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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

giovedì 6 febbraio 2014

6.3.4: Disegualianze città-campagna (1): I contadini cinesi sono più poveri ora che 20 anni fa?

6. L'imminente crollo della Cina
6.3 Disugualianze


I contadini cinesi sono più poveri ora che 20 anni fa. 
Liberazione (mar. mazz. 2007).

Nel 1952 il Pil per abitante era inferiore a quello del 1890. Alla fine del 19° secolo il reddito dei cinesi era ancora nella media mondiale, nel 1949 era poco più della metà di quello indiano. Nel 1952 la produzione industriale non era più elevata di quella del 1900. La quantità di cereali per abitante era circa quella del 1800 mentre il redito per abitante non si era alzato negli ultimi 130 anni. Nel 1930 una famiglia media di agricoltori americani possedeva 67 ettari di terra ovvero quaranta volte quella di un cinese. In Cina tra il 1890 e il 1935 il PIL per abitante era aumentato dello 0,16 all’anno. Praticamente stagnante (Franssen 2007).

La riforma agraria messa in atto in Cina nel 1949 non aveva reso i contadini tutti uguali. I contadini poveri possedevano 0.8 ettari, quelli medi, 1,1 e quelli ricchi 2,1. I contadini poveri e medi avevano un capo di bestiame ogni due famiglie, quelli ricchi due. Allo stesso tempo tra il 1949 e il 1952 i salari degli operai erano aumentati del 143% e quelli dei contadini del 69%. Questo perché, ovviamente, lo sviluppo dell’industria era molto più veloce di quello dell’agricoltura. E dunque aumentava la differenza tra città e campagna. D’altra parte con la fuga volontarista del maoismo degli anni ’60 gli stipendi cessano di crescere sebbene continuiasse a crescere il dislivello tra città campagna soprattutto per l'aumento dell'impiego nella burocrazia statale che faceva lievitare il reddito urbano.
Bisogna tener conto da dove si veniva. All’indomani della Rivoluzione la terra era stata distribuita ai contadini e ciò aveva rimesso in moto l’economia ma poi si passò troppo velocemente alle cooperative di tipo inferiore e poi a quelle di tipo superiore, fino ad un egualitarismo spinto che aveva fatto perdere ai contadini gli stimoli per la produzione. Ma tuttavia l’errore stava nel considerare l’esperienza del passaggio al socialismo come completabile in un periodo breve. Era stata eliminata in gran parte la produzione privata e si era passati ad un sistema relativamente egualitario nel lavoro e nella ripartizione dei redditi, sebbene non si potesse parlare di egualitarismo assoluto.


