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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

venerdì 1 maggio 2015

6.5.1: Kyoto e l'imperialismo verde

6. L'imminente crollo della Cina
6.5. Ambiente e sviluppo sostenibile


Sono impressionato dagli sforzi cinesi di fronte al cambiamento climatico.
Ban Ki-moon. Segretario Generale dell’ONU. 2011

Il ministro dell’Economia della Malaysia Nor Mohamed Yakcop (Green imperialism 2007) ha giustamente accusato di “imperialismo verde” e di ipocrisia le nazioni avanzate. La Cina subisce le maggiori pressioni nel campo ambientale perché si basa in gran parte sul carbone per ottenere energia. Il carbone è molto inquinante e influisce per 2/3 sulle fonti di energia cinesi, per l’80% nella produzione di elettricità. In Cina, tra l’altro, si sta riprendendo la tecnica per la liquefazione del carbone per facilitarne il trasporto e limitare le emissioni. La Cina ha firmato il protocollo di Kyoto ma viene considerata un paese in via di sviluppo, dunque non deve ridurre le sue emissioni semmai contenerle. Gli USA (che non hanno firmato il protocollo di Kyoto) non ha accettato la riduzione della propria quota.

Nor Mohamed ha affermato che “le compagnie che stanno contaminando la Cina sono Americane, Europee, Giapponesi. Stanno beneficiando di mano d’opera a basso prezzo, delle risorse e al tempo stesso accusano la Cina di contaminare (Forti 2007)”. Dunque le lamentele sull’inquinamento sono pura ipocrisia. Ma la Cina importa sempre di più petrolio e gas che sono meno inquinanti. Ora sebbene la Cina conti su importanti giacimenti di fonti energetiche, tra cui il petrolio e la percentuale di autonomia energetica del paese è arrivata al 94 %, e che solamente il 6% restante dipende ancora dall’importazione è stata accusata in passato di essere una delle principali cause dell’aumento del prezzo del petrolio. La Cina in realtà non si configura come un caso di dipendenza quanto ad esempio l’Italia che al contrario dipende per l’80% dalle importazioni di petrolio. Bill Clinton (faccia di bronzo!!!!), ha chiesto alla Cina di riconoscere la minaccia per la natura che implica la sua crescita economica e l’aumento nel consumo d’energia. Clinton ha dichiarato che forse non ci sarà petrolio sufficiente per tutti, come se gli USA non fossero il maggiore consumatore di petrolio e fino a ieri i maggiori inquinatori al mondo. La Cina ha una capacità elettrica installata di 0,3 watt per abitante un decimo di quella degli USA, che sono un vero e proprio divoratore di energia. Questo dimostra come la Cina sia accusata di tutto e anche del suo contrario. L'India e la Cina, che hanno ratificato il protocollo, non sono tenute a ridurre le emissioni di anidride carbonica nel quadro del presente accordo. Cina, India e altri Paesi in via di sviluppo sono stati esonerati dagli obblighi del protocollo di Kyoto perché essi non sono stati tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra durante il periodo di industrializzazione che si crede stia provocando oggi il cambiamento climatico. I Paesi non aderenti al protocollo sono responsabili del 40% dell'emissione mondiale di gas serra.

Scrive a questo proposito Graziosi: 

E’ possibile, su questo terreno, ipotizzare modelli di sviluppo differenti, che tengano conto del pessimo stato dell’ambiente nel suo complesso e del fatto che le risorse del pianeta sono finite, ma sarebbe curioso (e disonesto) chiederlo sempre agli altri, e soprattutto ai paesi in via di sviluppo. Come dire: i paesi a capitalismo avanzato hanno saccheggiato l’intero pianeta, mettendolo a ferro e fuoco per i profitti di pochi e il benessere di non molti milioni di esseri umani, mentre i restanti miliardi di individui, che per secoli hanno patito schiavitù e povertà, devono crescere con garbo e moderazione e rispettare i vincoli ambientali. Sarebbe questo un atteggiamento aristocratico, che si tradurrebbe inevitabilmente nella difesa dei privilegi dell’Occidente. Anche i cinesi, gli indiani, i brasiliani, i sudafricani hanno diritto ad utilizzare lavatrici, lavastoviglie, robot da cucina, automobili e telefonini. In questo contesto, il nodo ambientale si presenta in tutta la sua drammaticità di fronte a tutti: paradossalmente, i segnali più positivi vengono non a caso dai paesi in via di sviluppo, mentre i peggiori dagli Stati Uniti (Graziosi 2007).




