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Non indignari, non admirari, sed intelligeri

Spinoza


Il blog si legge come un testo compiuto sulla Cina. Insomma un libro. Il libro dunque tratterà del "pericolo giallo". Un "giallo" in cui l'assassino non è il maggiordomo ma il liberale. Peggio il maggiordomo liberale. Più precisamente il maggiordomo liberale che è in voi. Uccidetelo!!!Alla fine il vero assassino (a fin di bene) sarete voi. Questo sarà l'unico giallo in cui l'assassino è il lettore. A meno che non abbiate un alibi...ça va sans dire.

martedì 6 marzo 2012

2.1.2: Gli inizi della protesta

2. Ancora una primavera. Tienanmen e dintorni 

2.1 Il mito del massacro di Tienanmen


Vediamo cosa realmente successe a Tienanmen. Poche ore dopo la morte di Hu Yaobang compaiono manifesti a lutto in cui gli studenti chiedono una seconda riabilitazione giacché era già stato epurato durante la Rivoluzione Culturale, denunciano la corruzione concentrandosi al ruolo degli intellettuali e dell’istruzione. Iniziano gli attacchi a Deng Xiaoping e Li Peng. Hu Yaobang si era dimesso dopo le manifestazioni studentesche del 1986. Con il congresso del 1987 egli aveva però conservato un posto nel Politburo allargato. Hu Yaobang fu definito "leale combattente comunista" e " grande rivoluzionario proletario". La manifestazione degli studenti fu accettata dalla leadership come legittima espressione del loro punto di vista. Zhao Ziyang partì per una visita di una settimana nella Corea del Nord.

Poche ore dopo la notizia della scomparsa di Hu, gli studenti del Beida affissero molti dazibao a carattere poltico in particolare nelle facoltà di legge e magistero facendo sapere che intendevano commemorare l'ex- segretario.(Pecora 1989, p.34) Il 17 di aprile centinaia di studenti universitari, inscenarono una dimostrazione sulla piazza Tiananmen mentre deponendo corone di fiori ai piedi del monumento agli eroi per commemorare lo statista scomparso. Gli studenti erano partiti dal quartiere universitario e avevano percorrendo più di dieci chilometri fino al centro cittadino, portando in corteo ritratti di Hu e gridando slogan. "Sebbene un regolamento municipale promulgato proprio dopo gli incidenti del gennaio 1987 proibisse ogni manifestazione non autorizzata, la polizia aveva scortato i giovani fino alla grande piazza, senza mai tentare di fermarli o disperderli" (Pecora 1989, p.35).

Francesco Sisci, allora studente a Pechino, racconta come si diffusero subito voci di un litigio di Hu con il primo ministro Li Peng e che questo avesse procurato un infarto ad Hu. Altri parlano di un litigio tra Hu e Zhao Ziyang. Altri negano che Hu avesse avuto un infarto quando litigò con Li. Ma la storia del litigio ormai fa il giro delle università. La diffamazione fu una delle caratteristiche tipiche della Rivoluzione Culturale. Gli slogan degli studenti sono rivolti anche contro Deng Xiaoping e Zhao Ziyang. Molti studenti affermano che Hu è caduto perché ha difeso le dimostrazioni degli studenti e questi non possano dimenticarlo. Li Peng è solo una piccola marionetta nelle mani di Deng Xiaoping e Zhao Ziyang “che fanno i giochi e non fanno passare le riforme in Cina" (Sisci 2009a). Tra il 15 e il 19 sono comparsi manifesti con contenuti molto radicali. Si parlava di Hu Yaobang ferito a morte oppure morto per apoplessia. Attacchi a Deng e Li Peng si susseguono, manifesti invitavano ad attaccare Zhongnanhai, la sede centrale del partito, e appiccarvi il fuoco.

Il leader studentesco Wang Dan
I fermenti tra l’intellighenzia ci ricorda lo storico Maurice Meisner fanno crescere l’attivismo politico e la morte di Hu Yaobang è sfruttata in modo politicamente astuto dagli studenti che sapevano che la morte di leader è un periodo in cui le autorità tollerano un certo grado di dissenso (Jones 2009). Se c'è una manifestazione, dicono gli studenti, la polizia ha l'ordine tassativo di non usare la forza ma di consigliare ai ragazzi di disperdersi (Sisci 2009a).

Le prime dimostrazioni di piazza non sono molto estese almeno fino ai primi incidenti con la polizia. La manifestazione del 17 aprile contava su un massimo di tremila persone. Significativo che della colonna che si mosse ben nove auto figurassero intestate ad ambasciate estere e che funzionari d'ambasciata e giornalisti si mescolassero ai manifestanti (Nathan and Link 2001, p. 69). Il 18 alcune centinaia di manifestanti si radunarono davanti all'Assemblea Nazionale del Popolo per un sit-in, facendo varie richieste tra cui libertà per giornali privati e la contrarietà alle campagne per la civiltà socialista, redditi maggiori per gli intellettuali e maggiori stanziamenti per l'istruzione. Funzionari ricevono i leader studenteschi Guo Haifeng e Wang Dan. Alcuni studenti già chiedono le dimissioni del governo.

La sera del 19 aprile due o tremila studenti a cui si sono aggiunte parecchie altre persone si sono radunate alla Porta Xinhua. La manifestazione è durata fino alle 5.00 del mattino. Wen Jiabao, l'attuale primo ministro, inviò un rapporto a Zhao dicendo che si era raccomandato che i poliziotti fossero senza baionette ed evitando qualsiasi contatto fisico con gli studenti. Wen telefonò all'ufficiale di servizio presso il Comitato del Partito di Pechino in modo che fossero garantite contemporaneamente la sicurezza di Porta Xhinua e degli studenti e arrivò per partecipare di persona alle operazioni (Nathan and Link 2001, p. 76). Questa volta un certo numero di partecipanti tenta di assaltare Zhongnanhai, scontrandosi con la polizia. Come racconta Lee Feigon, un testimone oculare simpatizzante degli studenti: "La polizia, sembrava molto tollerante, apparendo disorientata dal dileggio costante e dalle urla. Molti degli osservatori dubbitavano che i servizi segreti americani avrebbero reagito in modo così amichevole se un simile violento assalto avesse colpito i cancelli della Casa Bianca nel bel mezzo della notte. Questo è stato portato alle estreme conseguenze verso le 2:30 del mattino quando la polizia ha cercato di liberare la zona dalla folla e alcuni di loro sono stati respinti su un gruppo di biciclette cadute. Un manifestante raccolse una delle biciclette e la distrusse sulla testa di un poliziotto. Egli non è stato arrestato." (Raimondo 1999). Qui si creano le prime differenze nel movimento studentesco. Ad esempio, alcuni studenti cercano di scoraggiare gli altri dall’assaltare della sede del Partito. Il leader studentesco Wang Dan riferisce ai giornalisti occidentali di non essere d'accordo con gli obiettivi della manifestazione a Zhongnanhai ed è contrario a parteciparvi. Il governo cinese afferma che Wang Dan era presente alle azioni e abbandonò la scena quando iniziarono gli scontri. Il governo afferma che quando un piccolo gruppo ha posto l'assedio Porta Xinhua la polizia ha adottato tattiche di dispersione necessarie quanto legali per normalizzare il traffico e assicurare le normali attività governative. La polizia non porta manganelli ne cinturoni di pelle.
Manifestazioni studentesche. Gli studenti
erano molto influenzati dalle idee liberali
Il giorno dopo 15.000 persone manifestato in piazza. I manifestanti cercano di mettere corone sul cancello che porta al Zhongnanhai. Secondo la agenzia statale Xinhua (vedi Washington Post, 21 aprile), pietre e bottiglie sono state lanciate contro le forze di sicurezza inviate per affrontare i disordini. Ci sarebbe stato però l'episodio di uno studente picchiato dalla polizia, procurandogli escoriazioni, commozione cerebrale e uscita di sangue. I vestiti macchiati di sangue vengono esposti. Gli studenti vengono immediatamente ricevuti dai leader governativi di Pechino per discutere dell'accaduto. A mezzogiorno gli studenti bruciano copie del Quotidiano del Popolo, fracassano bottiglie e distribuiscono volantini contro il governo. Inizia il boicottaggio aperto delle lezioni, si chiede al governo un'indagine e la punizione dei responsabili. Cominciano ad arrivare studenti dalla vicina Taijn (Nathan and Link 2001, p. 85). Crescono gli slogan contro il primo ministro Li Peng. L'editoriale del Quotidiano del Popolo, all'indomani ricorda che le commemorazioni di Hu Yaobang sconfinate nel disordine - come l'episodio dei facinorosi davanti all'ingresso di Zhong Nan-hai - non sono un omaggio alla memoria di Hu Yaobang che si era sempre espresso per il successo della politica di riforma che dipende dalla sta­bilità politica e dall'unità sociale della Repubblica. Fiore rileva "I malintenzionati, dicono le fonti governative, non man­cano ma sono stati messi in guardia: un conto è commemo­rare civilmente un protagonista della Riforma e un altro è cercare di seminare disordini con la violenza. La Cina cao­tica di Mao e delle Guardie Rosse è immagine di un passa­to che proprio Hu Yaobang ha fortemente contribuito a cancellare (Fiore 1989, pp.12-13).

