Benvenuti

Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

mercoledì 6 febbraio 2013

8.8: Migranti e sistema Hukou

 8. La schiavitù in fabbrica…ma dove?



I lavoratori emigrati dalle campagne sono l'esercito principale della forza lavoro dell'industria cinese. La nostra ricchezza e i nostri alti edifici sono un distillato del vostro duro lavoro e sudore. Il vostro lavoro è cosa gloriosa e dovrebbe essere rispettato dalla società, Il governo e tutte le parti della società dovrebbero trattare i giovani lavoratori emigrati come tratterebbero i propri figli.
Wen Jiabao 2010

Un giornalista indiano istituisce un paragone tra India e Cina a proposito degli slum:
Se Cina e India vengono confrontate dalla eleganza delle loro città, allora la Cina dovrebbe vincere generosamente. Mentre la Cina è intenta a creare super città, l’India sta ancora lottando con i problemi basilari dell’acqua e dell’elettricità. L'India ha impiegato due anni per costruire un cavalcavia; nello stesso tempo la Cina ha costruito migliaia di chilometri di autostrade. […] Mente la Cina è conosciuta per i grattaceli, le città indiane sono conosciute per i loro slum. Bombay, la capitale finanziaria del paese, è la sede del più grande slum dell’Asia e almeno metà degli abitanti della città risiedono nello slum.[…] Bambay, in particolare, e le città indiane in generale, sono cadenti e hanno miglia da percorrere prima di potere essere chiamate città. (Saraf 2008)
Egli ne deduce che il gioco di imitare la Cina non valga la candela. Ma è sempre una questione di proprietà e di relativismo delle scelte: "E’ abbastanza interessante notare come la Cina è stata capace di evitare il problema degli slum. Immaginate, se doveste chiedere il permesso per trasferirvi da Bombay a Delhi! Sembra incredibile, ma un simile sistema (l’Hukou) esiste in Cina! Sono pronti gli indiani a sacrificare tali fondamentali diritti per rimuovere gli slum dalle città?" (Saraf 2008).
Il Terzo plenum del PCC del novembre 2013 ha deliberato un ulteriore allentamento dell'Hukou per chi intende risiedere nelle città di media grandezza che però non porterà agli slum che rimarranno però in India. Il modello pianificato cinese rivela dunque ancora la sua superiorità.

Slum di Nuova Deli. Niente di simile in Cina anche grazie al sistema Hukou
"Nelle terre desolate di cemento delle megalopoli latino-americane, la massa della 'popolazione informale', eufemismo equivalente al 'materiale umano' usato nel gergo nazional-socialista dei campi tedeschi di lavoro e sterminio, fornisce un terreno di coltura di tutte le atrocità che vengono in mente, la sterilizzazione di massa da parte degli organismi internazionali che violano impunemente i diritti, i principi, la sovranità e la vita umana; omicidio di massa di bambini e dei poveri, traffico dell'industria del trapianto di organi; spettacolo del consumo di droga letale, prostituzione, piaghe e desolazione" (Subirats, 1993, p. 65). Questa la descrizione degli slum dall'altra parte del mondo. Nulla di ciò che accade in Cina. "La massa della popolazione cinese è "moderna", nel senso che Samir Amin da questo concetto. E' una massa agguerrita dal duro lavoro agricolo e dalla disciplina sociale, educati bene o male nello spirito socialista e desiderosa della prosperità generale del paese anche a proprio vantaggio. Sono giovani e, probabilmente, più scolarizzati." (Egido 2006).

Bisogna ricordare cosa è avvenuto tra la fine del XIX° e l'inizio del XX° secolo  negli Stati Uniti e in Europa. Come in quel periodo la Cina sarò ancora un posto di lavoro duro per qualche tempo. Tuttavia, i salari e le condizioni i lavoro continueranno ad essere molto meglio nell'industria che nella campagna sovrappopolata, così i lavoratori continueranno a correre in città. Ma quelle città potrebbero non essere pronte a riceverli. La Cina cresce attraverso l'urbanizzazione, però si paga un prezzo per una transizione troppo rapida. Bisogna sacrificare alcune preoccupazioni ambientali per un rapido progresso economico. Il divario tra i più ricchi e i più poveri dovrebbe necessariamente aumentare durante la modernizzazione. Le infrastrutture dovranno aumentare ancora per decenni.Occorre tenerlo sotto controllo questi fenomeni per avere una urbanizzazione ordinata che eviti di ingigantire gli inevitabili inconvenienti del fenomeno.

"Una delle piaghe più inquietanti dei paesi del sud sono le loro gigantesche baraccopoli. In città come Manila, Mumbai, Lagos, Buenos Aires e molti altri, milioni e milioni di persone vivono in condizioni di sovraffollamento indegne. In Cina non c'è traccia di questo. Il sistema è il risultato diell' hukou, di cui si è parlato molto. Si stima che tra il 2005 e il 2015 un terzo dei cinesi abbiano occupano una nuova casa. Quasi l'equivalente dell'intera popolazione europea" scrive il sinologo belga Marc Vandepitte (Vandepitte  2013).
Il sistema Hukou ha un una lunga storia in Cina e fu stabilito nel V secolo al tempo dei regni combattenti. Fu poi adottato dalla dinastia Qin nel tredicesimo secolo fino alla dinastia Manciù dei Qing ovvero fino alla proclamazione della Repubblica. Sia la Repubblica di Cina precomunista sia Tiawan hanno adottato questo sistema. Con la regolamentazione del 1958 il sistema diventa più uniforme e anche più rigido fino a diventare un coerente sistema legislativo nel 1985. Esso lega le persone al luogo di nascita impedendo l'immigrazione incontrollata nelle città come pure il passaggio da città medio piccole a quelle grandi.
L’Hukou è una sorta di Registro di famiglia come esistono in parecchi paesi tra cui il familienbuch in Germania e il livret de famille in Francia, l’Hojeok in Corea del Nord e del Sud dove è stato abolito nel 2008, in Vietnam (Hộ khẩu) e il Koseki in Giappone che analogamente all'Hukou cinese è in vigore da tempo immemorabile. Anche Taiwan ha un sistema simile imposto originariamente dai giapponesi, anche se è molto più facile cambiare residenza che nella Cina continentale. La distinzione è tra la cittadinanza “agricola” (nongye hukou) e “non agricola” (fei nongye hukou). I residenti delle aree urbane, possessori di hukou non rurale, possono godere di un trattamento preferenziale all'interno della loro comunità dal punto di vista della sanità, degli alloggi, dell’educazione e delle pensioni.
Il sistema c’era anche in Unione Sovietica chiamato propiska e un sistema analogo è ancora in vigore almeno in Bielorussia, Russia, Kirgizistan e fino non molto tempo fa in Ucraina. Nel periodo sovietico aveva una certa importanza e serviva anche per avere il diritto di abitare nelle grandi città dell’URSS e dava diritti in caso di divorzio su una parte dell’abitazione di proprietà del coniuge. Oggi è stato sostituito dalla meno importante registratzia.

Alcune funzioni dell’Hukou come l’allocazione delle razioni di cibo per i cittadini sono diventate secondarie mentre è rimasto fondamentale il controllo dell’ordine pubblico. Il sistema Hukou richiede che ogni cittadino sia registrato dalla Polizia hukou dalla nascita in avanti e la registrazione è la base legale dell'identificazione personale. La registrazione diventa indispensabile e ci dice se la persona risiede in città o in campagna nell'indirizzo legale, l’unità a cui si è affigliati dal punto di vista dell’occupazione, informazioni sulla famiglia, credo religioso, descrizione fisica.
In base all’Hukou si può ottenere la residenza legale permanente  e i diritti comunitari di base. Viaggiatori, visitatori e migranti temporanei devono essere registrati se rimangono per più di tre giorni in un luogo diverso dalla residenza. Coloro che cercano lavoro e che si fermano per più di un mese devono essere approvati. Coloro che violano le leggi sulla residenza potevano in passato essere multati, incarcerati, rimpatriati forzatamente e perseguiti penalmente. Oggi molto meno che in passato si ricorre a strumenti repressivi.