Ma la Cina ha anche costruito la diga delle Tre Gole, che era il sogno di Mao ed è la più grande fonte di energia rinnovabile del mondo, servirà anche a diminuire le devastanti inondazioni che storicamente causano migliaia di morti ogni anno. Gli ambientalisti occidentali contrastano la diga, che genererà una parte importante dell’elettricità (quanto 17 centrali nucleari) di cui ha bisogno il paese. Naturalmente l’Occidente si è diviso i compiti: i paesi sviluppati non vogliono che la Cina usi il carbone per via delle emissioni di Co2, Clinton non vuole che la Cina compri petrolio all’estero facendone aumentare il prezzo, gli ambientalisti non vogliono che produca energia pulita all’interno. State certi che tutto è per i diritti umani.

Il progresso dell’Occidente è avvenuto per esclusione della maggior parte della popolazione mondiale, ed è ciò che vuole mantenere intatto l’imperialismo ambientale:
Gandhi aveva già capito quello che molti governanti fautori dell’emancipazione del sud devono ancora imparare o hanno dimenticato: Il successo dell’occidente lungo la strada estroversa della rivoluzione industriale si è basato sull’esclusione della grande maggioranza della popolazione mondiale dall’accesso alle risorse umane e naturali necessarie per poter godere dei benefici invece che pagare i costi dell’industrializzazione globale. Quindi in sé non ha mai costituito un’opzione praticabile per quella maggioranza.

Il colonialismo che è stato il più grande crimine contro l’umanità mai commesso dall’uomo. Ha portato infatti a infinite distruzioni, 35 milioni di morti in Cina, e il saccheggio delle materie prime. Ora come "risarcimento" per tutto questo esige che i paesi saccheggiati consumino meno perchè i paesi sacccheggianti si sono abituati bene! Una logica del tutto disinteressata come tutto quello che fa l’Occidente. Niu Wenyuan, uno scienziato dell'Accademia delle Scienze cinese, ritiene che nei prossimi venticinque anni, la Cina  potrà attuare solo uno sviluppo sostenibile, che è il compito che si è dato il Partito Comunista, attraverso la “crescita zero” della popolazione, senza crescita dei consumi di energia, senza devastare l’ecosistema. Solo in questo modo riuscirà ad assicurare a tutta la popolazione l’alimentazione, la conservazione dell’ambiente, la salute e la giustizia sociale uno sviluppo sostenibile è possibile con una gestione prudente delle risorse e dell’energia (Polo 2006).
Sono state costruite "città modello" specificamente progettate con criteri di salvaguardia ambientale, vengono ripiantati alberi nelle zone di foresta. A testimoniare che la coscienza ambientale non è solo cosa di oggi già il piano quinquennale 2006-2010 si era posto l'ambizioso obiettivo di una riduzione del 20% del consumo energetico delle attività economiche, mentre veniva annunciato l'avvio di una politica industriale di ampio respiro che prevedeva di abbandonare 399 sottosettori industriali e di ridimensionarne altri 190. Durante la quinta sessione del 16° Comitato Centarale del PCC, il governo si è posto l’ambizioso obbiettivo di ridurre il costo dell’energia per unità di PIL del 20% per ridurre il deterioramento dell’ambiente.
Le misure sullo sviluppo sostenibile non si sono fatte attendere. La politica industriale prevede di abbandonare 399 sottosettori industriali e di ridimensionarne altri 190. La Cina sta riducendo le zone di sviluppo da 6.866 nel 2003 a 1.568 alla fine del 2006, con un calo dell’area totale da 38.600 a 9.949 km2. Il consiglio di Stato ha proibito o posto restrizioni alla costruzione di nuove zone e la soppressione di quelle ubicate in aree sensibili dal punto di vista ambientale anche per non ridurre la terra coltivabile e proteggere gli interessi dei contadini. La Cina sta riducendo le zone di sviluppo da 6.866 nel 2003 a 1.568 già alla fine del 2006, con un calo dell’area totale da 38.600 a 9.949 km2. Il consiglio di Stato ha proibito o posto restrizioni alla costruzione io addirittura la soppressione di zone industriali ubicate in aree sensibili dal punto di vista ambientale anche per non ridurre la terra coltivabile e proteggere gli interessi dei contadini.