Le organizzazioni studentesche o di sostegno sono ormai sei. Numerosi incidenti in piazza. Uno particolarmente serio quando migliaia di persone hanno assediato l'Assemblea Nazionale del Popolo (ANP), travolto il cordone della polizia, circondato tre agenti prima di essere respinti dai poliziotti che sono usciti dal palazzo, gli studenti di fuori confluiscono sulla piazza. Gli studenti chiedevano più alti standard di istruzione per i delegati, elezioni democratiche. Un noto oppositore ha aizzato la folla ma non viene arrestato. Anche a Xian il 20 una folla ha travolto i cordoni ed è penetrata nella sede del governo provinciale. Nelle università delle varie città i manifesti riportano le ultime notizie da Pechino che sono ricavate da Voice of America.

Il 20 aprile tra i leader del paese c'è preoccupazione. Peng Zhen telefona a Chen Xitong sindaco di Pechino dicendo che la città è nel caos e ci si deve guardare da una nuova rivoluzione culturale. Li Peng sostiene di approvare il patriottismo del movimento, ma bisogna smascherare chi li incita alla rivolta. Zhao dice che si deve incoraggiare il patriottismo degli studenti ma bisogna raggiungere un accordo facendo capire che la stabilità è cruciale per la riforma (Nathan and Link 2001, pp. 91-92).

Migliaia di studenti si riversano in piazza per il funerale di Hu, il 22 aprile. Dopo la cerimonia ufficiale gli studenti si radunano davanti all'Assemblea del Popolo; in tre si inginocchiano sulle scalinate. Componenti dello staff escono per parlare con gli studenti che chiedono di partecipare alla cerimonia. Gli viene risposto che il pubblico non è ammesso in quanto la cerimonia è trasmessa in diretta dalla Televisione Centrale. Gli studenti consegnano e una petizione in 7 punti attraverso il leader studentesco Wuer Kaixi. Nella seduta del 4 plenum del 22-23 aprile Zhao dice che il servizio funebre è terminato quindi gli studenti devono tornare agli studi, l'approccio privilegiato deve essere il dialogo ma occorre punire severamente chi è coinvolto in ruberie, atti vandalici e furti che si erano verificati in alcune città (Nathan and Link  2001, p. 92). In generale le cerimonie che si svolsero nel paese furono tranquille tranne a X'ian e Changsha dove auto e appartamenti vengono dati alle fiamme e numerosi negozi svaligiati. Più di cento persone sono arrestate (Nathan and Link  2001, pp. 96). Scrive Fiore:

Nel corso della cerimonia, infine, come hanno telefonato poco fa turisti stranieri da X'ian, sono scoppiati gravi inci­denti in quella città, sulla piazza centrale dove una grande folla si era adunata per ascoltare dagli altoparlanti la tra­smissione radiofonica della cerimonia di Pechino. La tregua fra il movimento studentesco e le autorità del­la capitale in coincidenza con i funerali di Hu Yaobang non è stata rispettata in altre città della Cina, a cominciare da X'ian, capoluogo dello Shaanxì. I gravi disordini, scop­piati sulla piazza della Repubblica dove migliaia di stu­denti avevano seguito la trasmissione dei funerali di Pechi­no, hanno provocato almeno 130 feriti tra le forze di polizia e alcune decine di contusi, con un ferito grave, tra i gruppi di rivoltosi. Il racconto fornito dall'agenzia ufficiale «Nuova Cina» sembra riduttivo di fronte alle immagini trasmesse in sera­ta dal telegiornale della CCTV, la televisione centrale. L'agenzia scrive che quando la colonna dei dimostranti ri­belli è arrivata davanti al palazzo degli uffici governativi, gli studenti delle tre università locali sono rientrati nei loro istituti per non rimanere coinvolti negli episodi di violenza. L'intero quartiere dove hanno sede gli uffici del partito e del governo della provincia ha subito danni il cui primo bi­lancio parla di una ventina di case incendiate, decine di macchine e mezzi di trasporto urbano distrutte e oltre 200 tra feriti e contusi. Le forze dell'ordine, senza ricorrere all'uso delle armi, sono riuscite a riprendere sotto controllo la zona verso mez­zanotte. I resti di due autobus incendiati, di negozi deva­stati e delle merci rubate disperse sui marciapiedi attorno alla centrale Torre della Campana hanno offerto uno spet­tacolo mai visto a X'ian negli ultimi quarant'anni. Il di­spaccio della «Xinhuà» (Nuova Cina) insiste su un parti­colare decisivo: i disordini sono opera di teppisti mentre la stragrande maggioranza degli studenti, capite le loro in­tenzioni, si è allontanata ed è ritornata nei campus delle ri­spettive università. Le immagini della televisione danno un'idea più seria degli incidenti. In realtà emerge il fatto che per circa dodici ore, da mezzogiorno a mezzanotte, questa capitale della provincia famosa per il museo di Lin-tong che raccoglie l'Armata di Terracotta, una città di ol­tre due milioni di abitanti, col Politecnico più prestigioso di tutta la Cina, è rimasta nelle mani di gruppi ribelli, che hanno seminato il terrore in molti quartieri del centro. Sempre ieri notte, un episodio analogo è avvenuto a Changshà, il capoluogo dell'Hunan, la provincia natale del presidente Mao. Anche qui i disordini sono scoppiati ad opera di scalmanati che, secondo il rapporto della poli­zia, hanno invano tentato di convincere gli studenti ad unirsi a loro. L'epicentro è stato il quartiere della stazione ferroviaria che, costruita in onore del "Grande Timoniere" assiduo viaggiatore in treno speciale, è la più moderna e funzionale di tutta la Cina. Gruppi di facinorosi, per un totale di cinque o seicento, armati di bastoni e coltelli, hanno sfasciato negozi e banca­relle degli ambulanti, si sono impadroniti delle merci e hanno ingaggiato scontri con gli agenti di polizia. Molti so­no i contusi e un agente risulta ferito grave. I rinforzi invia­ti dalle autorità municipali hanno permesso di sedare la violenza con l'arresto di un centinaio di individui che risulterebbero in maggioranza delinquenti comuni. «Il Quoti­diano del Popolo», organo del partito, nel suo editoriale di domani, ammonisce che il disordine sociale può solo favo­rire una minoranza di malintenzionati e danneggiare la Cina, bisognosa di stabilità e unità politica per il successo della Riforma (Fiore 1989, pp. 19-20).