I contadini cinesi furono i protagonisti del rovesciamento di quasi tutte le dinastie cinesi e da ultimo della rivoluzione maoista. C’è chi sostiene che le riforme economiche furono il principale fattore del mancato successo della rivolta di Piazza Tienanmen nel giugno del 1989 che portò i contadini a non simpatizzare con gli studenti liberali (Franssen 2007). Il PCC si è sempre basato sulla sua solida base contadina:
… nel definire la propria base sociale, il Partito comunista cinese privilegiava i contadini rispetto al proleta­riato urbano, che era invece la classe rivoluzionaria di Marx e Lenin. Come aveva dimostrato il massacro dei lavoratori insorti sotto la guida dei comunisti operato dal Guomingdang a Shanghai nel 1927, le regioni costiere in cui era concentrato il nerbo del proletariato urbano rappresentavano un terreno troppo infi­do perché da lì si potesse lanciare la sfida all'occupazione stra­niera e all'egemonia esercitata dal Guomingdang sulla borghe­sia cinese. Cacciati sempre più lontano dalle aree dell'espansio­ne capitalistica a opera dell'esercito del Guomingdang addestra­to ed equipaggiato dalle potenze occidentali, al Partito comuni­sta cinese e all'armata rossa non restavano altre alternative che mettere radici fra i contadini delle aree più povere e remote. Il risultato, per usare le parole di Mark Selden, fu "un processo di socializzazione a due vie", in cui l'esercito-partito fuse gli strati subalterni della società rurale cinese in una poderosa forza rivo­luzionaria, venendo a sua volta conformato dai valori e dalle aspirazioni di quegli stessi strati. La combinazione di queste due caratteristiche con la spinta modernista del marxismo-leninismo ha costituito le fondamen­ta della tradizione rivoluzionaria cinese ed è di aiuto nello spie­gare alcuni aspetti chiave del percorso di sviluppo cinese prima e dopo le riforme, così come i recenti cambiamenti di linea poli­tica che hanno avuto luogo sotto Hu. Aiuta a spiegare innanzi­tutto perché nella Cina di Mao, in stridente contrasto con l'U­nione Sovietica di Stalin, la modernizzazione sia stata persegui­ta non attraverso la distruzione, ma attraverso l'elevazione cul­turale ed economica dei contadini. (Arrighi 2008, pp.410- 411).
Lo sviluppo economico della Cina dopo il 1978 si è basato ancora una volta sui contadini.  La Cina era un paese agricolo con la maggior popolazione mondiale. Il 70% dei cinesi viveva nelle regioni rurali.  Nelle campagne le 55.000 comuni popolari vennero sostituite da 96.000 comuni rurali, rendendo così più efficace questo livello amministrativo di base data la minor quantità di popolazione di cui esso doveva occuparsi (Cheek p. 65). Nel 1983 non esistevano più le comuni e il 98% dei nuclei famigliari contrattava per­sonalmente con i funzionari del circondario o della provincia la quantità delle forniture di cibo. La teoria del socialismo con i colori cinesi si basa appunto sullo sviluppo “naturale” dell’economia. Ossia si inizia sviluppando l’agricoltura che fornisce le basi per lo sviluppo dell’industria leggera (agro-industria, tessile ecc) e gli stimoli per lo sviluppo della meccanica agricola e dei macchinari che preparano il terreno per l’industria pesante vera e propria (produzione di acciaio ecc.). La dissoluzione delle Comuni ha comportato la responsabilizzazione del nucleo familiare, collegando la produzione al reddito, che ha visto nel diritto a gestire le terre, una garanzia sociale molto importante per gente che non era mai andata oltre una economia di sussistenza. La responsabilizzazione ha aumentato gli stimoli per la produttività dei contadini. La terra in quanto mezzo di produzione è rimasta proprietà della collettività, tuttavia i coltivatori hanno diritti a lungo termine per l'utilizzo delle terre.  L’usofrutto della terra veniva privatizzato e le famiglie contrattavano l’uso della terra per un periodo prefissato: 15 anni per le coltivazioni annuali e 50 per quelle degli alberi. Si facevano contratti per specifici raccolti per lo stato e la produzione eccedente che poteva essere venduta a prezzi di mercato. La politica agricola ha risolto il problema di nutrire e vestire un miliardo di persone e corrispondeva allo stato di sviluppo della forze produttive del paese tenendo conto anche della scarsità delle risorse: "La strategia di sviluppo proposta 20 anni fa ha portato a superare positivamente i gravi problemi della Cina - che ha il 22% della popolazione mondiale e solo il 6% delle risorse idriche e il 7% della terra arabile del pianeta - ha migliorato l'approvvigionamento di cibo e abbigliamento del suo popolo, ridotto la povertà e si incammina per dare a tutti una vita modesta, ma sicura, con valori a cui il sistema capitalista non può arrivare" (Jabbour 2006).

Nel 1988 il governo legalizzò le imprese private e quelle molto piccole crebbero rapidamente. Nel 1986 c’erano 500.000 imprese industriali delle quali 420.000 era di medie o piccole dimensioni. L’espansione dei servizi al consumo fu altrettanto rapida. Nel 1977-88 la forza lavoro totale crebbe del 35%, ma l’occupazione nei ristoranti crebbe del 327%, nella distribuzione del 380% e negli altri servizi del 750 %. L’occupazione in questi tre tipi di servizi che assorbivano manopera poco qualificata di origine contadina, crebbe da 6 milioni a 30 milioni portando ad un enorme crescita della qualita della vita in Cina (Lessons 1996).