Riguardo alle fonti di energia la principale risorsa della Cina, il carbone, è anche la più inquinante, ma per ora indispensabile per l'autosufficienza energetica. Il petrolio è la  seconda fonte di energia in Cina. Il consumo totale di energia continua a crescere. In seguito alla scoperta di giacimenti significativi nel nord del paese alla fine degli anni '50, la Cina ha cominciato ad estrarne su scala relativamente ampia. La produzione è aumentata rapidamente nel corso degli anni 60/70. Negli anni '80, la produzione di petrolio ha subito un rallentamento e la Cina ha registrato un calo dei ricavi dalle esportazioni, mentre i prezzi del petrolio sono crollati. Nonostante l'aumento della domanda, la produzione di petrolio cinese ha ristagnato negli anni '90. Da esportatore di petrolio, la Cina è diventata un importatore netto dal  1993. 


Le emissioni procapite di CO2 tra Europa e Cina sono all'incirca uguali

Anche se ricca di gas, la Cina non ha prodotto quasi nulla fino al 1957. La produzione di gas naturale è in aumento, ma nel 2003 essa rappresenta solo il 3% della produzione totale di energia. Attualmente, i principali consumatori di gas naturale sono le fabbriche di fertilizzanti e prodotti chimici. In futuro, il gas verrà utilizzato principalmente per la produzione di energia elettrica e l'uso domestico. Si stima che entro il 2020, la quota del gas naturale nel consumo totale di energia passerà dal 3% attuale all'8% o forse più dato i recenti contratti con la Russia.

L'energia da biomasse è utilizzata principalmente per la cottura, il riscaldamento e in agricoltura. Si stima che suo volume fosse approssimativamente equivalente al consumo di petrolio. Dal 1980, l'uso delle biomasse è in diminuzione, in primo luogo perché il tenore di vita della popolazione migliora e in parte perché i residenti rurali hanno ora accesso ad altre fonti energia. L'energia idroelettrica e da biomasse sono state a lungo le due principali fonti di energia rinnovabili; mentre l'energia solare o eolica, sono diventate significative solo recentemente.

La Cina è dal 2011 più grande consumatore di energia al mondo dopo gli Stati Uniti come consumo totale, ma il consumo di energia pro capite è piuttosto basso. L'intensità energetica, ossia il rapporto tra il consumo di energia e il PIL è però alta, indice di scarsa efficienza energetica e retaggio degli impianti concepiti in passato.

L'efficienza del settore elettrico viene facilitata l'introduzione delle concorrenza e l' interconnessione delle di distribuzione. Con la centrale idroelettrica delle Tre Gole le tre reti regionali di trasmissione interconnesse (nord, centro e sud) hanno seguito il modello delle sei reti interprovinciali esistenti. e saranno a loro volta interconnesse in una rete nazionale. Ciò dovrebbe ottimizzare la capacità produttiva, il miglioramento dell'offerta e facilitare le regolazioni durante i picchi di domanda tra le diverse regioni.



Gli investimenti in energia elettrica sono rimasti a lungo al di sotto del tasso di crescita. La carenza di energia è diventata un problema dopo il 1979. Il settore industriale oggi da solo consuma circa il 70%  di elettricità. la mancanza di energia è diventata il collo di bottiglia dello sviluppo economico e della produzione industriale dopo il 2000. Oggi si tende a chiudere gli impianti che consumano molta energia e quelli scarsamente efficienti.



