per un minuto e mezzo che dura quanto un incubo. E noi non riusciamo più a vedere. "
L'impressione di un massacro degli studenti senza testimoni è ancora più forte nei reportage di John Simpson della BBC. Simpson era una delle star dei media della primavera di Pechino, e il suo team ha vinto diversi premi per i sui servizi. Egli aveva il rimorso di aver lasciato la piazza troppo presto. "Qualcuno avrebbe dovuto essere lì quando è avvenuto il massacro", scrisse più tardi su periodico Granta.
Simpson ricordava che c'era un posto al riparo al piano superiore dell' Hotel Beijing da cui guradare, "Abbiamo girato come le luci della piazza sono state spente alle quattro del mattino. Sono state riaccese 40 minuti dopo, quando le truppe ed i carri armati si sono spostati dal monumento stesso, sparando prima in aria e poi, ancora, direttamente sugli studenti, così che che i gradini del monumento e i bassorilievi che lo ornavano fossero distrutti dai proiettili".
Il problema di questo reportage è che il monumento e tutta la metà inferiore di Piazza Tiananmen sono nascosti alla vista dall' Hotel Beijing, a mezzo miglio di distanza. Gli spari che Roth e Simpson hanno sentito non erano affato rivolti agli studenti. Alle 5:05, il livello superiore del Monumento pullulava di commandos. Lo scrittore Lao Gui ha visto tutto. "Un piccolo distaccamento di soldati vestiti in uniforme mimetica si precipitò verso il Monumento, occupando la sommità di esso, e ha sparato incessantemente in aria .... Presto, gli altoparlanti degli studenti sono stati resi inservibili. I soldati avevano sparato sugli altoparlanti (e non sugli studenti)".  Anche la troupe televisiva spagnola era sul posto, non vide nessuna uccisione. Nei successivi venticinque minuti, gli studenti uscirono della piazza. Si sono ritirati di pari passo con l'avanzata dei blindati per trasposto truppe, per ottenere sino all'ultima goccia di vittoria morale dalla loro ritirata. Formarono una colonna in fila per dieci, ogni gruppo sotto la bandiera del suo college e avevano le lacrime che gli rigavano le guance. Tutti sembravano scossi, molti tremavano o erano instabili sulle gambe. "Abbasso il Partito Comunista!" un gruppo gridò (Black and Munro 1993, pp. 246-248.) [8]
Un tank attaccato con bottiglie molotov 
ha sbandato investendo alcuni studenti 
che ritornavano dalla piazza tra cui 
 Fang Zheng.
Mentre un gruppo di studenti che aveva abbandonato la piazza stava ritornando all'università, diversi isolati al di fuori della piazza, un tank ha sbandato e ha travolto alcuni di loro. I tank andavano ad alta velocità per evitare le bottiglie molotov dei manifestanti violenti. Le foto degli studenti morti e feriti di questo avvenimento sono una delle icone del massacro. Un giovane atleta di classe mondiale, Fang Zheng, è stato mutilato in questo incidente, perdendo entrambe le gambe. (Robinson 2011). Si trattò però di un incidente.
Scive alla fine fine l'analista di geopolitica Engdahl: "Quando l’ELP (l'Esercito cinese) ha fallito nell’inondare Pechino del sangue di “migliaia di studenti” martiri della democrazia, Washington non ha potuto far altro che costruire una favola di un massacro virtuale e, grazie al suo schiacciante controllo sui media mainstream, la maggior parte del mondo ha creduto alla menzogna" (Engdahl 2014).

[1] Chi Ling (la leader fuggita in Usa di cui parla Chow) farà poi fortuna nel campo dell’informatica e otterrà il visto nel 2005 per curare gl interessi della propria ditta in Cina abbandonando il mondo dei “dissidenti”.
[2] Sarebbe ora, conclude Bregolat, che la TVE valorizzasse una delle maggiori esclusive che avuto. Molto probabilmente non si assisterà a questo perché si continua a fare un uso distorto delle informazioni. I non morti di Tieanmen contrastano quella che il mainstream ha stabilito fosse la versione ufficiale.
[3] Secondo Hallett Abend, corrispondente dalla Cina nella prima metà del Novecento, parecchi giornalisti giunti a Shenyang per l’annessione della Manciuria al Giappone e l’incoronazione di Pu Yi in realtà non si sono mai allontanati dal tragitto tra il bar Yamato e la lounge del vicino Mukden Club, pur non esitando a “mandare telegrammi in cui dicevano di essere al ‘fronte’ con i giapponesi, di star soffrendo con loro nelle trincee… di soffrire la fame con loro quando le razioni non arrivavano”(Franceschini 2010).
[4] Il documentario fu fatto nel 1995 con i fondi del National Endowment for the Humanities, della Ford Foundation e della Rockefeller Foundation, non certo istituzioni sospette di filo-comunismo. Venne mandato in onda dalla PBS e da altre televisioni.
[5] Daniel Vukovich ritiene questo documentario (con credito per la sceneggiatura di Geremie Barme) “problematico, se non razzista” perché collega il movimento di protesta a Mao, "ma in una modo puramente negativo alla Fu Manchu”. Anche perché vi vede la mano del sinologo Geremie Barme che definisce "feudale" la petizione dei leader studenteschi nei confronti del governo.
[6] Il padre di Carma, William è il famoso sinologo autore di Fanshen. Oltre a solidarizzare con gli studenti (sebbene definiti un primo tempo “democratico-boghesi”) finirà per paragonare, dopo Tienanmen, il regime cinese al fascismo (Hinton 1990, 189).
[7] Earnshaw afferma “Io fui probabilmente il solo straniero che vide lo sgombero della piazza dalla piazza stessa (Clark 2008a)”. In realtà, almeno fino ad una certa ora furono presenti sulla piazza una troupe della Radiotelevisión Española, un film-maker di Hong Kong, l’osservatore di Asia Watch, Robin Munro, Claudia Rosett dell'Asian Wall Street Journal e John Pomfret dell'Associated Press.
[8] Gli autori sono andati personalmente a verificare nel 1991 cosa si potesse vedere dal tetto del Beijing Hotel ovvero nulla di ciò che hanno asserito di aver visto i giornalisti in questione. 