La cosa singolare è che fu la Rivoluzione Culturale a porre le basi per il successo della riforma:
...per quanto abbia rappresentato un'esperienza dolorosa per gli intellettuali e i funzionari di estrazione cittadi­na, la Rivoluzione culturale ha rafforzato le radici contadine della Rivoluzione cinese e gettato le fondamenta per il successo delle riforme economiche. Basti ricordare che, in parte come ri­sultato delle politiche seguite, e in parte come effetto della di­struzione dell'industria urbana nelle lotte di frazione, i prodotti delle imprese rurali erano molto ricercati, generando quella grande espansione delle imprese gestite dalle comuni e dalle brigate da cui sarebbero poi nate in seguito molte delle imprese di municipalità e villaggio (Arrighi 2008, p.411). 
Nelle fasi iniziali della collettivizzazione si era tenuto in parte conto dell’esperienza sovietica della “collettivizzazione forzata” dalla quale lo stesso Stalin arretrò riprendendo dalla cooperativa di grado inferiore l’Artel. Proprio come per l’Artel che in URSS fu generalizzato dopo il viaggio di Stalin in Siberia anche il nuovo sistema fu creato dai contadini della provincia di Anhui. Deng Xiaoping infatti lo definì come una iniziativa dovuta alla creatività dei contadini stessi. E' la "linea di massa" maoista. Hutton così descrive questo movimento spontaneo delle masse popolari: "Tutto era iniziato prima ancora del terzo plenum del partito nel 1978, allorché un gruppo di comuni del circondario di Fenyang, nella provincia di Anhui, aveva convinto i funzionari locali ad accettare che fossero le sin­gole tenute, anziché le comuni, a contrattare la fornitura delle quote di ce­reali, il che assicurava al governo provinciale una maggiore disponibilità di prodotti. Fu il segnale di una rivoluzione dal basso, un'esplosione in puro stile cinese. La notizia dell'accordo di Fenyang percorse le campa­gne del paese come un uragano sociale: i contadini si lasciarono sempli­cemente alle spalle il sistema delle comuni e si misero a lavorare i poderi di loro spettanza - nella quasi totalità dei casi gli stessi degli avi di fami­glia" (Hutton 2007, p. 89).

Nel nuovo sistema è la collettività che firma dei contratti con le famiglie fornendogli i diritti di sfruttamento della terra per numerosi anni. Dopo il pagamento della imposta agricola (che è stata in seguito soppressa) le famiglie danno alla collettività una certa quantità di prodotti come fondi comuni e dispongono liberamente degli altri.
Quindi per tutta la prima fase cioè il 1978-83 le riforme sono incentrate sull’agricol­tura con eccellenti risultati: "I prezzi di acquisto delle principali col­ture salirono rapidamente e furono incrementati i sussidi per proteggere il con­sumo ed inoltre fu favorita la diversificazione delle produzioni agricole e la spe­cializzazione in attività collaterali. Il risultato fu di far uscire l’agricoltura cine­se dalla stagnazione in cui si trovava e ottenere alti tassi di sviluppo del prodot­to agricolo (mediamente dell’8% annuo per il periodo 1978-84 rispetto al 2% a cui si era arrivati negli anni precedenti)  (Bedon 1994). Cheek sostiene che: "… il primo e più spettacolare risultato della riforma economica, all'inizio degli anni Ottanta, fu il boom dei redditi della popolazione rurale" (Cheek, p. 78).

Arrighi ritiene anche che la base contadina del PCC abbia influito nella specifica via scelta per le modernizzazioni, infatti ciò "...aiuta a spiegare perché, prima e dopo le riforme, la modernizzazione cinese non si sia fondata semplicemente su un'adesione acritica alla Rivoluzione industriale di stampo occidentale, ma sul recupero di molte ca­ratteristiche della indigena Rivoluzione industriosa e della sua base rurale. Essa aiuta anche a spiegare perché sotto Mao la tendenza all'emergere di una borghesia urbana di funzionari statali e di partito e di intellettuali sia stata combattuta ricor­rendo alla "rieducazione" di costoro nelle aree rurali. E infine aiuta a spiegare perché le riforme di Deng siano state lanciate prima nel settore dell'agricoltura e perché il nuovo corso di Hu si sia concentrato sullo sviluppo dell'istruzione, dei servizi sanitari e del benessere nelle aree rurali sotto la bandiera di un "nuovo socialismo delle campagne" (Arrighi 2008, p. 411). 