Sun Diaqi fa un'interessante rapporto sui fatti di Xian. Il principale responsabile tale Wang Jun è stati arrestato in flagranza mentre appiccava il fuoco a delle macchine. Non ci sarebbero atti di violenza da parte della polizia ma alcuni poliziotti meno scolarizzati avrebbero ecceduto presi dall'ira picchiando gli arrestati. Si delinea una caratteristica che vedremo presente anche a Pechino, nei disordini di piazza gli studenti sono una minoranza. Solo il 18,9% degli arrestati sono studenti universitari, sono di più gli operai un po' meno i contadini ma ci sono anche disoccupati, imprenditori e vagabondi oltre a ragazzini delle scuole medie. Dei 164 interrogati 106 sono stati rilasciati. a X'hian è sta organizzata una milizia operaia con millecinquecento membri per garantire la sicurezza. A Changsha vengono arrestate 138 persone per "percosse, vandalismo, furti" operai, contadini, disoccupati e studenti ( Nathan and Link 2001, pp. 113).

Quattro giorni dopo il solito Fiore, che parteggia ferventemente per gli studenti, da un interessantissimo resoconto dei fatti di Xian:
La domenica è stata calma in tutta la Cina con le ecce­zioni di X'ian, capitale dello Shaanxi e di Changshà, capi­tale dell'Hunan, dove le forze di polizia hanno stretto i controlli dopo i gravi disordini di sabato. La televisione ha continuato a mostrare le immagini degli incendi e dei sac­cheggi. Erano almeno vent'anni che non succedevano epi­sodi di simile violenza. I ribelli hanno usato una tecnica insurrezionale, soprattutto a Xian. Prima hanno lasciato che le migliaia di studenti si riunissero sulla piazza centrale e poi gli scalmanati, a piccoli gruppi, si sono mescolati alla folla pacificamente intenta ad ascoltare dagli altoparlanti la trasmissione radio da Pechino. Cominciati gli scontri con la polizia di guardia agli uffici del governo, gli studenti sono scappati rientrando nelle loro scuole. L'attacco alle sedi del governatorato e della segreteria provinciale del partito comunista è stato fermato dagli agenti quando gli insorti erano già oltre la soglia del palazzo. L'azione si è al­lora spostata nell'edificio che ospita gli uffici della Supre­ma Corte e della Procura del Popolo della provincia. Gli uffici dati alle fiamme, macchine, autobus e camionet­te della polizia armata incendiati nelle strade del quartiere, le colonne di fumo spostate dal vento verso la piazza hanno formato sui teleschermi dei seicento milioni di telespettatori cinesi una serie di quadri mai visti prima d'ora. Nell'insie­me, la settimana di passione per Hu Yaobang è finita senza un morto. In un movimento che solo a Pechino ha coinvolto due milioni di persone e una decina di milioni in tutta la Ci­na, il bilancio dei disordini è relativamente confortante. Se confrontata alla protesta nell'Unione Sovietica, dove in ogni episodio il costo minimo è di decine di morti, questa ci­nese non appare per ora troppo allarmante (Fiore 1989, pp. 23-24).
Per la prima volta da parte di corrispondenti occidentali si ammette che ad attaccare siano stati una parte dei dimostranti. Cosa che poi si tenderà a negare per Pechino (per la verità con le dovute eccezioni). Da notare che si elogia la moderazione della polizia.

Nella riunione del 24 aprile degli organismi dirigenti il sindaco Chen rileva che gli studenti hanno assunto il controllo dei sistemi di informazione e della televisione dell'Università. Hanno inoltre sciolto l'organizzazione ufficiale degli studenti e preso possesso dei suoi uffici, hanno costruito una organizzazione studentesca unificata con a capo Zhou Yongjung. Gli studenti democratici tendono a mettere fuorilegge l'organizzazione ufficiale (Nathan and Link 2001, pp. 99). Nei loro proclami attaccano sempre i quattro punti cardinali, ossia il mantenimento della strada socialista. Gli studenti hanno creato centri informazione per contrastare l'informazione ufficiale. ormai la stampa estera assimila i disordini a quelli di Ungheria e Cecoslovacchia. Wan Li sostiene che la maggior parte degli studenti sono patriottici e allineati al Partito ma è importante separarli dalle mele marce o dagli agenti provocatori come dice Chen Xitong. Secondo Li Ximing i mestatori sono Fang Lizhi e consorte. Si dice che la marmaglia ha approfittato delle manifestazioni per "picchiare, rubare e compiere atti di vandalismo" che un po' il leit-motiv di tutti i discorsi dei dirigenti dopo le vicende di Xian (Nathan and Link 2001, p. 105).

Il 24 viene si tiene una riunione all'università per costituire una organizzazione autonoma degli studenti che nel mentre hanno allestito una stazione radio. Si forma così il Comitato di Programmazione per una Associazione Studentesca. uno dei dieci coordinatori Zhang Zhiyong fa un discorso moderato. Parla di una fase uno che aveva dovuto richiede coraggio ad e una fase due che doveva richiedere saggezza. Gli venne strappato il microfono, viene cacciato e denunciato come agente del Partito e in seguito formalmente espulso. Wang Dan sostiene che un anziano del partito gli ha confidato che questo è il maggiore movimento studentesco dopo quello del 4 maggio (Nathan and Link 2001, pp. 108-109). Uno studente parlando con un agente di sicurezza confida che la morte di Yu è stata solo un catalizzatore di un movimento che era già presente prima. Gli studenti ritengono che la corruzione poteva essere risolta solo con la democrazia. Gli studenti sono pessimisti sulla possibilità di impiego post laurea e ritengono che il marxismo non abbia più senso. Questo studente parla anche dei primi contrasti tra i moderati, che vogliono portare le cose fino ad un certo livello e i radicali. Sono presenti anche elementi di fanatismo e di vocazione al martirio. Alcuni studenti scrivono a casa: "Anche se dovessi cadere il movimento andrà avanti". Molti sono spinti dall'immaturità ed emotività altri sono lì solo per divertirsi. Lo studente era molto critico verso il governo che, pensava, avrebbe dovuto ricevere gli studenti inginocchiati davanti all'ANP (Nathan and Link 2001, p. 110).