Bibliografia


Black, G. & Munro, R., 1993. Black Hands of Beijing: Lives of Defiance in China’s Democracy Movement, New York: John Wiley & Sons, Inc.
Bregolat, E., 2007. TVE en Tiananmen. La Vanguardia.
Brook, T., 2006. FRONTLINE: the tank man: interviews: timothy brook, PBS. Available at: http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/tankman/interviews/brook.html [Accessed October 26, 2010].
Chang, A., 2005. Revisiting the Tiananmen Square Incident: A Distorted Image from Both Sides of the Lens. Stanford Journal of East Asian Affairs.
Chow, G., 2007. Conoscere la Cina, Armando Editore.
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 Appendice

Resoconto dell'esercito sullo sgombero della Piazza 

Stralci da «Svolgimento della missione, coscienzioso adempimento della legge marziale», resoconto del Trentottesimo gruppo dell'esercito alla Commissione centrale militare, 8 giugno

La Sesta divisione corazzata, che è partita da più lontano, si è spo­stata rapidamente. Le unità di avanzata della divisione, che guida­vano il Ventunesimo reggimento carristi e il reggimento di artiglieria antiaerea, hanno raggiunto piazza Tienanmen alle 01.45 del 4. Le truppe e il comando della base dell'esercito, sotto il loro controllo e il Ventiquattresimo reggimento corazzato, sono invece giunti separata­mente alle 04.30 e alle 07.20. Le restanti unità della divisione hanno assunto le proprie posizioni vicino al Museo militare. Prima dello sgombero, i diecimilaottocento ufficiali e soldati del gruppo dell'eser­cito e i quarantacinque veicoli corazzati hanno schiacciato l'accesa arroganza degli insorti, hanno distrutto le loro linee di difesa a ovest e hanno riempito di paura i cuori degli irriducibili trincerati nella piazza.
Dopo che il gruppo dell'esercito è giunto a Tienanmen, i rivoltosi sul bordo della piazza hanno cominciato a spostarsi lungo viale Chang'an, sia a est sia a ovest, cercando di raggrupparsi e di organiz­zare un contrattacco. Seguendo gli ordini del Comando della legge marziale, il gruppo dell'esercito ha inviato le divisioni Centododice­sima e Centotredicesima per bloccare le entrate orientale e occiden­tale di viale Chang'an verso la piazza e per creare dei cordoni in quelle posizioni. Contemporaneamente, due reggimenti della Sesta divisione corazzata hanno iniziato a sgomberare l'area tra il ponte Jinshui e Wumen e a bloccare le porte della torre di guardia che fian­cheggiano Wumen, per fare in modo che i rivoltosi non entrassero nella piazza dalla direzione del Museo del Palazzo imperiale. Queste azioni hanno isolato il margine settentrionale della piazza, tagliando così fuori gli irriducibili e assicurando l'operazione di sgombero senza problemi. Lo sgombero vero e proprio è iniziato alle 04.30 del 4 giugno. Due­mila soldati delle brigate dell' artiglieria e del genio, più quarantadue veicoli corazzati della Centododicesima divisione, in collaborazione con le unità sorelle, hanno liberato la piazza spostandosi da nord a sud. Prima che ciò avvenisse avevamo catturato sei rivoltosi, tra i quali Guo Haifeng, membro del Comitato permanente e segretario generale della FAS, che stavano tentando di appiccare il fuoco alla Porta della Pace celeste e avevamo abbattuto la Dea della Democrazia, che rappresentava l'emblema spirituale dei rivoltosi. Quindi, guidati da soldati a piedi, alcuni autoblindo hanno spinto la folla nella piazza in direzione sud verso Zhengyangmen e lì hanno rapidamente formato un cordone, completando così trionfalmente la fase di sgombero. Nel liberare la piazza, gli ufficiali e i soldati del nostro esercito hanno mantenuto il più alto livello di autocontrollo, dall'inizio alla fine, e non ima sola persona è stata uccisa con colpi di fucile. Per tutta la durata delle operazioni di sgombero della piazza, che tutto il mondo stava osservando, il nostro esercito non solo ha svolto la funzione di intimidazione, che un esercito motorizzato può compiere, ma ha dimostrato di non avere paura e di essere fedele al proprio dovere. (Nathan e Link 2001, p. 443)

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