Le varie riforme hanno contribuito a migliorare la qualità dei prodotti del carbone e del petrolio. La capacità di produrre energia elettrica è pure aumentata significativamente assieme all'efficienza enegetica.



L'efficienza energetica in Cina è comunque ancora relativamente bassa a causa della sua dipendenza dal carbone. L'uso di carbone di bassa qualità, sia per la produzione di energia o per uso domestico rende l'efficienza termica inferiore a quella dei paesi sviluppati. Si è puntato negli ultimi anni sul miglioramento del carbone e dell'efficienza energetica degli impianti.

Si legge spesso dell'estremo inquinamento atmosferico e di come non venga fatto nulla per diminuire lo smog. In realtà, non da adesso, è iniziata la lotta all'inquinamento cittadino. Ecco quali erano i risultati dell'indagine promossa dai ricercatori italiani dell’Iia-CNR sulla qualità dell’aria di Pechino in vista delle Olimpiadi del 2008, in una zona che caratteristiche analoghe a quelle della Val padana:
“Grandi sforzi sono stati indirizzati al controllo delle industrie a livello regionale attraverso la chiusura di quelle più inquinanti e verificando le emissioni di molti altri grandi impianti”, prosegue Allegrini. “Inoltre, il controllo delle fonti di inquinamento legate ai trasporti nel corso degli ultimi cinque anni ha portato lo standard degli autoveicoli ad un livello paragonabile a quello stabilito dalle norme Euro IV europee e alle maggiori città europee. Il risultato è che, malgrado l’incremento del traffico veicolare di almeno tre volte nel periodo, le emissioni sono state mantenute costanti o inferiori rispetto a prima”. Il problema è però capire se queste misure abbiano avuto un effetto nel ridurre l’inquinamento atmosferico. “Dall’analisi dei risultati preliminari delle campagne di monitoraggio che il Cnr ha condotto insieme agli esperti cinesi nel corso del 2007 e dei dati resi disponibili dalla municipalità di Pechino, sembra che l’inquinamento nell’area della capitale sia notevolmente diminuito, malgrado l’incremento di veicoli e delle attività industriali”, dichiara il direttore dell’Iia-Cnr. “La concentrazione di anidride solforosa (SO2) è diminuita costantemente sotto i 60 microgrammi per metro cubo, un livello considerato non nocivo. Essendo l’anidride solforosa associata con le emissioni di industrie e la produzione di energia, la sua diminuzione è il miglior indicatore del successo delle misure di controllo nei confronti delle fonti fisse di inquinanti”.

Il biossido di azoto mostra invece concentrazioni costanti di 70 microgrammi per metro cubo nel corso degli ultimi sei anni, superiori agli standard raccomandati dall’OMS (WHO) di 40 microgrammi. “Questi livelli di concentrazioni sono però anche tipici di città italiane per le quali gli standard dovrebbero essere raggiunti intorno al 2010. Non sono stati invece superati i limiti orari per il biossido di azoto, fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità in 200 microgrammi per metro cubo”

La situazione delle polveri sottili è molto complessa, perché deriva da fonti differenti. “Stime recenti mostrano che il traffico veicolare contribuisce per circa il 25% nell’area urbana di Pechino. Più o meno il 35% va imputato alle industrie, mentre il restante 35% è associato a polveri naturali (sabbia e tempeste di sabbia, attività edilizie e ritorno in sospensione della polvere)”, spiega il ricercatore. “Le stesse percentuali sono state sperimentate in numerose città italiane, a indicare che i processi di inquinamento sono simili. Gli attuali livelli di polveri sottili sono nell’ordine di 150 microgrammi per metro cubo con una previsione di concentrazione stabile per i prossimi cinque sei anni. Si presume che nel corso di pochi anni queste concentrazioni saranno stabili o persino meno elevate, nonostante il notevole sviluppo socio-economico in corso. Questi livelli sono dovuti da un lato all’aumento delle sorgenti di emissione e dall’altro al miglior controllo sulle fonti sia mobili che fisse”. “Si può dire che gli obiettivi di un migliore controllo dell’inquinamento nell’area di Pechino sono stati raggiunti, dando risultati talvolta superiori a quelli ottenuti in precedenti città ospitanti i Giochi Olimpici”, conclude Allegrini. “L’indice dell’inquinamento medio giornaliero in agosto è previsto al di sotto di quanto concordato con le agenzie internazionali responsabili per i Giochi. Le misure di controllo fin qui realizzate verranno rinforzate attraverso misure addizionali nel corso dei Giochi: sia sui cantieri, sia sulle fonti industriali, sia attraverso un rigoroso controllo del traffico, già sperimentato nell’agosto 2007, quando ha permesso una riduzione dell’inquinamento del 15-20% circa”.
Ma anche la mentalità della gente sta cambiando. Sondaggi rivelano che i cittadini delle grandi città sarebbero disposti anche a pagare una tassa per poter vivere in un ambiente migliore. Il 13° Piano quinquennale prevede una rapida crescita dell’economia verde e uno sviluppo eco-compatibile. 