Ormai i problemi dell’Hukou sembrano alle spalle della nazione cinese. In alcune aree del paese sono state allentate le regole rigide che presiedevano al sistema e si è anche sperimentato in alcune città lo smantellamento del sistema prima ancora dell'annuncio dell'ulteriore annacquamento dato dal Terzo Plenum del 2013 :
La Cina non ha formalmente abbandonato il sistema, noto come hukou, che può ancora rivelarsi un fastidio. Ma, come centinaia di milioni di persone si sono trasferite dalle province interne nelle ricche città costiere in cerca di opportunità economiche, l'una dopo l'altra  le autorità si sono trovate a fare concessioni a questa nuova realtà. Song Daqing, che vive in una casa di una singola stanza qui con la moglie e tre figli, si considera come un beneficiario di questi cambiamenti. Nato in povertà nella provincia di Sichuan, ha lavorato come minatore di carbone, pastore di bestiame, muratore guadagnando meno di 60 centesimi al giorno, prima di venire a Shanghai nel 1998. I suoi primi anni in questa città sono stati caratterizzati da frequenti rastrellamenti di massa di migranti da parte della polizia, ed è stato per due volte in centri di detenzione affollati prima di essere espulso dalla città. "Ora abbiamo tutti i permessi di soggiorno", ha detto il signor Song, che sostiene la sua famiglia con la vendita di verdure. "La polizia non controlla più i nostri documenti, e anche se vieni trovato senza permesso, non ti arrestano, ma ti suggerisco di ottenerne uno il più presto possibile"(French 2008).
La Cina è un paese relativamente poco urbanizzato
Il sistema Hukou ha numerose funzioni. Permette di programmare e allocare le risorse per la popolazione locale quali l’educazione scolastica ecc. In secondo luogo permette di controllare il flusso campagna-città, piccoli centri-grossi centri. Questo tipo di flusso viene scoraggiato e incoraggiato invece il flusso contrario. L’urbanizzazione della Cina è relativamente bassa e lenta rispetto al suo grande sviluppo economico. Infatti gli slum cinesi sono pressoché inesistenti o comunque insignificanti confrontati a quelli dell’India e del Brasile.

In ogni caso il futuro sta nelle città: "Maria Regis diceva che l’avvenire della Cina può essere solo industriale e non rurale. Benché abbia una grande estensione, la terra coltivabile è scarsa. La maggior parte della terra è fatta di deserti e montagne. Rispetto all’enorme popolazione sempre in crescita, anche col migliore dei sistemi di coltivazione non sarebbe in grado di nutrire i suoi abitanti. Ha sempre importato cereali, anche nell’epoca di Mao importava cereali dall’Australia, dal Canada." (Masi 2004).
L'urbanizzazione relativamente lenta è riuscita a ottenere il primo traguardo immaginato da Deng Xiaping, ovvero arrivare al relativo benessere di una parte consistente della Cina quella urbana e della costa est per poi usare questo trampolino per portare tutta la Cina nella comune prosperità. L’Hukou è servito a far si che questo obbiettivo sia stato ottenuto all’interno di un mare di lavoro non qualificato. Naturalmente il tutto avrà successo se anche la seconda parte dell’obbiettivo avrà successo. Ma arrivare al compimento della prima parte senza subire gli effetti dell’America Latina o dell’Africa sarebbe stato problematico senza il sistema Hukou e avrebbe reso inoltre meno vivibile le città anche per gli stranieri in particolare businessmen che vi si stabilivano portando capitali e innovazione.

Lo sviluppo della Cina è stato relativamente ordinato e, al contrario di altri paesi in via di sviluppo, ha limitato parecchi problemi quali gli slum, la povertà urbana, i senza casa e l'accattonaggio che sono le piaghe di questi paesi. Quei grandi slum sono “una caratteristica inevitabile ed in espansione delle città dei paesi in via di sviluppo” (Fei-Ling Wang 2005). In Cina sono in generale piccoli, temporanei e insignificanti. Scrive Enrico Lobina:  "Il governo da una parte lotta per migliorare le condizioni di vita dei migranti. Dall’altra evita a tutti i costi che centinaia di milioni di contadini vengano in città. Le città cinesi non sono come quelle indiane, affollate da mendicanti e poveracci." (Lobina 2008). Ancora nel 2000 il tasso di urbanizzazione era meno del 30% contro il 42,5-50% degli altri paesi con la stesso reddito procapite  PPP. L’urbanizzazione della Cina è comparabile a quella degli USA tra il 1880 e il 1890 sebbene il suo sviluppo alla fine degli anni ’90 sia comparabile a quello degli USA tra gli anni ’50 fino al ‘70. La Corea del Sud e Taiwan tra il 1970 –80 e il Giappone tra 1965-75 avevano il tasso di urbanizzazione e industrializzazione pari a quello della Cina tra il 1998 e il 2004 (andiamo a vedere quali diritti avevano i lavoratori allora). Il 74% della popolazione è ancora organizzata come appartenente alla campagna.
In Cina si è riusciti a mantenere una economia duale, cosa che contraddice lo sviluppo duale di Lewis. Nei paesi arretrati, dice Lewis, c’è la prevalenza di manodopera sottoccupata nel settore agricolo. L'economia si divide in due settori: uno stazionario, cioè l'agricoltura, e uno moderno, l'industria. Lo sviluppo inizia con un aumento della domanda di prodotti industriali, che provoca un trasferimento di forza lavoro in esubero dal settore agricolo a quello industriale. Dato l'eccesso di lavoratori, i salari sono molto bassi. In Cina si è potuto sviluppare il settore industriale con stipendi relativamente alti rispetto ad esempio all’India grazie al sistema Hukou che limita la concorrenza del lavoro.
L’esempio di Shanghai illustra questa politica. Lo si può vedere come particolarmente ingiusto verso gli immigrati, ma anche considerare che esso protegge l’impiego dei lavoratori delle città, impedendo la pressione dal basso sui loro posti di lavoro. Anche se discriminati i lavoratori venuti dalla campagna trovano dei redditi superiori a quelli che hanno in quanto contadini, l’attrazione c’è ma la durezza di queste condizioni impedisce l’afflusso incontrollato. Di fronte ad un numero sempre crescente di migranti, la municipalità di Shanghai ha preso delle misure di protezione del mercato del lavoro per i shanghaiesi distinguendo gli impieghi destinati alla manodopera urbana e gli altri alla manodopera provinciale. In effetti nel 1995, l’ufficio del lavoro e della protezione sociale ha pubblicato una lista di settori di attività e di impieghi destinati ai migranti: i settori dell’industria pesante sono per primi riservati ai cittadini, il tessile e le costruzioni sono aperti ai migranti; infine gli impieghi “visibili” come gli autisti di taxi, agenti di polizia, telefonisti ecc, sono formalmente vietati ai migranti.
I migranti assicurano la loro presenza su dei segmenti del mercato del lavoro dequalificati come la manifatturale confezioni, le costruzioni, la ristorazione, il trasporto merci, ecc si può allora parlare di ”nicchie economiche”. Nello stesso tempo che il settore tradizionale si rianima ha luogo un fenomeno di terziarizzazione che si accompagna ad una precarizzazione dei mercati del lavoro generatrice di impieghi pagati all’ora o per compito o sono più sovente occupati dai provinciali... Nel 2000 l’82,9% dei migranti lavoravano nel settori mal considerati dagli shanghaiesi: cantieri navali, tessile, costruzioni e servizi (Bleitrach 2008).
Così Cheek descrive l’Hukou, descrizione ormai datata:
Essenzialmente, tale sistema di passaporti interni confinava i contadi­ni nelle comunità rurali e impediva quell'emigrazione dei lavoratori delle campagne nelle città che ha invece contraddistinto tutte le altre economie in via di sviluppo. Lo hukou fu introdotto all'incirca al tem­po della trasformazione in comuni delle proprietà terriere rurali (ci si riferisce alla riforma fatta  in epoca maoista). Di conseguenza, dagli anni Sessanta ogni lavoratore cinese - che operasse nell'agricoltura, nell'industria, o nei servizi - ebbe un suo posto in tale economia pubblica. O si risiedeva in una comune rurale o si aveva un hukou urbano, e in tal caso si lavorava in un'impresa o unità di lavoro (danwei) di proprietà statale. L'unità di lavoro era un datore di lavoro full service. Una banca, per esempio, avrebbe fornito alloggio ai suoi im­piegati in stabili a edilizia altamente sovvenzionata - di solito condomi­ni costruiti proprio accanto al luogo di lavoro -, si sarebbe fatta carico della loro assistenza sanitaria e dell'educazione dei loro figli e avrebbe fornito loro i buoni per le razioni alimentari validi in quel distretto di residenza (buoni che contribuivano a tenere lontani dalle città gli abi­tanti delle campagne non autorizzati). Abitualmente, un lavoratore si vedeva assegnare un impiego al termine della scuola secondaria o del corso di studio universitario e in genere faceva lo stesso lavoro per tutta la sua carriera. Anzi, in certe industrie divenne la norma che uno dei suoi figli potesse subentrargli quando fosse andato in pensione. Nella Cina di Mao, la vita lavorativa ruotava intorno a simili unità di lavoro o comuni rurali. Con la riforma, i sistemi dello hukou e del danwei si sono lenta­mente sgretolati. Nei primi anni del nuovo millennio, erano già circa 150 milioni i lavoratori rurali privi di permessi hukou emigrati nelle aree urbane alla ricerca di un lavoro temporaneo o a lungo termine;  (Cheek 2007, p.16-17).
Il sistema Hukou crea però i migranti che ora "sono più numerosi dei lavoratori urbani, e costituiscono la maggior parte della forza lavoro industriale della Cina. La gran parte ma non tutti vengono da zone rurali - nel 2003, oltre 98 milioni di lavoratori rurali hanno trovato lavoro al di fuori dei loro comuni - partendo dai 15 milioni del 1990. ... Questi lavoratori affrontano molti degli stessi problemi incontrati dai lavoratori immigrati negli Stati Uniti. Molti entrano nell'ambiente urbano con capacità limitate, e iniziano la loro vita in città come lavoratori edili o dei servizi, guardie di vigilanza, lavorano begli hotel nei ristoranti o come custodi." (Bechtel 2002).