Il 25 aprile comincia ad evidenziarsi una delle caratteristiche del movimento, ossia richiedere il confronto per poi alzare sempre il tiro. Gli studenti avevano chiesto un incontro con funzionari dello stato. La Federazione ufficiale degli studenti aveva fatto da tramite. Quando venne concesso posero nuove condizioni e quando queste vennero accolte non inviarono i loro delegati presso i funzionari in attesa tra cui Liu Zongde vice segretario del Consiglio di Stato e He Dongchang viceministro dell'istruzione. Divisioni interne, mancanza di preparazione e forse un maggiore del radicalismo furono le cause a parere del governo. Chen Xitong rileva che le organizzazioni studentesche stanno imitando il modello polacco di Solidarnosc. Si è formato un servizio d'ordine che impedisce agli studenti di accedere all'Università e alcune aule sono state chiuse con il lucchetto. I picchetti che impediscono l'accesso all'Università costringono molti studenti a recarsi alla vicina biblioteca per impiegare utilmente le ore di lezione perdute. Secondo i dirigenti del Partito riuniti il 25 aprile il movimento ha cambiato natura (Nathan and Link 2001, p. 121)

Un articolo trasmesso dai notiziari radio e tv il 25 e compare come editoriale del Quotidiano del Popolo il giorno dopo, preparato dal vice-responsabile della propaganda Zeng Jianhui e corretto da Li Peng e Hu Qili, accusa gli studenti di essere anti-patriottici. Scrive Fiore: "Oggi il «Renmin Ribao» (il Quotidiano del Popolo), or­gano ufficiale del Comitato Centrale, ha pubblicato un editoriale molto duro sul movimento studentesco. La sua importanza è dimostrata dal fatto che il testo dell'articolo è stato diffuso in tutto il paese dalla radio e dalla televisione. Si dice che sia stato il vecchio Deng Xiaoping a ordinarlo, dettandone i concetti principali all'Ufficio Politico del par­tito. Due membri del comitato di presidenza del Politburò, Qiao Shi e Hu Qili, lo hanno personalmente redatto e con­segnato al direttore del giornale. Si tratta di un attacco molto polemico ai promotori della contestazione che - afferma - «vogliono trasformare una Cina con un brillante futuro davanti a sé in una Cina caotica, senza futuro». Il più intransigente assertore del­l'ordine pubblico è ancora una volta il vecchio Deng, ber­saglio favorito degli studenti insieme al primo ministro Li Peng" (Fiore 1989, p. 27).

Incominciano le manifestazioni come quella del 27 aprile con migliaia di persone. In molte città si tengono manifestazioni. A Pechino gli studenti sfilano, sono probabilmente 50 mila. Portano striscioni con frasi di Deng e Lenin favorevoli alla democrazia cantando: "Senza il partito Comunista non ci sarebbe una Nuova Cina " e "Mamma non abbiamo fatto niente di male". Gli studenti hanno accuratamente evitato qualsiasi provocazione. Dunque alla fine di aprile il movimento "pro-democrazia" fa un brusco cambiamento nella sua tattica, diventando apparentemente molto più filo-socialista e pro-partito come dimostrano gli slogan: "Sosteniamo il Socialismo!", “Sosteniamo il Partito comunista” "Sostenere le riforme", "Combattere la corruzione", e simili. Sembra che ciò sia avvenuto su suggerimento del fisico Fang Lizhi.

Il 27 aprile, il Washington Post rileva che "come dimostrano la loro grida, canti, striscioni e slogan, gli studenti sembrano aver moderato le loro richieste". La marcia è all’insegna del sostegno del Partito Comunista e del socialismo.  Un successivo articolo dello stesso giornale riporta le dichiarazioni di uno studente che giustifica l’orientamento tattico del movimento: "Molti di noi vogliono la democrazia di tipo occidentale. Ma noi sappiamo che non possiamo criticare il Partito comunista pubblicamente. Così dobbiamo sventolare la bandiera rossa per criticare la bandiera rossa". Le interviste con i leader degli studenti come Wang Dan rilevano che lo slogan più accreditato è "Sostenere la giusta direzione del Partito Comunista". Il cambiamento tattico tende a formare una sorta di fronte unico con coloro che nel partito (la “giusta direzione”, potremmo dire le tendenze gorbacioviane) possono appoggiare le richieste degli studenti. Il segretario del partito Zhao giudica infatti "non contrari al nostro sistema di base" gli obiettivi degli studenti. I media di stato tendono a dare alle manifestazioni un carattere più positivo. Dal 29 aprile inizia il dialogo tra governo e studenti di cui vengono riconosciute come valide le rimostranze (Kelly 1992).

Lo stesso atteggiamento dei militari è di risolvere pacificamente le questioni. Fiore parla con con il sostituto del capo di stato maggiore dell'esercito ad un ricevimento il 26 aprile che: " Ha perciò parlato fuori dei denti, come si dice, e molto chiaramente. Cosa succederà se gli studenti insisteranno? Il partito e il gover­no, ha risposto, cercheranno di risolvere i loro problemi col dialogo. Cosa farete se le dimostrazioni continueranno, mettendo a repentaglio lo svolgimento della visita del pre­sidente sovietico Gorbaciov di metà maggio? Abbiamo i mezzi di pacifico convincimento da impiegare verso gli stu­denti. Ma se le manifestazioni di massa continuassero an­che dopo la venuta di Gorbaciov, creando disordini a Pe­chino e nel paese, è possibile che il compito di ristabilire la normalità venga affidato alle forze armate? «Tenga presente - è stata la sua risposta - che la nostra pazienza non è illimitata!». Ma Fiore osserva. "E gli studenti insistono. Sfidando il divieto di assembra­menti pubblici, hanno indetto per oggi pomeriggio un'al­tra riunione di massa sulla piazza Tien An Men. L'ondata di protesta è circoscritta ma non spenta, soprattutto a Pe­chino, a Tientsin, a Nanchino e a Shanghai. Nei tre giorni di sciopero dalle lezioni, su un totale di 160 mila universita­ri pechinesi hanno disertato le aule soltanto 60 mila, secon­do quanto informa stamane il quotidiano «China Daily»" (Fiore 1989, pp. 28-29).

Nel suo discorso al Congresso Nazionale del Popolo, due mesi dopo gli avvenimenti,  il sindaco di Pechino Chen Xitong sostiene che la nuova tattica degli studenti si è modificata dopo l’editoriale del 26 aprile che ha costretto gli organizzatori a fare un dietrofront nella strategia. Prima dell’articolo, un gran numero di manifesti e slogan erano contro il Partito comunista, il socialismo e dei “quattro principi cardinali”. Dopo la pubblicazione dell'editoriale, la Federazione Autonoma degli Studenti di Pechino ha emanato l’ordine di cambiare la strategia, invitando gli studenti e “marciare a Tienanmen sotto la bandiera del sostegno al Partito Comunista” il 27 aprile (Kelly 1992).
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La sera del 27 aprile i conduttori del telegiornale leggono un "comunicato di un portavoce del governo, diviso in tre punti, per dire che la Presidenza del Consiglio di Stato è disposta a trattare con gli studenti, che le orga­nizzazioni studentesche debbono però creare un'atmosfera adeguata per il dialogo e che gli incontri dovranno essere condotti attraverso i canali più appropriati. Gli studenti sono poi stati invitati a tornare negli atenei e ad adottare un atteggiamento calmo e ragionevole, senza il quale sarà difficile ottenere i risultati che il movimento intende rag­giungere. E la linea del primo ministro Li Peng, che non ha molte possibilità di essere accettata". Dunque il governo dimostra propensione al dialogo. Ancora una volta rileva Fiore: "L'atteg­giamento della polizia è stato esemplare, evitando qualsia­si prova di forza, anche se la dimostrazione, non autorizza­ta, era formalmente illegale" (Fiore 1989, p. 32).