E' noto che la povertà assoluta in Cina è scesa drasticamente. Ad esempio, Ravallion e Chen (2007) riportano che la percentuale di famiglie che erano sotto la soglia di povertà assoluta ufficiale è diminuita dal 53 per cento nel 1980 al 18 per cento nel 1988 e all'8 per cento nel 2001. In ogni anno, la stragrande maggioranza dei poveri erano nelle zone rurali. Complessivamente le ultime stime parlano di 640 milioni di persone sottratte alla povertà. 

Arrighi pone il problema dei problemi, ossia l'unico confronto possibile con la Cina lo si può fare con l'India o con interi continenti. "Alla base di questa tradizione si trova il fondamentale pro­blema di come si possa governare e portare allo sviluppo una nazione che ha una popolazione rurale maggiore dell'intera popolazione dell'Africa o dell'America Latina o dell'Europa. Nes­sun altro paese, con l'eccezione dell'India, si è mai trovato ad af­frontare un problema anche lontanamente simile" (Arrighi 2008, p. 411). Eppure c'è un campo che è quello delle disegualinze in cui tutti fanno finta che la Cina non sia differente dalla Svezia.
La Cina pre anni '80 era un paese assolutamente egualitario?
In realtà era molto simile agli USA

Il nuovo corso di Deng è partito come abbiamo visto dalle campagne e si può dire che sino al 1984 si è concentrato sullo sviluppo della agricoltura aiutando i contadini ad uscire dalla miseria. I redditi dei contadini hanno avuto un aumento straordinario fino al 1984 – l’età d’oro della campagne come venne chiamata - e hanno subito un forte rallentamento negli anni ’90. Naturalmente secondo le deboli menti della sinistra radicale i primi anni '80 erano gli anni in cui veniva restaurato il capitalismo. Ottima cosa dato che ha prodotto più egualianza. E' comprensibile, volere mangiare più di una volta al giorno è segno della presenza demoniaca del capitalismo. Comunque nei primi dieci anni i redditi rurali sono aumentati più rapidamente che nelle città. Tra il 1978 e il 1988 i redditi medi della famiglie contadine sono cresciuti al netto del costo della vita del 192%. Tra il 1990 e il 2006 al netto dell’aumento dei prezzi i redditi dei contadini sono aumentati del 4,8% all’anno mentre nelle città dell’8.1% (Franssen 2007). Tra il 1988 e il 1995 il reddito pro capite è cresciuto due volte più in fretta per gli abitanti delle città che per quelli delle campagne. Nel 1999, il reddito medio dei cittadini di Shanghai era di oltre 8000 yuan (circa 1000 dollari americani), mentre ancora 5 anni dopo nella provincia rurale del Gansu era di appena 1400 yuan (circa 175 dollari). Nonostante che, come abbiamo detto, in un primo tempo la riforma favorì prinicipalmente i contadini intervennero nuovi fattori a modificare il rush iniziale: il prezzo del riso dominui fortemente, così come quello di altri alimenti base, e per le comunità rurali, che prima avevano assistito a un'esplosione di ricchezza con il boom di costruzioni edilizie  e inziò un periodo di crescita molto lenta. Furono introdotte nuove quote di produzione per i cereali a prezzi bassi (quelli che lo stato si poteva permettere). Molti contadini, soprattutto i giovani,  si incamminarono verso le città in cerca di un lavoro (Cheek 2007, pp.86-87).

Il grafico mostra il calo avvenuto negli ultimi anni del rapporto tra redditi rurali e urbani
Con la riforma ad ogni famiglia contadina fu assegnato un piccolo appezzamento in usufrutto. Ma la terra non fu privatizzata e vennero imposte limitazioni alle cessioni dei titoli di usufrutto. La concorrenza tra piccoli proprietari contadini ebbe necessariamente il risultato di una crescente differenziazione economica nei villaggi rurali con l’emersione di una classe di contadini relativamente agiata. Ma la struttura agraria cinese resta fondamentalmente diversa ad esempio da quella dell'India, dove più di cento milioni di braccianti senza terra lavorano i grandi latifondi di ricchi proprietari terrieri (Sconfiggere 2004).