Basandosi sui documenti Hukou la polizia tiene monitorati e controllati i potenziali criminali. Questo tipo di controllo ha un ruolo importante nel mantenere la stabilità in Cina. Infatti la criminalità in Cina è insignificante se paragonata a quella dell’India o del Brasile. Un giornale legale citava la città di Yinchuan, capitale della Regione Autonoma di Ningxia Hui, che ha più di 160.000 migranti. Nel 2005, la  polizia locale ne ha arrestato almeno 1.000 per reati, più del 60% degli arresti totali dell’anno. Nel 2006 1.177 migranti sono stati arrestati cioè il 57 % degli arresti della città. Secondo la polizia molti migranti non hanno fissa dimora è sono difficilmente “tracciabili”. Inoltre hanno la tendenza a formare gangs. (Migrant Police 2007). La criminalità oltre a minare la stabilità disincentiva gli investimenti. Estorsioni, rapimenti, criminalità organizzata che si sostituisce allo stato frenano le attività imprenditoriali impedendo lo sviluppo come sappiamo bene anche solo guardiando a molte regioni italiane. I migranti sono invece relativamente pacifici nelle manifestazioni e gli  incedenti di piazza dove partecipano in generale in numero minore di altri ceti sociali. (Fei-Ling Wang 2005). Dopo il 1986 si è decisa l’informatizzazione dell’intero sistema e a tal fine sono stati distribuiti dei fondi. Ormai quasi tutti i dati Hukou dei cittadini della Cina sono stati informatizzati e sono consultabili in rete dalle stazioni di polizia. L’Hukou tiene conto anche delle registrazioni negli alberghi e la polizia ritiene che molti casi di criminalità sono stati risolti grazie a questo.

Sebbene i migranti siano i più vulnerabili alla pratiche criminose, in Cina come da qualunque parte, del resto, è evidente che il problema non è soltanto una questione di ordine pubblico e che una politica tesa ad includere piuttosto che ad escludere marginalizzerebbe di meno i migranti per cui sempre più i migranti hanno l'appoggio delle organizzazioni come il sindacato che si battono per il trattamento corretto della manodopera: "In questo campo, hanno l'appoggio di certi sindacalisti che sperano che i conflitti tra operai e padroni privati conferiscano loro una nuova legittimità. Perché, spiega uno di essi, «opporsi alle manovre illegittime di capitalisti non significa opporsi a una politica del governo, ma invece difendere la legge»." (Rocca. 2007).
Il sindacato ACFTU, che in passato ha organizzato solo i lavoratori con permesso di soggiorno urbano, da tempo cerca di organizzare i migranti. Già nel 2003 ha annunciato che avrebbe reclutato lavoratori migranti nel maggior numero possibile. Nel primo mese, oltre 34 milioni si sono iscritti alle unita sindacati locali. La questione implicava una certa creatività con i sindacati che assumono nuove forme. Dato che i lavoratori dell'edilizia, in particolare, si muovono molto, i sindacati hanno cercato di costruire legami tra le città di origine e i cantieri per creare le condizioni migliori."Alcune imprese sono troppo piccole per sindacati separati", rilevava Tong Qing Feng, vice presidente dell'Istituto cinese di relazioni industriali,  "Così siamo flessibili, e costruiamo i sindacati in base alle condizioni nelle diverse regioni e industrie".(Bechtel 2004).
Salari arretrati recuperati distribuiti agli aventi diritto
La nuova forma di sindacato per i migranti è basato sulla comunità. La gestione dei servizi è stata gradualmente spostata alle comunità locali nelle città di grandi dimensioni, i lavoratori dei servizi alla comunità e dei lavoratori edili che impiegano molti lavoratori migranti
sono cresciuti notevolmente. Molti migranti lavorano anche in piccoli gruppi in imprese private. Il sindacato basato sulla comunità aiuta ad affrontare queste tendenze. A Nanjing, sotto la spinta di questi sindacati le comunità hanno firmato contratti di servizio con i propri dipendenti, che sono per lo più lavoratori migranti. Essi hanno rappresentato anche i lavoratori migranti nella negoziazione dei contratti collettivi di lavoro con datori di lavoro privati. Secondo Siming Chen, capo del sindacato di Nanjing : "L'iscrizione ai sindacati di comunità è un segno che si sono trasformati da contadini a cittadini- un grande sogno per molti di loro." Il China Daily riferiva già nel 2004 la nascita del sindacato dei migranti a Shenyang,  il primo del suo genere nel paese. Il sindacato aveva 4.500 membri alla fine del mese di giugno, e, scrive il giornale, "ha fatto molto per aiutare a risolvere molti casi relativi problemi dei pagamenti arretrati." (Bechtel 2004). Il pagamento in ritardo o il mancato pagamento dei salari  è un problema che dopo aver avere raggiunto vertici preoccupanti sta diminuendo nel tempo: "Ogni anno, prima del capodanno cinese, i governi locali lanciano le "campagne di recupero degli arretrati" e in seguito di annunciano orgogliosamente di aver recuperato molti milioni di yuan a favore dei lavoratori. Questi importi aumentano ogni anno. Nel Guangdong, i salari arretrati recuperati sono pari a 21 milioni di yuan nel 1995, 1,5 miliardi di yuan nel 1997 e 5,6 miliardi di yuan nel 1998." (Chan 2004). Il pagamento delle retribuzioni su base annua è stato sostituito da norme che prevedono il pagamento mensile. L'ACFTU affermava che nel 2003, i salari non pagati dei lavoratori migranti erano pari fino a 100 miliardi di yuan (12.100 milioni dollari), le peggiori sono le imprese di costruzione e della ristorazione. La spinta dei sindacati e governi locali in tutto il paese ha aiutato milioni di lavoratori recuperare i loro salari, e ha convinto molti migranti l'importanza dei sindacati. Nel 2006 i governi locali e i sindacati erano riusciti a far recuperare 167,3 miliardi di yuan. Ossia il 90% dei salari arretrati. (NPC 2006). Ancora nel 2011 le autorità avrebbero aiutato 1.292.000 migranti a recuperare quasi tre miliardi di yuan di arretrati nonostante non pagare i salari sia diventato un reato punibile con il carcere fino a sette anni. Ci sono state azioni dimostrative" in cui alcuni datori di lavoro vengono messi alla gogna, come si è visto di recente ad Hainan, dove un immobiliarista è stato costretto a versare oltre tredici milioni di yuan di salari non pagati a circa 280 migranti, e a Shenzhen, dove nove imprenditori sono stati arrestati per non aver pagato oltre otto milioni di salari." (Franceschini 2012). A Shenzhen le aziende che non pagano sono messe all'indice per quanto riguarda licenze e lavori pubblici e le ditte sono messe in una lista nera pubblicata sui siti delle amministrazioni locali. In alcuni casi i funzionari locali hanno fatto accompagnare i datori di lavoro in banca dalla polizia locale a prelevare le somme che dovevano ai lavoratori. Indubbiamente la legge del 2008 che toglie numerose discriminazioni nei confronti dei migranti è stata anche opera delle pressioni del sindacato.