Il governo chiede ai direttori didattici di propagandare lo spirito dell'editoriale del Quotidiano del Popolo. Si tennero riunioni tra i funzionari dell'Università e Zhou Yongjun presidente della Federazione degli Studenti perché non si manifestasse ma egli per primo violò le promesse fatte e scese a manifestare all'Università Qinghua. Il Gruppo Studentesco dei Richiedenti per la Pace annunciò addirittura il suo scioglimento poi ci ripensò . Nella riunione del 28 aprile con i responsabili degli Istituti Superiori di Pechino si mette in risalto il problema della stabilità e che non verificarsi il caso che uno studente rimanga ferito durante le manifestazioni (Nathan and Link 2001, pp. 130-131). Nella riunione comitato allargato del Politburo il 28 aprile Yang Shangkun rileva che nella grande manifestazione del 27 aprile il governo ha dimostrato capacità di autocontrollo ma che bisogna far capire agli studenti il valore della stabilità. Li Peng, Li Ximing e Yang mettono in risalto che se da una parte la reazione all'atteggiamento tollerante dello stato nei confronti della manifestazione del 27 aprile dall'altro alcuni intellettuali come Fang e la moglie e le vecchie organizzazioni del muro della democrazia soffiano sul fuoco come del resto membri del Kuomontang a Taiwan. Si rileva che la Lega della Gioventù Comunista è stata esautorata del potere e si mette in evidenza l'aumentata notorietà internazionale del movimento con l'intervista di Wuer all'agenzia France Presse. Wuer è "Uno uygur di 20 anni che ha i voti più bassi della sua classe e non può certo capire molto di strategia" affermano di dirigenti del Partito.

Si stanno formando organizzazioni studentesche tra gli studenti cinesi all'estero e i patrioti di Hong Kong chiedono che non ci sia nessun intervento dei militari. La riunione del Politburo si conclude con la decisione di aprire il dialogo con gli studenti. Si decise che la Federazione degli Studenti Cinesi e la Federazione degli Studenti di Pechino organizzino una tavola rotonda tra i rappresentanti degli studenti di Pechino e il portavoce del rappresentante del Consiglio di Stato Yaun Mu assieme a Lu Yucheng e il vice sindaco di Pechino nel pomeriggio del 29. Il 30 Li Ximing e Chen Xitong si sarebbero incontrati a loro volta con gli studenti mentre funzionari del governo e del Partito avrebbero aperto il dialogo articolato a molteplici livelli e attraverso più canali (Nathan and Link 2001, pp. 134-136).
Yuan Mu e He Dongchang si incontrarono con gli studenti il 29. Essi difendono l'editoriale del 26 aprile dicendo che questo distingueva tra la stragrande maggioranza degli studenti animati da sentimenti patriottici e una piccola minoranza di mestatori. La registrazione dell'incontro venne mandata in onda dalla televisione di stato la sera stessa. Molti studenti protestarono sostenendo che la maggior parte dei delegati veniva da organizzazioni studentesche ufficiali e che Yuan Mu avesse evitato gli argomenti scottanti. Wang Dan e Wuer Kaixi avevano rifiutato l'incontro e vengono affissi manifesti in cui i partecipanti vengono ridicolizzati. Il 30 aprile il segretario del Partito di Pechino Li Ximing e il sindaco si incontrano un'altra volta con gli studenti. Siccome uno dei punti su cui insistono gli studenti è corruzione essi invitano a denunciare gli eventuali personaggi corrotti (Nathan and Link 2001, p. 141).
Secondo un rapporto del 30 aprile il movimento degli studenti è la questione di politica estera di cui si interessano di più gli stranieri. Il New York Times gli ha dedicato 18 articoli ed editoriali, il Washington Post sedici, il Baltimora Sun tredici. Le immagini degli studenti che arrampicano sui camion per spiegare la democrazia ai soldati che offrono soldi hanno destato una positiva impressione all'estero. Conferenza stampa all'Università di Pechino del movimento degli studenti con presenza di telecamere e di una sessantina di giornalisti cinesi e stranieri. Wang Dan a nome del movimento critica il governo e avanza sette richieste, accusando il governo di non avere impostato il dialogo su basi paritarie. Una lettera viene inviata ai compatrioti di Hong Kong e vengono lette lettere di solidarietà dei cinesi all'estero (Nathan and Link 2001, p. 146).
Il 29 aprile funzionari governativi compilano una statistica dalla quale si evince che gli studenti di danza, belle arti, educazione fisica di 10 università partecipano regolarmente alle lezioni. In 6 università l'80% assiste alle lezioni. ma in 20 università gli studenti boicottano le lezioni, a Scienze Politiche e Giurisprudenza nessuno frequenta. Tra 25 aprile e il 4 maggio comunque sembra che il partito, ancora apparentemente unito sia all'offensiva e che la leadership più radicale del movimento studentesco sia sulla strada dell'isolamento. Nel frattempo la lotta interna al partito si è approfondita e due tendenze emergono nella leadership centrale. Dopo il 4 maggio, c’è il sospetto che una parte della dirigenza assecondi le azioni di strada per rafforzare la sua posizione all’interno del partito. La campagna di base del partito per frenare i disordini sarebbe durata per circa una settimana. Il sindaco di Pechino Chen Xitong, nel discorso al Congresso nazionale del Popolo del 30 Giugno afferma che rispetto alla manifestazione del 27 aprile, il numero degli studenti partecipanti il 4 maggio è sceso da oltre 30.000 a meno di 20.000. Dopo la dimostrazione del 4 maggio, l'80% degli studenti è tornato alle lezioni a causa del lavoro del partito. Dopo la pubblicazione dell’editoriale del Quotidiano del Popolo del 26 aprile, la situazione in altre parti del paese si stabilizza rapidamente. Secondo Chen con un po' più di lavoro, la situazione si sarebbe calmata (Kelly 1992). In effetti c'è un po' di agitazione tra gli studenti all'inizio di maggio che si accusano vicendevolmente di essere agenti della Lega della Gioventù Comunista o del governo. Molti si dimettono dai ruoli dirigenti delle organizzazioni. Wuer dichiara che non organizzerà più nulla.

Il vecchio rivoluzionario Yang Shangkun,

Presidente della Repubblica,
fu uno

dei protagonisti dei
giorni della protesta
Per Li Ximing il problema è la riunione del BAS a Pechino e si vogliono evitare i pestaggi, vandalismi e saccheggi avvenuti a Xian e Changsha. Yang Shangkun sostiene che in maggio ci sono due importanti appuntamenti il Bas e l'incontro storico con Gorbaciov. Da questi due eventi si misurerà l'influenza internazionale della Cina. Dalla capacità di risolvere pacificamente la protesta studentesca dipenderà il prestigio del governo (Nathan and Link 2001, p. 150-151).

"Se l'avranno vinta, allora tutto, la riforma e l'apertura, la democrazia e la legge, la modernizzazione socialista, chiamatele come volete, tutto svanirà nel nulla e la Cina farà un grosso passo indietro" afferma Li Peng (Nathan and Link 2001, p. 153).

Zhao non nega che vi siano mestatori ma continua a sostenere che dopo tutto gli studenti sono contro la corruzione contro cui il Partito conduce periodiche campagne quindi in linea con il Partito (Nathan and Link 2001, p. 153). Zhao si è dato da fare con mosse conciliatorie. Nel suo discorso al Consiglio della Banca Asiatica di Sviluppo sostiene che gli studenti sollevano questioni degne di attenzione. Dalla periferia il centro viene percepito come tentennante e in periferia si va avanti con iniziative personali (Nathan and Link 2001, p. 145). La posizione di Zhao ha però l'effetto di paralizzare il Partito.