La Cina di Mao in realtà era meno egualitaria di quanto sembrasse. La divaricazione socioeconomica tra Cina rurale e urbana non inizia con le riforme orientate al mercato di Deng Xiaoping. Era già pronunciata negli ultimi anni dell’era di Mao. Tra il 1952 e il 1975, la media del consumo della popolazione non-agricola crebbe dell’81% comparata con il 41% per i residenti rurali (Riskin 1987). Nel 1980 (all’inizio dell’era delle riforme), i residenti cittadini consumavano il 60% più grano procapite e almeno due volte e mezzo la carne che consumavano i membri delle comuni rurali. La differenza nel possesso di beni di consumo manufatti (orologi, macchine per cucire, radio ecc.) era ancora più grande. Nel complesso, il consumo medio nella Cina urbana era due o tre volte quello delle campagne. Paradossalmente l’URSS che era indicata dai "maoisti" come potenza revisionista e sociamperialista era in realtà più egualitaria della Cina.  Infatti durante gli anni ’60 e ’70 c’è stato un apprezzabile restringimento del gap tra lo standard di vita della popolazione rurale e urbana. Una larga frazione delle aziende agricole collettive si erano trasformate in aziende statali i cui lavoratori ricevevano stipendi uniformi e benefici non dipendenti dalle fluttuanti vendite agricole e dai prezzi garantiti dal governo. Nei primi anni ’80, i guadagni dei contadini nell’URSS stavano crescendo a un livello maggiore di quelli dell’industria e dei servizi. Il grande grado di egualitarismo era possibile per il fatto che l’Unione Sovietica era arrivata ad un livello produttivo molto maggiore di quello della Cina (Market Reform 2006). Oggi però si tende a criticare la trasformazioni delle aziende collettive in aziende statali dato che il risultato fu la diminuzione della produttività. Dimenticarsi delle leggi economiche è sempre stato devastante per il socialismo.

Anche prima della riforma la differenza tra i lavoratori delle aziende statali cittadine e della campagna era forte. I lavoratori cinesi avevano un impiego e benefici (la cosidetta ciotola di ferro) garantiti per tutta la vita. Questa era una delle maggiori conquiste sociali della rivoluzione del 1949. Comunque un paese povero e economicamente arretrato come la Cina ovviamente non poteva assicurare a centinaia di milioni di agricoltori un lavoro nelle imprese industriali statali, garantito a vita con un livello di stipendio pari a due o tre volte il reddito di un membro delle comuni rurali.
Già durante l'epoca maoista la Cina è stata caratterizzata da un divario rurale-urbano importante. Nel 1964 era 2,2, nel 1978 era del 2,6.  La povertà in Cina e la disuguaglianza sono diminuite drasticamente nel 1978-1985 durante gli anni della riforma rurale, quando l'agricoltura è stato decollettivizzata e si è dato spazio alla produzione familiare. All’inizio delle riforme il reddito agrario procapite era il 42% di quello urbano. In India nello stesso periodo era il 71%, in Thailandia il 45%, in Brasile il 43%. L’India infatti è arretrata nello sviluppo industriale dunque il rapporto più egualitario potrebbe anche marcare una arretratezza nello sviluppo. In realtà abbiamo visto che le disegualianze in India sono più marcate della Cina come risulta semplicemente cambiando il sistema di rilevamento. Il margine città-campagna si è ristretto nelle prime fasi della riforme, nel periodo d’oro dello sviluppo delle campagne, il reddito della campagne arrivò a rappresentare, il 55% di quello delle città, per poi riabbassarsi nel periodo seguente quando si sono fatti sentire maggiormente i risultati dello sviluppo urbano. 
Ma il divario era già del 2,7 nel 1995, 2,8 nel 2000 e del 3,2 nel 2006.  Nel 2007 era 4,10 secondo il sondaggio CHIP (China Household Income Project) diventato 2,91 dopo l'aggiustamento per le differenze territoriali del costo della vita. I corrispondenti indici CHIP nel 2002 erano 3.35 e 2.28 (Li et al. 2013). Se si considerano i vari sussidi occulti (per la sanità, l'istruzione e contributi pensionistici), i rapporti del 2002 erano 4.35 e 3.10, rispettivamente (Li e Luo 2010, p. 119). Dal 1999 al 2001 c’è stato un aumento dell’8,5% nei redditi dei cittadini e del 2% in quelli dei contadini. Il reddito medio di Shanghai è tra le sette e le dieci volte le provincie rurali più arretrate. La provincia più ricca è quella di Zhejiang dove un cittadino ha un reddito superiore di 2,5 volte quello di un contadino. Poi ci sono anche differenza nell’istruzione e sanità (Franssen 2007). Il gap tra città e campagna è dunque aumentato, nel senso che i contadini stanno indubbiamente molto meglio che 20 anni fa, ma ad esempio gli operai stanno molto ma molto meglio dei contadini. Ovvero tutti i cinesi sono diventati più ricchi ma non con la stessa velocità. C’è da dire che nel mentre è aumentata la popolazione delle città. Ovvero è aumentato il numero di coloro che stanno bene. La spesa per i residenti nelle città è stata trenta volte quella per la campagna. La cosa è del tutto comprensibile. La Cina doveva concentrare le poche forze disponibili là dove avrebbero reso di più. Ossia costruendo infrastrutture nelle città delle costa più vicino allo sbocco finale dei prodotti d'esportazione.