Il Welfare

Il problema è che i mingong (migranti) che risiedono stabilmente in Città non hanno accesso ad importanti diritti sociali e politici, semplicemente perché di questi diritti né usufruiscono nei villaggi in cui hanno la reisidenza. L’Hukou urbano da diritto a prestazioni previdenziali ovvero ad una sorta di stato sociale che esige risorse che sono state versate dai residenti urbani. I risiedenti godono in Cina di significative facilitazione nell’acquisto della casa, sanità, impiego ed educazione. E’ sbagliato infatti pensare che il welfare sia stato soppresso in Cina. Esiste un welfare basato proprio sul sistema Hukou.  Ad esempio i lavoratori in esubero possono conservare una sorta di legame salariale con l’azienda tipo cassa integrazione, e godere del sistema di protezione sociale e venire impiegati assieme ad altri privi di lavoro nel settore comunitario non mercantile, come ausiliari della polizia stradale, guardiani, addetti alla manutenzione e altro ancora.
Nel 1997 e nel 2001 l’Hukou ha subito una profonda riforma ma non tale da stravolgerne i contenuti ossia le informazioni riguardanti la popolazione, residenza legale, controllo emigrazione interna e spostamenti, identificazione personale. Questa ha comportato misure più blande soprattutto nei confronti di parenti anziani, figli, talenti come ricercatori o personale con un alto tasso di istruzione, oppure operai specializzati. Il tutto ha portato a uno snellimento delle procedure per l’immigrazione permanente o temporanea. Questa situazione sta cambiando, dato che si sta sperimentando ormai da anni la concessione di permessi di soggiorno permanente per i migranti. Ancora nel 2004, Zhao Baige, vice direttore Commissione di Stato per la pianificazione familiare e la popolazione aveva già promesso che il governo avrebbe egualmente garantito la tutela dei diritti e degli interessi dei migranti e della popolazione urbana permanente. Le restrizioni in materia di occupazione, l'assistenza medica, l'istruzione e la sicurezza sociale per i migranti sarebbero via via revocate.(Bechtel 2004). Alcune città hanno regolamenti propri sul cosiddetti timbro blu che consente di comprare appartamenti e dunque la residenza. 
Molte sono le critiche nei confronti delle limitazioni alla mobilità dei cittadini, segmentazione del mercato ecc. ma ci sono problemi che riguardano anche l'etica e la moralità e dovuti all'incompleta cittadinanza dei migranti, all'ineguale sviluppo regionale ecc. Queste critiche sono venute anche dopo l’adesione al WTO e l’opinione pubblica tende piuttosto ad appoggiarle. L’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, ha scoperto che nel 2011 c'erano oltre 18 mila articoli riguardanti la riforma dello hukou che si potevano trovare sul portale cinese Baidu News (equivalente di Google), per la maggior parte con una vena critica. Secondo un sondaggio d’opinione condotto nel giugno del 2010 dal portale, su 47.932 rispondenti il 49% riteneva che fosse necessario abolire il sistema dello hukou, permettendo ai cittadini una totale libertà di movimento; il 39% si schierava a favore di un avanzamento delle riforme, al fine di separare i diritti e il welfare collegati al sistema della registrazione e trovando un sistema di gestione della popolazione alternativo in modo da garantire flussi migratori ordinati; il 9% era assolutamente contrario a qualsiasi riforma; il 3% semplicemente non era interessato al problema. (Franceschini 2011).
Le autorità non si propongono di opporsi alle migrazioni, ma di regolarle e di permettere in ogni momento un rientro al paese nel caso di ribaltamento congiunturale e anche di evitare ogni urbanizzazione brutale. A questa strategia concorrono comportamenti convergenti.
Dal 2001 chi ha un reddito permanente non agricolo nelle cittadine piccole e medie dopo due anni diventa automaticamente cittadino. Solo alcune altre medie e grandi città hanno adottato lo stesso metodo ma vengono richiesto alti redditi, un impiego fisso e una residenza per le condizioni d’accesso.
Nelle maggiori città è ora in vigore l’Hukou per talenti ed investimenti. Per cui i lavoratori con un alto livello di istruzione che sono richiesti dal mercato locale hanno più possibilità di avere la cittadinanza. Inoltre possono avere la residenza gli investitori con più di 100 dipendenti e gli stranieri con alta qualificazione professionale richiesti dal mercato. Si può ottenere la residenza anche acquistando un appartamento al prezzo commerciale differente dal prezzo che si fa ai residenti (non tutti ovviamente) che hanno diritto ad un appartamento “economico”.

Tra il 2001 e il 2002 molte provincie come Fuijang, Guandong, Hebei, Liaoning, Shandong, Guangxi e Chongqing, ecc hanno  abolito di fatto se non di diritto il sistema Hukou eliminando la distinzione tra abitanti della città e quelli della campagna. Per le condizioni di accesso si deve dimostrare di avere un lavoro stabile con almeno il minimo provinciale di stipendio e di essere in città in una residenza legale da almeno due anni. Altre provincie stanno seguendo. Il Guizhou una delle provincie meno sviluppate ha deciso di concedere l’Hukou immediatamente, senza aspettare i due anni, a coloro che hanno un lavoro stabile. Lo Shanxi ha usato la cittadinanza per ricompensare coloro che hanno lottato contro la desertificazione piantando alberi. Pechino e Shanghai hanno allargato le maglie. Anche la provincia di Heilongjiang sta riformando il suo sistema.(Feng Tao 2007). 
In Cina i redditi rurali stanno aumentando in modo relativamente rapido (circa il 4 per cento all'anno tra il 1995 e il 2005 mentre negli ultimissimi anno sono aumentati in percentuali di più di quelli cittadini)), ma i redditi urbani sono aumentati tranne negli ultimi anni due volte più velocemente. Nonostante gli svantaggi, e con salari generalmente più bassi dei lavoratori urbani permanenti, la maggior parte dei migranti continuano a guadagnare più delle loro controparti rurali. Molti contribuiscono in modo significativo all'economia rurale attraverso le rimesse che inviano a casa.
Il contadino riceve comunque un reddito maggiore come lavoratore migrante


Negli anni ’90 la Cina aveva circa 500 milioni di lavoratori nelle campagne tra i 16 e i 55 anni. Di cui 150-240 in eccesso di cui solo il 5% aveva un training professionale. Inoltre ha una crescita della popolazione di circa 10 milioni l’anno (Fei-Ling Wang 2005).

I dannati della terra?

Ma occorre dire che ormai le cose stanno diversamente. I migranti sono tra i maggiori beneficiari della legge sul lavoro del 2008 che regola rigidamente l’orario settimanale e il pagamento degli straordinari. Secondo Anita Chan dell'Australian National University che la messa in pratica della legge avrebbe fatto aumentare i salari dei migranti del 50% o più (De Vos 2006). A questo proposito possiamo fare raffronti con l'Italia. Prendiamo dei  lavoratori delle costruzioni 25 anni, non sposati, non specializzati. Il tipico lavoro da migrante sia in Cina che in Italia. Da tenere presente che l'80% dei lavoratori delle costruzioni sia a Pechino che a Shanghai sono migranti (Market Reform 2006) e che verosimilmente costituiscono quasi la totalità dei non specializzati.
Secondo uno studio dell'ILO: "...in Cina, il rischio di bassa retribuzione è tre volte più alto per i lavoratori migranti che per i lavoratori  locali. Non è difficile vedere che una tale discrepanza è in parte dovuto a differenze nella "capitale umano" (ad esempio, istruzione e formazione) o altre caratteristiche relative al lavoro tra i due gruppi di lavoratori."  ma: "La posizione sembra essere più dinamico nei Paesi in via di sviluppo in rapida crescita. In Cina, per esempio, circa la metà dei lavoratori a basso salario si può spostare in posti di lavoro pagati meglio entro un anno, mentre il rischio di essere catturati nella trappola tra disoccupazione e posti di lavoro a basso salario è relativamente piccola"(ILO 2010). In questo senso la Cina ha le condizioni più favorevoli tra tutti i paesi monitorati.
La stessa ILO rileva sottolinea che:
... il Fondo monetario internazionale ha rilevato che tra il 1980 e il 2005 la quota del lavoro dei lavoratori non qualificati è scesa negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa (il 15 per cento, 15 per cento e 10 per cento rispettivamente), ma è aumentata per i lavoratori qualificati educati a livello terziario e al di sopra (del 7 per cento, 2 per cento e l'8 per cento, rispettivamente). Più di recente, l'OCSE ha rilevato che nei 13 paesi per cui sono disponibili i dati, la quota media dei salari di coloro che hanno bassi livelli di istruzione è in forte diminuzione. Ciò è avvenuto nel contesto della polarizzazione osservata di posti di lavoro, con un numero crescente di posti di lavoro a bassa e ad alta qualifica e un minor numero di posti di lavoro mediamente qualificati. Anche se si potrebbe pensare che un ampliamento di posti di lavoro poco qualificati  in linea di principio dovrebbe aumentare i salari dei lavoratori poco qualificati, sembra che tali lavoratori siano sempre stati rimpiazzati dai lavoratori super qualificati, con livelli intermedi di istruzione.
Ovvero la situazione in Cina è in controtendenza dato che si osserva un progressione da posti meno pagati a posti pagati meglio.

Non sembra che il mingong cinese sia particolarmente svantaggiato rispetto al suo corrispettivo italiano. Sembra anzi che abbiano più o meno la stessa capacità d'acquisto. Inoltre non sembra nemmeno che debba fare 28 ore al giorno come si vocifera dalle nostre parti. Paradossalmente lavora di più il corrispettivo italiano come si vede dalla tabella.
Lavoratore delle contruzioni 25 anni, non sposato, non specializzato o semispecializzato
Stipendio annuo netto in  $
Orario settimanale
Normalizzati sul
Big Mac index
(the Economist)
Roma
14.500
43
14.500
Pechino
6.700
42
12.000
Fonte: Unione delle Banche Svizzere 2012. (USB 2012).
Ora prendiamo oltre al lavoratore delle costruzioni anche la lavoratrice non specializzata bo semispecializzata del tessile (lavoro tipico delle migranti) e vediamo gli "insostenibili" turni di lavoro a cui sareabbero sottoposti i migranti.

 Professione
Shanghai
Roma
Lavoratrice di 25 anni, non sposata, in azienda media principalmente del ramo tessile, operatrice di macchine, non specializzata o semispecializzata

43
43
Lavoratore delle contruzioni 25 anni, non sposato, non specializzato o semispecializzato
40
43

Fonte: Unione delle Banche Svizzere 2012. (USB 2012).

La maggior parete dei paesi del mondo ha per queste due categorie ha orari pari oppure superiori, spesso molto superiori, inoltre in parecchie di queste città gli stipendi a parità di potere d'acquisto sono inferiori, a volte molto inferiori.