Nelle altre città, la situazione è diversa, e questo dipende soprattutto dalla maggiore unità interna del Partito. Scrive ad esempio Kissinger:

Così, a mio parere la caricatura di Deng nelle discussioni americane come un tiranno che ha spogliato i giovani cinesi è ingiusta…Come risultato, il programma di riforma di Zhao Ziyang, che nella migliore delle ipotesi sarebbe stato di difficile attuazione, è naufragato. Intrappolato tra un governo che non controllata più e un partito comunista indifferente alle sue politiche, l’appello Zhao Ziyang a gruppi esterni andava al di là delle sue normali prerogative costituzionali. Ai primi di maggio, dopo due settimane di sconvolgimenti da parte degli studenti, Zhao si è contraddetto prima alla Banca Asiatica di Sviluppo quando ha dichiarato che la protesta studentesca non era un problema serio. Due settimane più tardi, quando accoglie Gorbaciov, Zhao ha sottolineato in televisione che è Deng che prende tutte le decisioni chiave. Questo è stato generalmente interpretato come un tentativo di dare tutta la colpa a Deng (Kissinger 1989).

Invece della maggiore duttilità che una parte del partito aveva auspicato, inizia la radicalizzazione del movimento con l’emergere di nuove organizzazioni studentesche con l’invito al boicottaggio delle lezioni in tutta la città e continue proteste nei campus e in piazza. In alcune università periferiche, c'è relativamente poca agitazione prima dello sciopero della fame degli studenti in Piazza Tienanmen. Nella Shanghai di Jiang Zhemin il movimento è sotto controllo e non si sono verificati incidenti di rilievo, Jiang Zhemin, vecchio leader studentesco di vigilia della vittoria, ha incontrato quindicimila membri del partito delle unità lavorative per organizzare una risposta. In molte province non ci sono stati grandi problemi come in Helongijang, Liaonning, Henan, Fuijan, Jianxi, Xinjang (Nathan and Link 2001, p. 123). A Xian, il movimento ha avuto uno sviluppo diverso da Pechino. Dopo le dimostrazioni alla morte di Hu, hanno preso il sopravvento elementi criminali che hanno approfittato della situazione per impegnarsi, come abbiamo visto, in saccheggi su vasta scala (come riferito dalla stampa cinese e occidentale) e, di conseguenza, il movimento è stato isolato sul nascere.
Li Peng al tempo degli avvenimenti Primo Ministro
Il primo maggio i leader studenteschi annunciano la fine dello sciopero delle lezioni e si calcola che solo il 5-10% non sia rientrata nei campus (Fiore 1989, p. 50). Ma il movimento sfugge di mano agli organizzatori iniziali a Pechino e il 2 e il 4 maggio ci sono grandi dimostrazioni. Una fonte simpatetica con gli studenti scrive: “Molti studenti ritornano alle lezioni, e il movimento è in continuo mutamento e manca di una chiara leadership. Alcune fazioni pianificano più dimostrazioni e uno sciopero della fame. Nel frattempo, le tensioni degenerano all'interno del partito che si prepara per la storica visita del segretario del partito sovietico Mikhail Gorbaciov a Pechino. Deng Xiaoping vuole risolvere le cose pacificamente, ma insiste sul fatto gli studenti devono abbandonare la piazza, prima dell’arrivo di Gorbaciov. Rileva un osservatore attento come Ilario Fiore: "Zhao Ziyang ha rovesciato di 180 gradi la linea del parti­to come indicata dall'editoriale del 26 aprile sul «Quotidia­no del Popolo». Il movimento studentesco infuriato per l'accusa di cospirazione e complotto contro la Repubblica, aveva già inserito nelle sue richieste al governo una smenti­ta dell'articolo, in cui si dicesse che il movimento è patriot­tico ed opera nella legalità. Il segretario del partito, al con­trario di quanto consigliatogli dal vecchio Deng, ha deciso di cavalcare la tigre della protesta" (Fiore 1989, p.51). Gli studenti ormai capiscono che possono contare su una parte importante del Partito: "Lo studente che mi accompagna è il primo a giudicare i due discorsi del segretario del partito come un favorevole contributo a una possibile soluzione della crisi. I dirigenti del movimento riuniti dopo cena nel parco accanto al lago dicono che l'analisi di Zhao già contiene l'accoglimento di una parte delle loro richieste. Sono soddisfatti delle lodi ri­cevute e concordano sull'interpretazione delle parole del leader: «Sono parole sagge, pratiche e realistiche» - dice Wang Dan, uno dei capi del movimento autonomo, che ha appena consegnato un breve articolo al corrispondente del «New York Times», che lo pubblicherà nei prossimi giorni.

Aggiunge che, dopo la celebrazione del 4 maggio, il dia­logo col governo dovrebbe portare a una soluzione della crisi. Un altro studente loda il segretario del partito che ha riconosciuto come "patriottico" il movimento e nega l'ac­cusa rivolta alla contestazione di essere manipolata 'da un pugno di cospiratori '(Fiore 1989, p.52). Zhao, però, incapace di convincere gli studenti ad annullare le manifestazioni, finirà col perdere il favore dei membri anziani e della maggior parte della dirigenza del Partito (Memory S.d.). Ai primi di maggio Wang Dan e Wuer Kaixi dichiarano che le manifestazioni cesseranno prima dell’arrivo di Gorbaciov poiché l’intento degli studenti non è quello di far perdere la faccia al governo (Tristram 1992).

Il 2 maggio c'è una petizione degli studenti in 12 punti presentata all'Ufficio Relazioni con il Pubblico del Partito e al governo e si chiede una discussione su basi paritarie con funzionari governativi. Un annuncio all'Università di Pechino dichiara che i 4 principi cardinali sono un ostacolo al movimento democratico, chiedono che si organizzi una grande manifestazione per l'arrivo di Gorbaciov, che il quartier generale del Partito di Zhongnanhai venga trasferito e la zona trasformata in parco, le spoglie di Mao rimosse dal mausoleo e Piazza Tienanmen trasformata in una sorta di Hyde Park (Nathan and Link 2001, p. 155). Sta per prendere il sopravvento il massimalismo e il gioco al rialzo.

Il 3 maggio il portavoce del governo Yuan Mu obietta sui 12 punti: Primo, il dialogo deve avvenire con tutte le organizzazioni degli studenti comprese quelle ufficiali senza escludere nessuno come invece chiedevano assai poco democraticamente le organizzazioni alternative. Secondo, il dialogo si deve svolgere senza condizioni. Terzo, la petizione suona come un ultimatum e contiene minacce al governo. Quarto, coloro che avessero violato pesantemente la legge con atti di teppismo verranno condannati ma non coloro che esprimono opinioni sebbene estremiste. Quinto, il governo avrebbe continuato a dialogare con gli studenti con attenzione e calma.