Alcuni tra i maggiori ricercatori cinesi sono intervenuti sulla questione. Huang Haifeng vice direttore della HSBC Business school dell’Università di Pechino, ritiene che “ la Cina imboccherà una strada genuinamente verde", mentre Luo Hongbo della prerstigiosa Chinese Academy of Social Sciences ritiene che “L’economia verde rappresenterà la parte più importante del 13° Piano quinquennale". Il professor Huang va oltre ritenendo che "Nel corso della transizione a un’economia verde e circolare, caratterizzata da più riciclaggio, le aziende inquinanti e ad elevato consumo energetico sono destinate a chiudere. Ma i settori emergenti possono crescere molto rapidamente: ciò fa parte della transizione economica e indica che l’economia della Cina sta diventando davvero sostenibile”.
Alcuni di questi progetti sono già attivi come quello dell'Ecological Development Union International (EDUI)Il sostenuto dal Ministero della terra e delle risorse.. Si svolgerà in un’antica città della contea di Pingshan, nel Sichuan, dove l’industria principale è quella della fabbricazione della carta a partire dal bambù, lavorazione inquinante e con scarso impiego di tecnologia. Il programma aiuterà i residenti a introdurre tecnologie per la lavorazione del bambù più avanzate e più verdi. L’area ha anche foreste e siti storici unici, quindi EDUI collaborerà anche allo sviluppo dell’industria turistica: così, nello stesso tempo, si diversificherà l’economia e si proteggerà l’ambiente. La Cina cominqha già fatto sua l’idea dell’economia circolare promossa dalle nazioni sviluppate. Ha anche acquisito esperienza propria e prodotto alcune innovazioni, come i parchi industriali basati sull’economia circolare e zone industriali ecologiche

Nella valutazione delle performance dei funzionari, non ci si basa più soltanto sul prodotto interno lordo (Pil) ma anche sulla protezione ambientale e la riduzione della povertà, altrimenti i funzionari vengono classificati come non all'altezza dello standard. Xi Jinping ha affermato nel giugno 2014 che non si può più usare il solo PIL per decidere chi sono i più bravi. I funzionari locali che non rispetteranno le normative ambientali danneggiando l’ambiente “non verranno assegnati loro altri importanti incarichi né saranno promossi e potranno rispondere dei danni causati anche quando non ricopriranno più la loro funzione“. Il sistema responsabilità) approvato dal governo è severo e prevede che “le risorse consumate, i danni prodotti all’ambiente, e i benefici ecologici” confluiranno tutti in un “sistema comprensivo di valutazione per lo sviluppo economico e sociale”. Nei prossimi 6 anni ai punterà ad un “impiego più economico e razionale delle risorse” con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40%-45% rispetto ai livelli del 2005. In un altro importante discorso il presidente Xi ha parlato del valore delle montagne verdi e delle acque pulite. Il premier Li Keqiang, nel rapporto sulle attività del governo nel marzo 2015, ha promesso di adottare “un approccio duro e inarrestabile per assicurare cieli blu, acque pulite e sviluppo sostenibile”.