Eppure nelle retorica della sinistra italiana il migrante cinese e comunque un "paria", termine non a caso ripreso dall'India dove avrebbe più senso: "Funziona così anche per gli agricoltori «fluttuanti», i cosiddetti mingong, i milioni di migranti che dalle campagne giungono in città soli, senza protezione e senza identità in cerca di lavoro: non più contadini, non ancora operai (contrazione tra nongming/ contadino e gongren/ operaio). Una negazione di status, dunque, che non consente alcuna identità positiva. Infatti, sradicati dai luoghi d'origine e catapultati a centinaia, quando non a migliaia, di chilometri di distanza, i cinesi, donne e uomini, che diventano mingong non hanno diritti di alcun tipo, né riconoscimento sociale. Eppure oggi sono almeno 150 milioni e se la Cina è diventata una tale potenza è dovuto anche alla loro disumana fatica e abnegazione." (Pascucci 2008, p.37).
Un'articolo dell'Humanité invece ci informa che un saldatore nelle costruzioni prende circa 450 euro il mese (per otto ore al giorno precisa) ossia 7.500 dollari  e deve pagare una retta di 130 euro l'anno per mandare a scuola il figlio mancando dell'hukou cittadino. Quindi una cifra pari al 2% dello stipendio annuale di uno dei genitori. Non una cosa impossibile tanto più che la madre rileva che "Qui, le scuole offrono una formazione migliore della scuola nel mio paese."(Bari 2012). L'articolo è naturalmente intitolato "Mingong i dannati della terra", tipica reazione pavloviana quando si parla della Cina.

Il giornale tedesco «Die Zeit» si occupa della pessima figura dell’India in occasione della preparazione dei Giochi del Commonwealth. Qual è la ragione di fondo del clamoroso fallimento del tentativo di replicare lo staordinario successo dei Giochi olimpici di Pechino si chiede nel suo Blog Domemico Losurdo che riporta il commento del giornale tedesco:
Decisivi sono gli operai. In Cina i lavoratori migranti che edificarono lo stadio olimpico non erano più persone prive di diritti: nella stragrande maggioranza essi avevano contratti regolari, ricevevano un pasto tre volte al giorno e avevano un tetto solido sopra la loro testa. Negli ultimi dieci anni i loro salari sono saliti di oltre il cento per cento. I lavoratori edili indiani possono solo sognare tali benefici. A New Delhi essi abitano sotto teloni di stoffa e nella sporcizia delle strade. Le mogli devono preparare i loro pasti. E, allorché nelle ultime settimane si sono scatenate le piogge monsoniche, essi per paura delle inondazioni si sono rifugiati nel villaggio degli atleti. Oggi la ricca India si vergogna per la sporcizia degli alloggiamenti. Tutto ciò mette in evidenza il grande problema dello sviluppo in India. La crescita ha beneficiato le masse ancor meno che in Cina. L’India le lascia imputridire nella miseria. Di ciò è testimonianza il fatto che ogni anno in India a causa della denutrizione muoiono due milioni di bambini sotto i cinque anni. I loro padri potrebbero essere i lavoratori edili dei Giochi del Commonwealth.(Losurdo 2010).
Ivan Franceschini parla della nuova retorica sui "cosiddetti “lavoratori migranti di nuova generazione” , un termine relativamente nuovo con cui in genere si designano i migranti nati negli anni Ottanta e Novanta. Stando a quanto riportato in un’indagine del sindacato ufficiale ampiamente ripresa dai media cinesi, a differenza della generazione precedente, questi giovani si vedrebbero come lavoratori più che come contadini, non chiederebbero semplicemente il rispetto degli standard lavorativi minimi, quanto piuttosto un lavoro dignitoso e delle opportunità di sviluppo professionale e avrebbero una maggiore consapevolezza dei propri diritti, oltre che un atteggiamento più attivo nel perseguirli" (Franceschini 2012b).

Anche in Italia nei forum si parla dei poveri migranti cinesi. Magari poi sono gli stessi che propongono le ronde contro i migranti in Italia, che fino a ieri erano pronti a dar fuoco al “terrone” ossia al migrante Made in Italy, sono quelli che non tollerano discriminazioni contro i migranti cinesi in Cina! Secondo Carlos Polenus della Csi (Unione Internazionale dei Sindacati) in Cina per effetto delle Nuova normativa del lavoro: "Gli immigrati ora hanno il diritto di ricevere un contratto scritto e, se le imprese non lo danno, spetta al datore l’onere della prova in caso di vertenza. Questo può concretamente migliorare la vita di milioni di immigrati. Inoltre è stato anche disciplinato per legge il contenzioso in materia di lavoro, in base al quale i lavoratori possono esigere il pagamento dei loro salari." (Cappuccio 2008).
In realtà anche prima dell’approvazione della legge c’era molta retorica da parte delle organizzazioni “umanitarie” sui migranti in Cina: "Questi fenomeni migratori rinviano a forme molto varie di gestione del lavoro. La popolazione destinata a subire uno sfruttamento capitalistico «selvaggio» è solo una parte dei 120 o 150 milioni di contadini migranti. In realtà, poco più della metà di questi lavoratori-contadini (mingong) viene assunta nelle manifatture e nell'edilizia. Il resto si concentra nella ristorazione e nel ramo alberghiero, nel commercio, nella vigilanza o addirittura nelle attività «indipendenti» come il recupero dei rifiuti." (Rocca. 2007). La pulizia delle grandi città cinesi, dice Rocca, la si deve in gran parte agli straccivendoli che raccolgono di rifiuti che rivendono a società di recupero.

I migranti stanno assumendo anche rilevanza politica. Hu Xiaoyan un immigrato dal Sichuan è stato eletto al Congresso Provinciale del Popolo del Guangdong ed è stato il primo migrante a diventare legislatore nazionale nel 2008 attirando l’attenzione dei media nazionali. Shi Famao, un avvocato di Pechino che aiuta i migranti nelle cause legali ha dichiarato che “Questa è certamente una buona cosa. Il Congresso nazionale del popolo ha deputati tra i lavoratori migranti, un gruppo enorme ma svantaggiato.” (Migrant Worker 2008). Sebbene siano un pilastro dell’economia nazionale hanno parecchi problemi come il pagamento degli arretrati, compensi per gli incidenti sul lavoro, sanità e scolarizzazione dei figli. La prima elezione di un migrante è stata nella città di Yiwu nel 2002 (China's Legislatures 2008). Tra i 770 deputati eletti al Congresso del Popolo della Municipalità di Pechino solo 62 ossia l’8% provengono da dipartimenti governativi, comparato coi 100 di cinque anni prima mentre i lavoratori migranti deputati erano 28 contro i 10 di cinque anni prima. Migranti sono stati eletti in quasi tutti i Congressi provinciali oltre naturalmente al Congresso Nazionale. Il numero di contadini è saliti da 13 a 31. Nella Provincia centrale dell' Henan i deputati di base erano il 36%. (More Migrant 2008) (Migrant Worker 2008). Il Guangdong che ha 20 milioni di migranti ha eletto sei migranti al congresso che ovviamente hanno posto all’ordine del giorno i problemi che li riguardano. Migranti inoltre sono stati eletti anche a Shanghai e Jiangxi, Pechino e Fujian. A Chongqing i migranti hanno promosso 149 candidati e costituiscono quasi il 6% degli eletti nel consiglio cittadino. Secondo il professor Dan Yanzheng della Southwest University of Political Science and Law questo è un trend ormai inarrestabile: "I lavoratori migranti gradualmente godranno di molti diritti politici come altri gruppi nella società”. Proprio Chongqing che ha una popolazione di sette milioni di migranti ha indetto la prima Giornata del Migrante. I lavoratori migranti che erano prima contadini hanno diritti simili ai loro colleghi a cominciare dal 2008 sotto la nuova regolamentazione del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale (MLSS) ”emanato dall’Employment Services and Employment Management Regulation. Il regolamento ribadisce che non ci saranno discriminazioni etniche, di razza, di genere e credo religioso. I migranti anche senza l’Hukou cittadino possono registrarsi come disoccupati se hanno lavorato almeno sei mesi in città. Incontrando i lavoratori migranti nel corso del Congresso nazionale del popolo all'inizio nel 2009, l'importante funzionario per le risorse umane Zhang Xiaojian ha detto che i lavoratori migranti provenienti dalle campagne riceveranno le stesse prestazioni di disoccupazione che sono a disposizione dei residenti urbani,
Gao Meili è una migrante dell'Henan
delgata al 18° Congresso del PCC
Mo Rong, vice presidente del Istituto Scientifico di Ricerca sul lavoro presso il MLSS, ha dichiarato a  China Daily:
La disposizione riflette i formidabili progressi nelle politiche del lavoro del paese. Queste sono cambiate attraverso il tempo. Negli anni ’80 era proibito migrare verso le città, ma queste restrizioni sono più tardi rimosse con delle disposizioni per i lavoratori che portavano i propri coupon del grano per far fronte alla scarsità di grano nelle città. Fino dagli anni ’90 i lavoratori si sono trasferiti liberamente tra aree rurali e cittadine sotto i regolamenti delle loro città. La prima grande ondata di migranti arrivò nel 1992. Essi possono fluttuare tra regioni e città senza limitazioni politiche dopo il 2000 (…) I lavoratori delle aree rurali possono ora godere di molti servizi gratuiti per l’impiego nelle città con il nuovo regolamento. Questo è stato possibile sotto gli auspici di un buona quantità di sussidi governativi. (Equal Rights 2007).
Il rapido aumento dei salari dei lavoratori non qualificati in Cina è ben documentata. Dall'inizio della carenza di manodopera nel 2003, i salari sono aumentati considerevolmente in tutti i settori. Nel periodo 2003-2008, il tasso di crescita dei salari mensili in termini reali è stata del 10,5 per cento nel settore manifatturiero, 9,8 per cento nelle costruzioni e 10,2 per cento per i lavoratori migranti. I salari reali quotidiani dei lavoratori agricoli nello stesso periodo sono aumentati in modo anche più veloce - 15,1 per cento nella raccolta del grano, 21,4 per cento nei grandi allevamenti di suini, e 11,7 per cento in cotone. Anche nel corso del 2008 e del 2009, quando l'economia cinese è stata colpita dalla crisi finanziaria globale, l'andamento dei salari non si è fermato. Nel 2010 il salario reale dei lavoratori migranti è aumentato del 19 per cento sebbene non si sia alleviata la grave carenza di lavoratori qualificati (Cai Fang 2011).
Tra i delegati al diciottesimo congresso del Partito Comunista tenutosi nel novembre del 2012 vi erano 26 migranti tra i quali per la prima volta anche donne.
La popolazione urbana ha superato quella rurale nel 2012 ma è destinata ad aumentare ulteriormente.