Gli studenti manifestano per strada il 4 maggio. E' l'anniversario del movimento studentesco patriottico del 4 maggio 1919 diretto da Zhou Enlai di cui Li Peng è il figlio adottivo. Ci sono meno spettatori e un po' meno manifestanti rispetto al 27 aprile, ci sono incidenti di lieve entità con la polizia. Gli studenti dichiarano che rientreranno alle Università il giorno dopo. I rappresentanti degli studenti leggono la "dichiarazione del 4 maggio" in cui si dichiarano eredi del movimento del 4 maggio 1919. Manifestazioni anche in altre città. A Xian i manifestanti vengono ricevuti dal vice-governatore. Non ci sono incidenti anche grazie al servizio d'ordine degli studenti e la polizia aveva ricevuto l'ordine di non usare la forza (Nathan and Link 2001, p. 160).

Persino alcuni quotidiani esteri come lo Standard di Hong Kong rilevano che Deng, come la totalità dei dirigenti, era pronto a qualsiasi compromesso purché la piazza fosse libera entro la visita di Gorbaciov. si decisero nuove forme di lotta alla corruzione e norme più spedite per indire manifestazioni pubbliche legali. "Il Politburo decise di fare altri sforzi per dialogare con gli studenti" (Nathan and Link 2001, p. 167).

Comunque il discorso moderato al BAS di Zhao e la risposta alle dichiarazioni del 4 maggio fece sì che la maggior parte degli studenti tornasse alla lezioni. In generale come dimostrano le conversazioni di Zhao con Yang Sangkun non c'è ostilità nei confronti della linea di Zhao purché produca effetti positivi. Scrive Fiore "La protesta è praticamente terminata, anche se le ban­diere e i cartelli che coprivano la piazza affollata da oltre duecentomila persone parlavano un linguaggio contrad­dittorio. "Appoggiamo il partito, vogliamo il socialismo", proclamava uno striscione. "Il dialogo deve essere since­ro", rispondeva l'altro. "Viva lo spirito del 4 maggio", af­fermava un terzo. "Dateci i diritti umani, si al potere della legge, no al potere dell'uomo", replicava il seguente. Però da domani i ragazzi tornano a scuola e il loro comitato di­rettivo concorderà con i responsabili del governo e del par­tito le modalità del dialogo"(Fiore 1989, pp.55-56). E' uno dei tanti stop&go del movimento dato che tra gli studenti si approfondiscono i contrasti. Mentre molti a Pechino erano tornati alle lezioni altri si aggiungevano dalle province. Wang Dan e Wuer fanno appello a continuare lo sciopero. Zhou Yongjun che aveva preannunciato la fine dello sciopero viene espulso. Wag Dan dice di ritirarsi ma di rientrare in caso di bisogno. Gli studenti alzano ulteriormente i paletti con nuova rivendicazioni. Liu Binyan, espulso dal Partito con Fang, lancia una rivista all'estero e sostiene che prima del 1949 c'era la libertà di stampa.

Ilario Fiore nota:

Per gli studenti che non desistono c'è dunque il disco rosso di Li Peng, spalleggiato dal suo gruppo. La prova è venuta ieri dalla conferenza stampa che il suo portavoce Yuan Mu ha tenuto nel salone del circolo della stampa ci­nese, che ha sede nel vecchio palazzo di una stradina die­tro la piazza di Tien An Men. Il governo ha fondati so­spetti che l'associazione degli autonomi di Beida intenda sfruttare l'imminente visita di Gorbaciov per forzare la mano al governo. L'ultima trovata studentesca è stata quella di portare alla locale ambasciata sovietica una ri­chiesta di includere nel programma della visita di Gorba­ciov una conferenza-dibattito nella loro aula magna. La delegazione voleva essere ricevuta dall'ambasciatore Troyanovsky, che ha invece delegato un funzionario il quale ha promesso di far esaminare la proposta. Il porta­voce di Li Peng, interrogato sull'iniziativa, ha ovviamen­te escluso che nel programma dei tre giorni di Gorbaciov a Pechino ci sia posto per soddisfare una simile domanda, e ha fatto capire che essa denota la scarsa maturità politi­ca degli studenti, osservando che esiste da parte loro una certa noncuranza «per il prestigio internazionale del no­stro paese».Gli studenti che sono appena rientrati in classe, già mi­nacciano di riprendere l'agitazione con altre manifestazio­ni di piazza e addirittura con uno sciopero della fame a Tien An Men. Interrogato su questa prospettiva, Yuan Mu ... ha detto che il problema sarà affrontato secondo la linea indicata la scorsa settimana dal segretario del partito, all'insegna del­la ragionevolezza e del senso di responsabilità da ambo le parti. «Se gli studenti ripeteranno le manifestazioni - ha aggiunto — le autorità si comporteranno come nel caso pre­cedente, lasciandoli sfilare ma impedendo disordini e dis­servizi alla popolazione» (Fiore 1989, pp.62-63).

Dunque l'atteggiamento del Partito è ancora conciliante nonostante l'aperta provocazione degli studenti che si recano all'ambasciata sovietica. Un colpo duro al prestigio del paese.
Continua ancora Fiore:

Uscendo dalla conferenza stampa di Yuan Mu non è stato difficile prefigurare il corso degli avvenimenti a breve termine. Gli autonomi possono prefiggersi, come pare, di disturbare il vertice Deng-Gorbaciov ma, come in ogni si­tuazione aperta, ci sono due possibilità: la prima è che il governo, per non rischiare una spettacolare brutta figura, ceda alle richieste del movimento e la seconda è nel rischio che gli studenti corrono di passare dalla ragione al torto. La prima possibilità costituirebbe per Li Peng una sconfit­ta sua e del gruppo conservatore, nel senso che trionferebbe la linea del compromesso sostenuta da Zhao Ziyang. Per­ciò, tutto considerato, è da escludere. La seconda è un'op­zione fortemente pericolosa in quanto gli studenti non sem­brano preoccupati dal rovinare il summit cino-sovietico perché convinti di avere nel segretario del partito un inter­locutore privilegiato. Ma se, come si intuisce dal riferimen­to del portavoce governativo al "prestigio internazionale del paese", la festa del trionfo diplomatico di Deng Xiao-ping su Gorbaciov venisse disturbata, la colpa ricadrebbe sui capi della protesta e il governo avrebbe buon gioco nel negare, come fa, che il movimento sia da considerare "patriottico". (Fiore 1989, pp. 62-63).

Siamo al 10 maggio nella riunione Politburo si dice che ormai si protesta quasi dappertutto. Ad Hainan per la cattiva qualità del cibo nelle mense universitarie, a Lanzhou insoddisfatti del dialogo con le autorità gli studenti hanno attaccato i poliziotti con mattoni e bottiglie mandandone alcuni all'ospedale. Li Ruihuan parla della situazione a Tianijn. la situazione è calma. le autorità hanno spiegato che c'è libertà di manifestare , ma si deve rispettare la legge e si può dialogare. Secondo Li si deve evitare di etichettare come anti-partito gli studenti. Jang Zemin sostiene che bisogna intervenire nella fascia media degli studenti per isolare i sobillatori. Li Peng parla dello stato di semi-anarchia in cui versano alcune università. e che questo assomiglia più alla rivoluzione culturale che alla democrazia e libertà. Li Peng sostiene che dialogare sia importante ma che non si devono incoraggiare le proteste (Nathan and Link 2001, pp. 181-182). Wu Xequian fa rilevare: "Le nostre ambasciate riportano che molti Paesi, in particolare quelli dell'Occidente capitalista come gli Stati Uniti, Inghilterra e la Francia, trovano la nostra tolleranza e la nostra moderazione quantomeno sorprendenti. I funzionari di alcuni Stati hanno detto in privato al personale delle nostre ambasciate che gli studenti sono andati troppo oltre". Yao Yilin dice "Dobbiamo trattare con gli studenti come i genitori con i figli ed essere severi quando necessario. Li ascoltiamo quando sono nel giusto e li rimproveriamo quando sbagliano. Concordo con l'opinione del Comitato Permanente che questa protesta ha consumato molto delle nostre energie. Gli studenti hanno cominciato a usare una tattica dilatoria, ma noi non possiamo permetterci la dilazione. Quando è necessaria una posizione risoluta, dobbiamo essere risoluti. Queste proteste non devono sconvolgere la nostra normalità", Vennero decise misure più incisive sulla corruzione e che i vari dirigenti dovevano sostenere vari incontri con lavoratori, studenti, giornalisti e si divisero i compiti.