Nella provincia costiera del Fujian finora concentrata sull’export e sul settore manifatturiero, il PIL sarà confrontato con indici sull’agricoltura e la protezione dell’ambiente in diverse decine dei suoi distretti. Prima si era mossa la città di Hebei, a nord di Pechino, centro siderurgico, con l’obiettivo di ridurre le industrie che producono smog. Numerosi cementifici e acciaierie sono state chiusi.



Le aree di Guangxi, Guangdong e Jiangxi stanno incoraggiando il settore terziario e il settore primario tramite la trasformazione non industriale dei suoi prodotti. Nel Sichuan le prossime valutazioni del progresso locale verranno calcolate su due parametri: la misurazione degli acri di foresta conservati e quella della diminuzione del tasso di povertà conseguita. Anche a Pechino sonostate chiuse oltre 200 aziende considerate inquinanti e gli investimenti sono ora legati all’informatica e altre attività scarsamente inquinanti che coprono più del 50% della crescita del PIL cittadino.

Con l'inizio del 2015 è arrivata la Legge per la protezione dell’ambiente che ha profondamente riformato quella del 1989, e aveva gettato le fondamenta del quadro normativo in base al quale vaste aree di terreni, acqua e ambiente della Cina avevano ricevuto una prima protezione di base.



Da allora un poderoso sviluppo industriale ha posto buovi problemi. Nella precedente legge le sanzioni erano troppo lievi e venivano considerarate dalle imprese una semplicespesa operativa. I funzionari incaricati a livello locale di proteggere l’ambiente non erano investiti di nessuna reale autorità per bloccare le attività inquinanti, molte delle quali erano tollerate da quadri locali per i quali lo saviluppo economico conta più della difesa dell’ambiente. Inoltre l’opinione pubblica e le associazioni della società civile disponevano di pochi strumenti giuridici per citare per danni ambientali imprenditori e governi locali.



Le nuove norme non sono affatto simboliche. Una nuova “clausola killer”, che prevede una multa cumulativa, mutuata dalle leggi per la protezione dell’ambiente occidentali, è ora in vigore. Le aziende che inquinino per un periodo di tempo prolungato saranno multate proporzionalmente al numero di giorni in cui siano risultate in violazione della legge, senza alcun limite massimo. Ora gli ispettori locali dell’ambiente hanno il potere di far chiudere stabilimenti o perfino di arrestare chi inquina, un’autorità che non era mai stata loro attribuita finora.




La nuova legge ha anche introdotto una innovativa clausola per i contenziosi di interesse pubblico che permette alle associazioni della società civile di intentare cause ambientali. Inoltre stabilisce che i funzionari dei governi locali possono essere ritenuti responsabili di una serie di comportamenti illegali, tra cui “inazione”, che danno al pubblico un’altra potente arma contro quei burocrati che si voltano dall’altro lato quando hanno a che fare con casi d’inquinamento.


Il processo di revisione con tre anni di discussioni rende bene il significato della legge. "La clausola per i contenziosi di interesse pubblico ha suscitato una discussione, pubblica e approfondita, tra ministri, organizzazioni non governative e studiosi di diritto che non si era mai vista nei precedenti processi legislativi" scrive il direttore di Greenpeace per la Cina Tianjie Ma. Il vice ministro per la Protezione Ambientale cinese, Pan Yue, ha dichiarato. “Non permetteremo assolutamente che questa nuova legge rappresenti un semplice pezzo di carta”.

Julie Sze docente presso la University of California Davis ricorda che l’eco-desiderio cinese si basa anche sull“armonia ecologica” tra l’uomo e la natura. E che "La vastità dei progetti eco-tecnologici cinesi, intanto, sovrasta la maggior parte dei piani simili in Europa e Stati Uniti e, nell’era delle crisi climatiche, ora i partner occidentali competono per aiutare le megalopoli cinesi a modernizzarsi nello stesso tempo in cui provano a contrastare il degrado ambientale".
CONTINUA

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Debunkers dei miti sulla Cina. Avversari della teoria del China Collapse e del Social Volcano, nemici dei China Bashers.