Quello attuale è il secondo movimento migratorio nella storia in Cina secondo uno studio di qualche anno fà:
E' il secondo movimento migratorio nella storia della Repubblica popolare cinese dopo quello tra il 1949 e il 1956, quando 20 milioni di famiglie rurali si trasferirono a città in cerca di lavoro. Uno studio ha valutato il la mano d'opera eccedente nelle campagne della Cina rurale causata dalla sovrappopolazione, per l'arretratezza che si può dire millenaria della campagna cinese, per le opere e lavori agricoli agricoli che impiegano manodopera in modo intensivo, per l'aumento produttività del lavoro contadino e anche, in alcuni casi, dalla espropriazione abusiva di terreni per progetti di sviluppo. Secondo l'autore, negli anni '80 con una popolazione rurale di 301 milioni di lavoratori 90-120 milioni erano in eccedenza. Nel 2002 l'economista francese Françoise Lemoine riferisce una eccedenza di 100 milioni. Lo sviluppo economico favorisce le città e, se anche il contadino che migliora il proprio reddito e tenore di vita, lo fa a ritmi più lenti. Lo studio di cui sopra ha evidenziato che non si fosse intervenuti entro il 2000 le città cinesi si sarebbero trovate con 250 milioni di lavoratori in soprannumero, cioè un eccesso, un surplus di disoccupati che avrebbe portato ad una vera e propria catastrofe sociale di scala planetaria. (Egido 2006). 
Ci sono stati problemi ma nessuna catastrofe sociale.

1986
1988
1989
2003
2012
30
50
60-80
98
250
Movimento migratorio campagna-città in milioni

Ma torniamo al periodo maoista che secondo alcuni avrebbe dovuto essere un periodo di assoluto egualitarismo. Nella fase maoista ha intensificato il fenomeno concentrando sullo sviluppo industriale e sociale nelle città e facendo base sul capitale cumulativo nell'agricoltura su cui costruire l'industria pesante. Come esempio della disuguaglianza cronica, che richiede molto tempo per risolvere, nel 1980 gli abitanti delle città consumano l'80% di grano in più degli abitanti delle campagne. Un altro esempio: nel 1978, 2 anni dopo la morte di Mao, 250 milioni di contadini non avevano abbastanza cibo quotidiano o abbigliamento. Queste cifre drammatiche si riducono drasticamente nel corso degli anni. (Egido 2006). 

Abolizione o riforma dell'hukou?

Un editoriale unificato comparso nel 2010 su diverse testate nazionali (una manovra dei "liberali" affermano nella sinistra cinese) chiedeva l’abolizione tout court dell'hukou, "ma è probabile che ci si arriverà gradualmente, in un processo che durerà per tutto il piano quinquennale 2010-15" rileva Gabriele Battaglia. La Cina ha affrontato da par suo il fenomeno come sempre in modo sperimentale:
Se Shanghai si è limitata ad adottare nuove misure finalizzate ad attrarre e trattenere manodopera qualificata, permettendo ad alcune categorie professionali di richiedere lo hukou urbano, decisamente più interessante è l’esperimento attuato dalla provincia del Guangdong, dove nel giugno del 2010 è stato adottato in via sperimentale uno “hukou a punti”.
In sostanza, il nuovo regolamento introduce un sistema in cui i lavoratori migranti, una volta raggiunto un determinato punteggio, possono richiedere lo hukouurbano. I criteri di valutazione comprendono un misto di indicatori decisi a livello provinciale e cittadino, pensati prendendo in considerazione la “qualità”, la partecipazione ai fondi previdenziali, il contributo alla società, la situazione occupazionale e fiscale dei singoli individui. Il tutto con l’obiettivo dichiarato di assorbire a pieno titolo nei centri urbani oltre 1,8 milioni di migranti entro la fine del 2012, una cifra non poi così notevole, se si considera che nell’intera provincia i lavoratori migranti sono quasi 30 milioni.
Una risonanza ancora maggiore hanno avuto gli esperimenti di riforma che stanno avendo luogo a Chongqing e Chengdu. Le autorità di Chongqing hanno deciso di adottare un approccio graduale alla riforma, impegnandosi a creare nuovi alloggi, nuove scuole e nuovi posti di lavoro per accogliere la popolazione proveniente dalle campagne.
I numeri ancora una volta sono massicci, tanto che si parla di 5-6 milioni di nuovi posti di lavoro nel giro di cinque anni, così come di oltre 30 milioni di metri quadri di nuove abitazioni e cento scuole medie ed elementari nello stesso arco di tempo. L’obiettivo è quello di avere 7 milioni di nuovi residenti urbani entro il 2020, il 60% della popolazione totale. Al contrario, Chengdu ha adottato un approccio più radicale, attuando una serie di politiche mirate alla completa abolizione di ogni distinzione tra hukou rurale e urbano entro il 2012. (Franceschini 2011)
Scrive Franceschini: "Di fatto, la riforma dello hukou non è solamente una questione astratta di diritti, ma anche e soprattutto un processo strettamente legato alla questione della riforma della terra e alla disponibilità di risorse pubbliche da erogare nella forma di servizi. Si tratta di una complessità che a volte rischia di sfuggire all’osservatore straniero, ansioso com’è di articolare il discorso esclusivamente in termini di “diritti”. Il punto è che la situazione sta cambiando, lentamente ma sta cambiando. Sta a noi cogliere il significato e la portata di questo cambiamento." (Franceschini 2011). L'hukou sebbene sia un retaggio del maoismo non si può abbandonare completamente senza una soluzione del problema agrario.  Un intervento fatto sul campo (dal blog Cineresie) ci da importanti informazioni in proposito:
L’hukou infatti in congiunzione con legge sulla proprietà fondiaria in Cina crea una sorta di loop legale estremamente problematico per chi lavora la terra. Se sei registrato nongye hukou hai accesso alla terra per diritto amministrativo (nella forma del zirentian, il campo famigliare e nel caso del prodotto della terra gestito da una cooperativa). La forma giuridica di tale accesso è un diritto contrattuale a tempo determinato (un leasing ma senza pagare il diritto d’uso). Attraverso la proprietà limitata garantita dallo Stato i contadini in quest’area ricevono anche un sussidio (butie) di 200 yuan mensili. Questa è una cifra considerevole se si calcola che il reddito pro capite nell’area si aggira attorno ai 4770 yuan annui (il sussidio è pari al 51% del reddito). Questo sussidio è legato al proprio contratto d’uso della terra con lo stato. Se si perde la terra si perde il sussidio. Di sola agricoltura non si vive più (e molti degli abitanti dei villaggi rurali in prossimità di Mentougou si trasferiscono 6 mesi all’anno (fra ottobre e marzo) in questa città facendo lavori a tempo determinato (da gong). Per poter mantenersi a mentougou usano i soldi che derivano largamente dal sussidio (dato che questo arriva mensilmente mentre il guadagno derivante dal raccolto è spesso semestrale). A questo punto succede che, se il lavoratore migrante/contadino con hukou nongye volesse abbandonare il lavoro in campagna per trasferirsi definitivamente a mentougou questo farebbe cadere la possibilità stessa di accedere al sussidio e quindi la capacità del lavoratore migrante di permanere sul luogo di lavoro in attesa di ricevere lo stipendio della propria attività a tempo determinato. Oltretutto Mentougou è per via delle sue storiche riserve carbonifere considerata area “metropolitana” dalla municipalità di Pechino: ovvero in questa zona ai possessori di nongye hukou non è permesso affittare una residenza pur rimanendo l’area prettamente rurale. In questo modo questi lavoratori/contadini sono de jure intrappolati in un sistema che riproduce la necessità del lavoro migrante stesso(non posso né smettere di coltivare né smettere di fare da gong). Che succede a questo punto? Succede una cosa che se si leggono solo le carte non si potrebbe completamente capire. L’hukou, essendo un retaggi o della politica dei “due binari” del socialismo cinese costruito intorno al concetto di danwei, viene affibbiato non ai singoli individui ma a gruppi di individui, in questo caso la famiglia (hu). In una famiglia contadina sono tutti nongye hukou e la registrazione si eredita per via patrilineare. Se la generazione dei padri non può abbandonare il campo, lo potrà però fare quella dei figli. Con una agricoltura ormai completamente rivolta al mercato (mais principalmente) il lavoro nei campi si riduce a poche settimane di semina e i figli sono liberi di praticare da gong permanentemente nelle limitrofe cittadine (ad esempio Zhaitang) che mantengono una registrazione rurale ma offrono lavoro specializzato (soprattutto nell’informatica). Le famiglie si arricchiscono attraverso i figli e questi incominciano a perdere interesse per la registrazione “cittadina” che diventa solo più il sogno, di un passato socialista, a cui i genitori sono legati. I ragazzi si stanno costruendo una vita “di campagna” a loro dimensione, nonostante l’hukou. (Franceschini 2011)
Ma al di là di tutto i migranti non considerano più la città come luogo di destinazione definitivo. Sono ancora legati alla terra insomma è quella stessa fase attraversata in Italia negli anni '50-'60 della cosidetta metalmezzadria. Ovvero il lavoratore dell'industria che si sente ancora a mezzadria con l'agricoltura: "In genere, la maggior parte dei migranti non vede nella propria partenza una rottura ma piuttosto un'esperienza multiforme dove si coniugano tempi e spazi diversi. Lo spazio agricolo rimane in quanto «luogo di rientro», e parallelamente, il tessuto sociale serve a strutturare gli spostamenti di popolazione poiché i migranti sono in gran parte presentati ai datori di lavoro da amici o da membri della famiglia." (Rocca 2007).In effetti il problema è che molti migranti non vedono nella sistemazione in città un elemento definitivo: "… occorre precisare che l'80% dei migranti lascia la terra senza lasciare le campagne - lavora nell'industria rurale - e la metà di loro non esce dalla propria provincia d'origine. Essi sfuggono in gran parte ai «laboratori del mondo». Anche se, nell'insieme, le loro condizioni di vita e di lavoro sono di poco superiori a quelle dei loro simili che lavorano negli «sweat-shops» della costa, esse non concordano tuttavia con le immagini stereotipate dell'«inferno capitalistico» (Rocca. 2007).