Il  “coefficiente di Gini” all'interno dello stesso mondo rurale è aumentato rapida­mente dai primi anni ‘80 al 1990, mostrando un aumento della disuguaglianza nella distribuzione del reddito. Questo fenomeno è dovuto anche ai redditi più alti delle aziende rurali non strettamente agricole e questo può essere associato ad una crescita più veloce delle zone in precedenza più favorite dallo sviluppo che hanno potuto potenziare un settore agricolo non strettamente di coltivazio­ne.

È possibile avere una serie piuttosto consistente di coefficienti Gini dalle indagini 1988-2007 del CHIP. Nel 1988, il Gini urbano (0,24) era molto basso rispetto agli standard internazionali, il Gini rurale (0.33) riflette le disparità regionali di reddito, e il Gini nazionale (0,38) era superiore sia quello urbano che quello rurale, a causa dell'elevato rapporto tra reddito urbano e quello rurale. Il Gini nazionale è stato di 0,45 sia nel 1995 che nel 2002. Sebbene nel 2007, il Gini urbano fosse 0,34, e quello rurale Gini era 0,36, il Gini nazionale rettificato per le differenze di costo della vita regionale era 0,43 nel 2007 rispetto allo 0,40 nel 2002 (Li et al. 2013).

I dati forniti dal CHIP (China Household Income Project) nella sua indagine nazionale periodica sulle faniglie, suggeriscono che le disparità tra città e campagna nel 2007 non fosse superiore a quella del 1995. La spiegazione di questa discrepanza con i dati NBS (National Bureau of Statistics) è probabile che si trovi nella definizione del reddito. Il dato è in contrasto con quello del NBS perchè la definizione del reddito del CHIP comprende varie sovvenzioni ricevute dai residenti con hukou urbani, in particolare i sussidi per la casa. La graduale abolizione dei sussidi in questo periodo e nel contempo i maggiori sussidi per la campagna (scuola gratis, sanità ecc) potrebbe aver ridotto la disuguaglianza rispetto al reddito urbano. Secondo le statistiche, il reddito netto pro capite dei residenti rurali è passato dai 134 yuan del 1978 ai 3255 del 2002, con un aumento medio annuo del 7,4%; il reddito disponibile pro capite dei residenti urbani è aumentato da 343 yuan a 10493, con una crescita annua del 7,2%.

Anno
Reddito annuale
procapite dei residenti rurali
Reddito annuale procapite dei residenti urbani
Proporzione tra il reddito procapite dei cittadini e dei residenti in campagna (residenti rurali=1)
Cifra assoluta
(yuan)
Indice
(anno precedente
=100)
Cifra assoluta
(yuan)
Indice
(anno precedente
=100)