Dalla conversazione di Yang Shangkun (che intercede per Zhao) con Deng viene fuori che molti dirigenti ritengono che il partito parli con due voci distinte. Molti sono scettici che un semplice discorso di Zhao possa risolvere ogni cosa. Deng esorta a risolvere la questione in modo pacifico ma tutto deve finire prima dell'arrivo di Gorbaciov. " Mentre Gorbaciov è qui deve regnare l'ordine in Piazza Tienanamen. Ne va della nostra immagine internazionale; che figura ci facciamo se Tienanemn è nel caos?". Yang Shangkun: "Tienanamen è il volto della nostra nazione. Specialmente mentre Gorbaciov è qui non possiamo lasciare che cada in un caos disgustoso. Mi accerterò che (i dirigenti) siano chiari su questo punto" (Nathan and Link 2001, p. 189).

Nello Shanxi gli studenti irrompono, interrompendolo, in un convegno internazionale. Molti stranieri fuggono spaventati. I manifestanti vengono respinti nel tentativo di irruzione nel nuovissimo palazzo del governo che secondo loro contrastava con la povertà della provincia. Per Yang invece a Tianjin la situazione è buona perché si permette di manifestare liberamente senza sconvolgere la situazione sociale. Sì al dialogo, no alla violazione della legge afferma Yang. Per Deng Jiang Zhemin a Shanghai sostiene i quattro principi ma sostiene anche la politica di riforma e di apertura. Politicamente ha capito tutto, afferma l'anziano dirigente.

Jang Zemin e Deng 
Gli studenti musulmani invece protestano contro la pubblicazione del libro "Costumi sessuali delle popolazioni islamiche" che sarebbe offensivo delle popolazioni islamiche. Manifestazioni dei musulmani a Pechino; a Lanzhou manifestanti esagitati chiedono il ritiro del libro, rovesciano un camion, picchiano l'autista, bruciano copie del libro e chiedono la condanna a morte degli autori. In 300 si sono scontrati con la PAP a guardia del governo provinciale e hanno ferito 115 persone. 32 dimostranti sono arrestati e trovati in possesso di "armi pesanti". A Xining 10 mila dimostranti sfilano ordinatamente e si incontrano con le autorità regionali che sostengono di simpatizzare con loro ritenendo "Costumi sessuali" un pessimo libro. A Hohhot funzionari provinciali intrattengono un dialogo con 500 persone che fanno un sit-in. A Pechino in mille sfilano in un corteo autorizzato (da notare autorizzato dopo regolare richiesta). Presentano in seguito un appello alla Associazione Islamica Cinese, agli Uffici Governativi per gli Affari Religiosi e una petizione all'ANP (Nathan and Link 2001, pp. 192-193).

Si effettuano, come deciso dal Politburo il 10 maggio, una serie di incontri di Zhao, Hu Qili, Li Ruihuan e Yan Mingfu con i giornalisti per una politica più liberale nei confronti della stampa (Nathan and Link 2001, p. 194). Fervono gli incontri con i lavoratori. Li Peng va alla Capitol Iron & Steel, anche Zhao si incontra con i rappresentati dei lavoratori. Nota Fiore: "Li Peng, invece di perdere mezz'ora sulla piazza con i ragazzi in sciopero, ha perso tutta la mat­tinata di oggi per recarsi all'acciaieria di Shijingshan. E la maggior industria locale, con un grande complesso side­rurgico alla periferia ovest di Pechino, a venti chilometri da Tien An Men, dove lavorano 170 mila operai, in quella che è la seconda acciaieria della Cina. E stata convocata un'assemblea generale del collettivo di fabbrica alla quale il primo ministro ha fatto un discorso molto chiaro e molto duro. L'agitazione degli studenti - ha detto — non intende desistere, al contrario i suoi dirigenti hanno l'intenzione di estenderla nei prossimi giorni, mettendo a repentaglio l'or­dine pubblico a Pechino, mentre sta arrivando in visita di stato il presidente sovietico Gorbaciov" (Fiore 1989, p. 68). Certamente incontrarsi con i lavoratori non è poi così stravagante per un comunista.

Il 13 maggio nuove manifestazioni studentesche. Scrive Fiore:

Speciali delegazioni hanno visitato Radio Pechino, la Televisione Centrale nella nuova sede sul viale che sboc­ca nella piazza della Tomba della Principessa, l'agenzia «Nuova Cina», la redazione del «Quotidiano del Popolo» e il Dipartimento Propaganda del Comitato Centrale. Le richieste dei capi del movimento sono diventate tre, ma molto più pesanti delle precedenti: un corretto giudizio da parte delle autorità sui modi di esecuzione della loro prote­sta, riscrivendo cioè l'editoriale del 26 aprile per affermare che il movimento è "patriottico"; un impegno delle autori­tà a non punire in un secondo tempo i dirigenti dell'asso­ciazione autonomi; l'inizio dei colloqui col segretario del partito e il primo ministro in persona. La controrichiesta governativa è una sola: gli studenti debbono sgombrare la piazza per consentire lo svolgimen­to della cerimonia di benvenuto al presidente sovietico Gorbaciov in programma per lunedì pomeriggio. Scarso effetto ha avuto anche l'appello di Zhao Ziyang che si è af­fidato al senso di patriottismo e di responsabilità degli stu­denti di fronte a un avvenimento - ha detto - su cui è pun­tata l'attenzione di tutto il mondo. A nulla è servito anche un incontro che il sindaco di Pechino e altri due membri del Politburo hanno avuto con i capi degli studenti, senza riuscire a convincerli di rientrare nelle università. La notte scorsa gli autonomi hanno deciso di continuare l'agitazio­ne, iniziando subito uno sciopero della fame sotto l'obelisco degli Eroi. Il sindaco di Pechino ha detto agli studenti che domani può avvenire il primo incontro col ministro presi­dente della commissione per l'Educazione, Li Tianying, e i rappresentanti della segreteria del Comitato Centrale. I dirigenti del comitato studentesco hanno replicato che il dialogo deve avvenire fra loro e il segretario generale del partito accompagnato dal primo ministro (Fiore 1989, pp.67-68).

Ormai siamo al delirio di onnipotenza. Xiaoping Li parlerà in seguito del governo che fa una concessione dietro l'altra (Xiaoping Li 2008) mentre cambiano sempre le richieste degli studenti.

Bibliografia

Fiore, Ilario,1989. Tien An Men. RAI-ERI.
Nathan, Andrew J., and Perry Link. 2001. The Tiananmen Papers. Milano: Rizzoli.
Pecora, Giulio. 1989. Tiananmen : morire per la libertà. Milano: G. Mondadori
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