I migranti non vogliono diventare cittadini

Secondo il sociologo Zhang Yi "sfata il mito che i migranti vogliono a tutti costi ottenere uno hukou non rurale. In sostanza, i lavoratori migranti di vecchia e nuova generazione sono ben lungi dall’essere entusiasti all’idea di cambiare il loro hukou da rurale a urbano. Anche se sembra esserci una correlazione diretta tra il livello di istruzione e la volontà di cambiare la propria registrazione famigliare, di fatto appena il 33,9% dei lavoratori migranti della vecchia generazione con un livello di istruzione di scuola professionale o più elevato si è detto interessato a questo cambiamento, contro il 30,7% della nuova generazione – per coloro con un diploma di scuola superiore le percentuali erano rispettivamente 28,1% e 30,4%, per i diplomati di scuola media 24,9% e 27,3% e per i diplomati di scuola elementare 21,1% e 23,6%. Non solo, quando a questa frazione di persone interessate è stato chiesto se sarebbero ugualmente disponibili a cambiare di status qualora dovessero restituire il terreno rurale a loro appaltato, nel caso dei lavoratori di vecchia generazione di scuola professionale o più elevato il 59,2% ha risposto affermativamente, contro il 50,3% della nuova generazione, cifre che risultano inferiori rispetto a coloro con un’istruzione di livello più basso."  (Franceschini 2011b).

Addirittura secondo l'Accademia delle scienze sociali soltanto il 20 per cento dei migranti è disposto a cambiare il proprio hukou. "Come ha spiegato all'Asia Times un giovane manager di Pechino, nato e cresciuto nelle campagne della provincia nordorientale di Liaoning: anche se avesse la possibilità di modificare il proprio certificato da rurale a urbano non lo farebbe. La spiegazione è presto detta: pur accedendo a una serie di servizi nelle città il cambio dell'hukou porterebbe alla perdita di diritti riservati agli abitanti delle campagne. Come sottolineato alla Xinhua dal direttore della team per la riforma del sistema a Chongqing, Zhao Yuankun, i residenti rurali non pagano le tasse sull'agricoltura, godono di un rimborso governativo per le visite mediche e di deroghe sui limiti imposti dalla politica sulla pianificazione familiare, la legge sul «figlio unico». Senza contare la condizione principale per ottenere il permesso urbano: la perdita dei diritti sulla terra." (Pira e Massaccessi 2011). Si viene pure a sapere che ci sono pressioni dall'alto per fare cambiare l'hukou da rurale ad urbano!!!: "«Con l'hukou rurale posso sostenere me e la mia famiglia con l'agricoltura», spiegava al Global Times un giovane migrante, «Se dovessi sostituirlo con quello urbano, rimarrei un lavoratore immigrato con un basso salario, con il rischio di rimanere disoccupato e senza i mezzi per sopravvivere in città». Nonostante le resistenze la municipalità di Chongqing ha già fissato i primi obiettivi. Entro il prossimo anno oltre 660mila studenti nati in campagna dovranno cambiare il proprio certificato di residenza, volenti o nolenti. In molti hanno denunciato pressioni. Chi si rifiuta, hanno spiegato ai giornali coperti dall'anonimato, non potrà fare domanda per borse di studio, borse di ricerca e rischia addirittura di avere problemi a finire gli studi."(Pira e Massaccessi 2011). La cosa è un po' buffa perché prima si era denunciata la discriminazione contro i poveri migranti che non possono avere l'hukou cittadino. Tanto più che il China Study Group denuncia le pressioni per l'abolizione dell'hukou come perfide manovre liberiste!!![1]. Secondo la stessa fonte "In molti posti in Pearl River Delta e Delta del fiume Yangtze, l'Hukou  rurale è diventato più prezioso di Hukou urbano (io personalmente visitato un villaggio del Guangdong lo scorso anno, dove molti abitanti del villaggio ora hanno l'Hukou urbano e stanno cercando duramente per tornare all'Hukou rurale."(Husunzi 2010).
Insomma tanto rumore per nulla dato che si viene a sapere che ai "discriminati" interessa assai poco la "discriminazione".che gli farebbe perdere una serie di vantaggi dell'hukou rurale dall'appalto della terra, in certe zone ai sussidi per le medesime, alla possibilità di mettere al mondo due figli acui sarà consentito di accedere alle università con un voto più basso all’esame di ammissione ecc. insomma tutto ciò che si svolge in Cina è drammatizzato senza chiede l'opinione in proposito dei cinesi. Infine l'ultimo dato sugli stipendi medi dei migranti nel 2011 pari a 2049 yuan con un aumento del 21,2% sull'anno precedente!!!(Hu Yuanyuan 2012).
L'emigrazione in Italia. Storie simili a quelle cinesi


A questo punto lecito fare un confronto tra le condizioni di lavoro in Cina e nel resti dei paesi asiatici del suo livello di sviluppo. "Per i lavoratori i lavoro informale è una grande piaga, se non peggio. No n offre la minima sicurezza giuridica o sociale, ma offre senza ombra di dubbio un reddito particolarmente basso e incerto. In questo senso la Cina è in una condizione chiaramente migliore dei Paesi della regione. Inoltre deve aggiungere che il lavoro informale in Cina è in molti casi un lavoro semiformale, con qualche forma di certezza del diritto e di sicurezza sociale" (Vandepitte  2013).