1978
133.6

343.4

2.57
1979
160.2
119.2
405.0
115.7
2.53
1980
191.3
116.6
477.6
109.7
2.50
1981
223.4
115.4
500.4
102.2
2.24
1982
270.1
119.9
535.3
104.9
1.98
1983
309.8
114.2
564.6
103.9
1.82
1984
355.3
113.6
652.1
112.2
1.84
1985
397.6
107.8
739.1
101.1
1.86
1986
423.8
103.2
900.9
113.9
2.13
1987
462.6
105.2
1002.1
102.2
2.17
1988
544.9
106.4
1180.2
97.6
2.17
1989
601.5
98.4
1373.9
100.1
2.28
1990
686.3
101.8
1510.2
108.5
2.20
1991
708.6
102.0
1700.6
107.1
2.4
1992
784.0
105.9
2026.6
109.7
2.5
1993
921.6
103.2
2577.4
109.5
2.80
1994
1221.0
105.0
3496.2
108.5
2.86
1995
1577.7
105.3
4283.0
104.9
2.7
1996
1926.1
109.0
4838.9
103.8
2.51
1997
2090.1
104.6
5160.3
103.4
2.47
1998
2162.0
104.3
5425.1
105.8
2.5
1999
2210.3
103.8
5854.0
109.3
2.6
2000
2253.4
102.1
6280.0
106.4
2.7
2001
2366.4
104.2
6859.6
108.5
2.9
2002
2475.6
104.8
7702.8
113.4
3.11
2003
2622.2
104.3
8472.2
109.0
3.23
2004
2936.4
106.8
9421.6
107.7
3.21
2005
3254.9
106.2
10493.0
109.6
3.22
Fonte: Il reddito procapite dei residenti urbani e rurali è calcolato sui dati di p.108 drl China Summary Statistics 2006 compilato dal National Bureau of Statistics.
Nota: La cifre assolute sono calcolate sui prezzi del 2006 mentre gli indci non sono stati calcolati a prezzi comparabili.
Reddito annuale procapite dei residenti urbani = reddito totale –tasse pagate –contributi per la sicurezza sociale.
Reddito annuale procapite dei residenti urbani = reddito totale –tasse pagate –contributi per la sicurezza –ammortamento delle immobilizzazioni -contributi ai parenti al di fuori del villaggio.
Il reddito procapite degli abitanti rurali è raddoppiato dopo i primi quattro anni, poi di nuovo dopo sei anni, poi ancora dopo sei anni e ancora dopo dieci anni. Nella figura seguente scopriremo che è raddoppiato nei seguenti 5 anni. praticamente in una trentina d'anni il reddito rurale è raddoppito di più di cinque volte successivamente dalla riforma fino al 2011. Aumentando di quasi cinquanta volte.

In generale i paesi che hanno terminato i processi di urbanizzazione e industrializzazione hanno un indice Gini tra lo 0,3 e lo 0,4. Coloro che lo superano hanno economie lente e sono a rischio di gravi problemi sociali.  I processi di industrializzazione e di urbanizzazione portano un afflusso di lavoro e di capitali verso le città e le zone disposte meglio per poi ritornare verso le zone rurali e le zone meno sviluppate una volta che il processo è terminato, per cui il coefficiente Gini dimostra maggiore validità per i paesi maturi piuttosto che per i paesi a crescita tumultuosa. In realtà in Cina le differenze sociali non sono poi molto sentite proprio per questa ragione. Tra il 1996 e il 2004 si sono fatte sentire proteste soprattutto nelle città, e in particolare nelle città più sviluppate cioè relativamente nelle zone più ricche del paese, magari erano poi lavoratori delle imprese statali che perdevano il lavoro dovendo poi andarlo a cercare dai privati. In Cina i lavoratori preferiscono le imprese statali, che in generale pagano meglio, in particolare quelle dei settori semi-monopolistici, a quelle private.

La causa principale del maggiore coefficiente di Gini sia nelle aree rurali e urbane è la differenza nella qualità e nel valore delle abitazioni, che, ha rappresentato i due terzi della disuguaglianza della ricchezza netta. Gli abitanti delle città che hanno acquisito la proprietà delle case che avevano occupato (pur pagando canoni nominali) hanno fatto enormi plusvalenze, le sovvenzioni per la casa venivano semplicemente capitalizzate. In altre parole lo stato ha ceduto ad un costo nominale le case possedute. Una misura dopotutto molto popolare e socialista, ma le case in città e soprattutto in certe zone della città sul mercato hanno assunto un valore maggiore di quelle in periferia o in campagna. Gran parte delle disegualianze si devono imputare a ciò. Ad una misura tutto sommato socialista. L'accesso a prestiti a basso costo da banche di proprietà statale ha fornito maggiori opportunità per l'accumulazione di capitale. Più in generale, l'acquisizione di beni dello Stato che inevitabilemente hanno aumentato il loro valore nel caso ad esempio di aziende date in gestione non solo ai privati ma anche ai lavoratori ha finito per essere un elemento di diversificazione del reddito.
Da notare che il reddito rurale è pressochè raddoppiato in 5 anni

Purtuttavia la differenza tra città e campagna è uno dei principali elementi che fa alzare il coefficiente Gini. E' normale per i paesi in fase di urbanizzazione e l'industrializzazione abbiano un Gini superiore a coloro che hanno completato il processo. I criteri di allarme sul coefficiente Gini ossia 0,4 dovrebbero essere attenuati quando si tratta di economie in cui l'urbanizzazione e l'industrializzazione è ancora in corso. Anche se la Cina ha un coefficiente Gini superiore a 0,4, che indica un forte divario di reddito, l'impatto non si riversa in modo così negativo come è mostrato dallo scarsa influenza sull'economia. Esso non ha ostacolato il processo di industrializzazione e urbanizzazione. Ciò significa che il divario di reddito non ha un impatto allarmante. L'allarme ci potrebbe essere se gli strati più poveri si impoverissero ulteriormente. Se invece si arricchiscono, seppur con una velocità minore, non c'è alcuna conseguenza negativa per la domanda interna in termini economici generali e di allarme sociale. Chi ci guadagna, in generale, non è portato a protestare.
La Cina ha ha impiegato un numero di anni più breve di qualsiasi altro paese nel raddoppiare il PIL procapite nella storia dell'umanità.

Tra il 2002 al 2004, tutti e cinque i sottogruppi di reddito tra i residenti rurali hanno avuto miglioramenti del reddito. Dunque le differenze sono ancora accettabili. Lo sviluppo economico ha portato un divario di reddito aumentando però il reddito di tutti, non importa se residenti nelle aree urbane o in quelle rurali. Lo stesso coefficiente Gini, per esempio, 0,4, può presentarsi in due tipi di strutture sociali. Nella struttura duale rurale-urbano, come in Cina, oppure all'interno delle singole aree urbana e rurale. Il divario di reddito all'interno dell'area urbana o in quella rurale è piccolo, ma lo spazio tra le due aree è grande. Mentre lo spazio complessivo è di un coefficiente Gini di 0,4. In una società urbanizzata, dove il divario tra aree urbane e rurali è molto piccolo, il coefficiente di Gini può anche essere 0.4. La Cina, la struttura duale urbano-rurale influisce fortemente sul coefficiente Gini. I dati dell'Ufficio Nazionale di Statistica mostrano che il Gini nelle aree urbane era solo 0,23 nel 1988 e ha raggiunto 0.319 nel 2002, ben al di sotto dello 0,4. Il coefficiente di Gini era 0,303 nel 1988 e 0,366 nel 2002 per le zone rurali, sempre inferiore allo 0,4. Questo significava che i residenti non si sono sentiti molto colpiti dal divario di reddito, la separazione dovuta all'Hukou tra residenti rurali e urbani nel sistema si fa appena sentire nella differenza di reddito. Il migrante nella città fa un balzo nel proprio reddito rispetto alla campagna soprattutto ora che c'è scarsità di manodopera poco qualificata e che può rivendicare salari maggiori. I salari per i nuovi assunti si aggirano attorno ai 575 dollari al netto dei contributi. Circa otto volte quelli di 10 anni fa. Ancora di più considerando i benefit. Gli stipendi sono ora tre volte quelli dell'Indonesia, quattro volte quelli del Vietnam, cinque volte quelli della Cambogia e dieci volte quelli del Bangladesh. In questo caso, anche coloro che risiedono in città non sono particolarmente interessati al divario di reddito. Anche un alto coefficiente di Gini è per loro accettabile. ma il problema che alla fine si pone è se nella complessa struttura urbano-rurale complicata dall'hukou le statistiche  siano lette correttamente. Come abbiamo visto per il confronto tra India e Cina e come vedremo ancor più nel confronto inter-regionale è possibile che le statistiche stesse guardate in modo meccanico falsino i dati veri.

Concludiamo con la risposta all'incauto giornalista di "Liberazione" questa volta da parte di un conoscitore vero della reltà cinese:  "Queste (le campagne) oggi sono più ricche che nei tempi di Mao, sono più ricche rispetto a qualunque altra epoca prima della precedente da almeno duecento anni" (Cammelli 2006, pp 223-24) .


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