Considerazioni finali

1.Il sistema Hukou è sotto molti aspetti addirittura maoista per cui è fuori luogo il pietismo dei maoisti fuori tempo massimo nei confronti dei poveri migranti.
2. E' un sistema propriamente socialista di pianificazione dell'urbanizzazione, infatti tutti i paesi socialisti avevano sistemi del genere, contro l'anarchia liberista del mercato (paradossalmente sostenuta dall'estrema sinistra occidentale). Se i cinesi fossero liberisti favorirebbero le esigenze produttive che vogliono la libera mobilità della manodopera.
3. Non si può sostenere allo stesso tempo l'abolizione dell'Hukou e che il governo starebbe compiendo una urbanizzazione forzata (Alessandro Russo del Manifesto), perché appunto l'hukou serve per rallentare l'urbanizzazione non per accelerarla.
4. L'emigrazione libera nei paesi in via di sviluppo ha solo creato slum e emarginazione. Basta guardare alle infernali baraccopoli sovraffollate di altri paesi in via di sviluppo per vederne il risultato. Quindi la soluzione della liberalizzazione anarchica è peggiore del male.
5. L'hukou serve per monitorare le attività criminali, impedire la costituzione della criminalità organizzazata che in Cina per via delle triadi vanta una certa tradizione. Questa impedirebbe una sano sviluppo economico sociale; una cosa di cui conosciamo gli effetti in parecchie zone dell'Italia meridionale.
6. L'hukou serve per mantenere il welfare nelle città che altrimenti verrebbe messo a dura prova portando ad una crisi del debito simile a quelle europea e americana (sebbene in generale causate da altri motivi).
7. L'hukou evita una corsa al ribasso degli stipendi per via dell'esercito industriale di riserva dei migranti. Infatti gli stipendi, compresi quelli dei migranti, stanno aumentando vertiginosamente.
8. Molti migranti non rinuncerebbero all'hukou rurale per via del mantenimento della terra, della politica del figlio unico per chi ha l'hukou cittadino e a volte dei sussidi, della gratuità completa della scuola per i figli mantenuti nei villaggi ecc. Sebbene i fautori dei diritti umani in Occidente sappiano meglio dei cinesi, ça va sans dire, ciò che è bene per loro (chiamasi anche imperialismo umanitario).
9. Il problema diventa dunque come mai dei contadini senza padroni, che non pagano tasse, si vendono come schiavi nelle città? La risposta è semplice. Quella che noi chiamiamo schiavitù per loro è una vita più agevole con rendite mensili molto più alte di quelle che avrebbero in campagna. Per di più rimane la famiglia in paese e può benissimo fare i lavoro agricoli dato che gli appezzamenti sono molto piccoli mentre il mingrante può eventualmente rientrare nel periodo dei lavori più intensi. In compenso noi abbiamo tutta una tradizione coloniale di "liberazione dalla schiavitù" dei popoli coloniali che stiamo applicando incosciamente alla CIna [2].
10. Buona parte di coloro che hanno l'hukou rurale e lavorano in città vengono dalle campagne vicino alle città e avrebbero più svantaggi che vantaggi ad avere quello cittadino. Essi spesso sono in effetti più dei pendolari che dei migranti e vengono considerati tali solo in virtù dell'hukou rurale.
11. L'hukou con grande scorno della sinistra compassionevole ha subito tali modifiche da farlo apparire un cane morto.
12. Non è affatto un caso che l'abolizione completa dell'hukou dalla sera alla mattina sia richiesta dai liberisti di Charta 08. L'alternativa reale sono più investimenti nelle zone rurali della Cina e la costruzione di reti di sicurezza sociale, che è esattamente il programma della nuova campagna socialista attuata a partire dal 2006.
13. Infine il Terzo Plenum di fine 2013 ha lanciato la riforma del sistema dell’hukou. L’obiettivo è di snellire la procedura per ottenere i permessi di residenza urbana e, allo stesso tempo, promuovere un bilanciamento nell’allocazione delle risorse tra zone urbane e zone rurali, attraverso la promozione di un’equità maggiore nelle remunerazioni dei lavoratori industriali, come pure nell’elargizione dei servizi pubblici, ivi compresi l’alloggio popolare e la rete di assicurazione sociale.

Note
[1] "Cambiare il sistema hukou sarebbe probabilmente anche rendere più facile per i capitalisti prendere terreno agricolo per lo "sviluppo" - anzi, questo è il principale punto sottolineato dalla critica di sinistra, che sostiene che i liberali sono semplicemente portavoce di interessi capitalistici camuffando i loro secondi fini, parlando della diritti dei poveri lavoratori migranti." (Husunzi. 2010).
[2] Faccetta nera recitava:
"Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
Vedrai come in un sogno tante navi
E un tricolore sventolar per te.
Faccetta nera,
Bell'abissina"[...]
La legge nostra è schiavitù d'amore,
il nostro motto è LIBERTÀ e DOVERE,
vendicheremo noi CAMICIE NERE,
Gli eroi caduti liberando te!"
Tranne poi imporre le leggi razziali!!!

Bibliografia


Bari, Dominique; Sankar, Lina. 2012. Le Mingongs Les damnés de la terre, L'Humanité. 20 Novembre 2012. http://www.humanite.fr/monde/mingongs-les-damnes-de-la-terre-509014
Battaglia, Gabriele 2010. Cina, verso la fine dell’Hukou. 
Bechtel, Marilyn 2004. China’s unions and migrant workers: Building a better future together.  People's Weekly World Newspaper, 10/09/2004.
Bechtel, Marilyn 2009. World Notes: Palestine, China, Zimbabwe, Ireland, Cuba and global union report, People's Weekly World Newspaper,10/ 03/2009
Bleitrach, Danielle 2008. Quelques réalités sur les conditions de travail en Chine. 15 Agosto 2008 
Cai Fang 2011. China’s rising wages,  East Asia Fiorum, 5 Settembre 2011.
Chan, Anita. 2004: "La condition ouvrière en Chine : les signes d’une évolution", Perspectives chinoises, n° 86, 2004.
Cappuccio, Silvana 2008. Cina, in vigore la nuova legge sul lavoro. Più diritti anche nelle imprese occidentali. Liberazione. 27 gennaio, 2008.
Cheek, Timothy. 2007. Vivere Le Riforme. La Cina Dal 1989. EDT.
China's Legislatures. 2008. China's Legislatures: Fewer Cadres, More Migrant Rural Workers (Xinhua News Agency 17gennaio 2008
De Vos , Pol 2006. Chine. Une nouvelle loi qui déplaît aux entreprises occidentales (intervista con Peter Franssen), 22-11-2006
Egido, Jose Antonio 2006. La classe obrera industrial china a comienzos del siglo XXI, Rebelión, , 24 dicembre 2006.
Equal Rights. 2007.  Workers to Get Equal Rights. China Daily.   9 Novembre 2007.
Feng Tao 2007. Harmonising 'hukou', 05-03-2007. 
Fei-Ling Wang 2005. Brewing tensions while maintainingstabilities: the dual role of the hukou system in contemporary China (pp. 85 - 124) Asian Perspective, Vol. 29, No. 4 .Winter 2005.
Franceschini, Ivan 2011. Hukou, esperimenti per una riforma della cittadinanza. 25 novembre 2011
Franceschini, Ivan 2011b. Generazioni di migranti a confronto. 1 giugno 2011.
Franceschini, Ivan 2012. Zhang Lin e il salario dei migranti. 13 marzo 2012.
Franceschini, Ivan 2012b. Il presunto risveglio dei lavoratori cinesi (due anni dopo), 29 maggio 2012.
French, Howard W. 2008. Despite Flaws, Rights in China Have Expanded, 2 Agosto 2008 NewYorrk Times. 
Hu Yuanyuan 2012. Workforce shortage a structural problem, China Daily, 16-04-2012
Husunzi 2010. Left critique of liberal calls for hukou reform, 8 Marzo 2010. 
Global Wage 2013. Global Wage Report 2012/2013.
ILO 2010. International Labour Office. Global Wage Report 2010/11. Wage policies in times of crisis, Ginevra, Novembre 2010.
Liu Weiguo 2012China - Communist Party Congress Includes Migrant Women Workers. 14 novembre 2012.
Lobina, Enrico 2008. Le migrazioni interne, motore dello sviluppo economico cinese, 27-09-2008. 
Losurdo, Domenico 2010. Socialismo di mercato o capitalismo? 4 ottobre 2010. 
Market Reform 2006. China's "Market Reforms": A Trotskyist Analysis Part Two. Workers Vanguard No. 875. 1 September 2006. 
Masi, Edoarda 2004. Dalla parte della Cina. Intervista. Kamen’ Rivista di poesia e filosofia, anno XIII – n° 23 – gennaio 2004. 
Migrant Police 2007. China Introduces Migrant Police to Combat Rising Migrant Crime, Xinhua News Agency, 22 Agosto 2007.
Migrant Worker 2008. Migrant Worker Elected to Chinese National Legislature, Xinhua News Agency 22 gennaio 2008
NPC. 2006. NPC & CPPCC Sessions 2006 GD Provincial People's Congress & CPPCC annual Sessions
Pascucci, Angela 2008. Talkin' China. manifestolibri, Roma, 2008
Pira, Andrea; Massaccessi, Daniele 2011. Il più grande problema strutturale della Cina, 20-02-2011
Rocca, Jean-Louis 2007. Gran ritorno in Cina della questione sociale Creazione di posti di lavoro, sanità pubblica, politica migratoria, Le Monde Diplomatique. Maggio 2007.
Saraf, Vishnu  2008. Should Mumbai be a Shanghai? Business Standard,08, giugno, 2008, IST 
USB 2012. Prices & Earnings. UBS AG, CIO WM Research. 7 Settembre 2012. 
Vandepitte, Marc 2013La situación social en China. Perspectivas y desafíos, Rebelión, 01-08-2013
Wen Jiabao 2010. Cina, premier Wen sollecita miglioramenti per operai emigrati. ilmanifesto.




















Nessun commento:

Posta un commento

Chi siamo

Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.